giovedì 21 novembre 2013

ANTONIO NARDI A UN ANNO DALLA SCOMPARSA


mi salutasti per entrar nel buio.
E. Montale

PISTOIA. Un anno fa scompariva Antonio Nardi. Se ne andava in punta di piedi, com’era suo costume.
Pe ricordarne il modo, l’unica espressione possibile in una lingua che Antonio conosceva bene e che resta e resterà sempre una chiave di accesso al sapere, il latino, dovremmo dire obdormivit in Domino, si addormentò fra le braccia del Signore.
Del resto Antonio era un vero credente, appassionato e senza esteriorità inutile anche in questo.
La sua vita e il suo silenzio, il suo riuscire a starsene nell’angolo ad ascoltare e a riflettere in disparte, per poi, magari, esplodere in una sua nota acuta e analisi definitiva, sono sempre state le caratteristiche che io ho apprezzato di più.
Eravamo amici anche per questo, oltreché per molti altri aspetti e interessi, pure in una diversità che non ci faceva per niente assomigliare.
In questo anno di silenzio, quello che mi è pesato di più è stato, appunto, il silenzio fisico di Antonio.
L’altro no: quello spirituale non c’è stato, perché spessissimo, di settimana in settimana, si è fatto sentire il vuoto fin troppo loquace di chi, per un caffè, camminava con me nelle viuzze oscure e muffite di Pistoia.
A tempo buono la nostra camminata prevedeva una sosta alla piazzetta dinanzi al Manzoni e una passata fino in piazza San Francesco. Altrimenti il giro era più modesto e breve: sulla Sala.
È un anno che Antonio se n’è andato.
A primavera del 2012 parlava di pensione. E allora cominciai a chiedergli di iniziare a scrivere con me, su questo blog libero.
Rideva. Mi rispose di no dicendo che, se avesse scritto con me, alla fine avremmo litigato.
Ovviamente scherzava.
Poi decise di restare ancora in servizio perché a palazzo glielo avevano chiesto. Ma alla fine era certo che, appena pensionato, gli avrei dato carta bianca per condividere i pensieri su questo sito garibaldino. E l’idea non gli dispiaceva affatto.
Questo silenzio fisico di un anno e questo dialogo muto, nel cervello e nel cuore, con Antonio – un dialogo che condivido con amici e colleghi di lui –, stamattina pesa ancora di più in un anniversario che nessuno si sarebbe mai messo in testa di dover segnare o rammentare.
Lo rammento nel nostro ultimo dialogo, al momento in cui mi salutò per andarsene verso casa, camminando a testa china sotto una pioggerellina leggera leggera.
E voglio ricordarlo per la moglie, la figlia e il figlio.
Perché sappiano che Antonio non è vivo soltanto nel loro cuore.
e.b.
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[Giovedì 21 novembre 2013 | 08:21 - © Quarrata/news] 

1 commento:

  1. ANDREA BETTI SCRIVE

    C’è chi parla di libertà... Antonio era la voce della libertà in questa Tristoia di conservatori.
    Grazie, Antonio, per il tempo che mi hai dedicato.
    Andrea Betti

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