mercoledì 4 gennaio 2012

PRIMARIE PD. QUANTA BELLA DEMOCRAZIA NEL PARTITO!


Torno sempre al solito punto di partenza, la mancanza di vera democrazia nel Pd o – come mi sembra più giusto definirlo a Pistoia – nel P(artito) D(ominante), quello che, dal dopoguerra a oggi, ha schiantato questa città giorno dopo giorno, con una lentissima ma, ormai, evidentissima e quasi irreversibile agonia.
Bacchettate sulle nocche a tutti coloro che non si allineano sul diktat delle scelte dei vertici, e diverse menzogne che escono – qua e là – dalla bocca dei suoi uomini di punta.

Stamattina Scarpetti fa il suo show e sostiene Pereira/Turco.
Vi consiglierei vivamente di leggervi l’intervista di Simone Trinci sulla Nazione. Ma di non soffermarvi solo alla superficie, perché troppo facile e troppo comodo.
Che Scarpetti non ce la racconti giusta, si sente, a pelle, di qua e di là. Ma il vertice si tocca nella parte finale dell’intervista e precisamente in questo fondamentale passaggio:

Turco prende le distanze dall’amministrazione uscente. Che effetto le fa da ex sindaco?
«Non ho notato nessun riferimento che negasse il governo del passato. Anzi, nel programma della coalizione c’è la messa in valore della scelte operate da questa amministrazione. Piuttosto mi sembra che i candidati che meno sottolineano il tema della discontinuità siano proprio Turco e Niccolai».

Come vedete il Pd non vuole cambiamenti: vuole solo fedelissimi esecutori della continuità della linea soffocatoria finora adottata.
E, su questa direttrice, Scarpetti – che non è certo in rotta di collisione con Chiti: ma chi ci crede? – è sufficientemente chiaro nel ribadire che sia Niccolai che Turco rappresentano egregiamente anelli saldi di una possibile «cordata della lealtà passatista».
Se Turco e Niccolai sono «i candidati che meno sottolineano il tema della discontinuità» rispetto a Berti, allora le uniche conclusioni possibili sono:
1. che il Pd non si fida in assoluto di Bertinelli e che l’unzione di Samuele è stata solo una défaillance momentanea, un errore di valutazione, almeno fintanto che non si è scoperto che il buon candidato stava dicendo in giro – come abbiamo sentito – che l’èra Chiti-Scarpetti era tramontata;
2. che Cecilia Turco ha voglia a definirsi «un sindaco differente»: non convince perché se lo è, lo è solo nel senso etimologico del termine, quello cioè di differire per altri 5 o 10 anni di asfissia la linea del Pd su Pistoia; è quindi integratissima e ‘garante dell’impero’;
3. che – come abbiamo sempre sostenuto e continuiamo a farlo anche qui – la vera, unica, possibile alternativa a questa stagnazione dello status quo è e resta Roberto Bartoli.
Ed è veramente spiacevole che la Pistoia che vive e lavora nel mondo reale – e quindi non la città dei fidi e dei funzionariucoli di partito che non sudano e non soffrono davvero il peso diretto del lavoro delle braccia – non riesca a capirlo e non pensi di correre in massa, il 29 gennaio, a investire Bartoli dell’arduo compito del rinnovamento, lasciando questa provincia marginale e disastrata dai funzionari del Pd, ancora una volta in mano a chi ha solo l’interesse a che tutto resti com’è.
e.b. blogger
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[Mercoledì 4 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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