domenica 27 aprile 2014

AGLIANA E IL 25 APRILE DI PROPAGANDA PD

Su Fb è apparsa la citazione confessoria «“Agliana in Comune” c’è con Domenico Gallo», postato dall’appassionato Daniele Neri. Le due anime del Pd separate in casa

Il Sindaco Ciampolini e Domenico Gallo
AGLIANA. Il P[artito] D[ominante] (altresì definito P[artito] D[emocristiano]) sembra decomporsi, inesorabilmente, dappertutto, dando vita a ibridi associativi confusi per la promiscuità – in liste contrapposte – di soggetti che, solo pochi mesi fa erano collocati in giunte apparentemente granitiche, tanto affiatate e coese. Ma non era così: il fuoco (o meglio, quella fiammella accesa con la caduta del muro di Berlino) covava da tempo sotto la cenere e oggi, incendierà la campagna elettorale, sia per l’Europa che per i Comuni della Piana.
Agliana ha visto scendere in campo un magistrato d’eccezione, Domenico Gallo che, chiacchierando sull’attuale congiuntura politica incardinata nell’ambivalente figura del signor Renzusoni, ha professato – sì non è sufficiente dire che ha letto, data l’enfasi che vi ha riversato – un discorso davvero categorico e asimmetrico tutto volto al mantenimento dello “status quo”, ovvero – per Agliana – la nuova lista di sinistra “Agliana in Comune” con il candidato Guercini. Non a caso, su Fb è apparsa la citazione confessoria “Agliana in Comune c’è con Domenico Gallo”, postato dall’appassionato Daniele Neri.
Un momento della cerimonia
Il 25 Aprile è la festa di tutti, ma non ad Agliana. In questo paesone la campagna elettorale ha preso pieghe da purghe staliniane. Di grande effetto la sfilata di referenti politici noti (c’erano tutti gli uomini del Pd, da Magnanensi a Giunti, venuti a baciare la mano alla Sindaca uscente e a ungere fino al delfino Guercini) che accreditavano così – in modo indiretto, ma non tanto – la coalizione da “premiare” per la tutela dei princìpi della Costituzione, scartando chiaramente i “renzuscones” confluiti con il Pd di Mangoni.
L’analisi delle vicende ri-conosciute permette di considerare confermato, e così dimostrato, il teorema che vede Magnanensi togliersi un sassolino dalla scarpa con il partito (cioè la trombatura a Roma) e prepararsi alla prossima scalata al parlamento regionale che vede le elezioni nel 2015. Insomma, una vita, una carriera.
Comunque, tornando ad Agliana, non può non correre lungo la schiena un brivido di disappunto, per non dire d’altro: proprio a Cessnokgrad, la Sindaca Ciampolini ha proseguito il lavoro iniziato di Magnanensi, calpestando a volte la Costituzione e violando essenziali principi di democraticità e giustizia sociale (arresti di manifestanti, sputi in faccia alle sentenze del Tar etc…). Dobbiamo ricominciare a farvi l’elenco? Se volete comprendere e riconoscere il dosaggio massiccio di conservatorismo e assolutismo pseudosovietico, predicati nel discorso dall’autorevole magistrato, andate qui e leggetelo.
E buone e-lezioni a tutti!
Alessandro Romiti

SEPARATI IN CASA

La caduta del muro
AGLIANA-MONTALE. Nelle due roccaforti dello zoccolo duro dei rossi, Montale e Agliana, si è verificato quello che Rifondazione ebbe a dire tempo fa: che queste elezioni sarebbero state una specie di «notte dei lunghi coltelli», il tempo della vendetta e dell’angelo che passa a guardare oltre quali porte c’è da ammazzare i primogeniti perché i genitori non hanno spalmato sull’uscio il sangue rosso dell’unico vero agnello pasquale, quello dell’intransigenza e della cieca fede obbediente.
In ambedue i Comuni il “partito del granito” (delle volte anche di testa, vista certa duraggine delle idee) se non si è sfarinato o decomposto, come dice Romiti, s’è senz’altro spaccato. Ma a fianco si sono spaccati, anche, i corbellos della gente, sempre meno disposta a farsi pendere per il naso dalla necessità democratica della conservazione del potere.
A effetto, davvero, la mossa-Gallo: evocata ad hoc come per dire a tutti “chi non vota [qui] traditore è”; e l’accantonamento del resto (Mangoni & C.) in un angolo, che testimonia l’incredibile e triste storia della coesione (un corno!) della sinistra che ama discutere e decidere, ma per ricomporsi (un corno!).
Il problema è – in buona sostanza – che la sinistra era destinata a finire fin da quando uno dei due che oggi vengono fatti santi, decise, con un bel compagno-cagone sovietico, poi insignito del Nobel, di far cadere il muro di Berlino. Quello fu davvero il miracolo: molto più di quello del crocifisso che ha freddato il ventenne in gita.
Pensate, però, a quanto sarebbe stato meglio se, invece di buttarlo giù a picconate, altri due, di muri, ne avessero innalzati: uno destra e uno a sinistra del primo muro; e altre migliaia di Vopos fossero stati messi a guardia del confine!
Oggi non avremmo avuto una Merkel né un’Europa fascio-comunista che ci sfascia la vita, né  i compagni di fede – come tanti Sindaci, Deputati, Senatori e Consiglieri Regionali – avrebbero mai rischiato, come l’Eleanna, di dover uscire dalla stanza dei bottoni portandosi via la classica scatola dei propri portafoto-ricordo. E Lei, la uscente, non avrebbe dovuto neppure arrotarsi troppo le meningi per far venire Gallo a parlare, indicando con un simbolo eloquente (un terzo e neutrale davvero…?) la via cilena (pardon, italiana!) al comunismo/socialismo.
Dario Fo
Ma poi che comunismo/socialismo! Quello dei preti e di una chiesa che hanno sbagliato i Vangeli per Il Capitale, senza nemmeno accorgersi (certo il 68 è stato un bel casino [s]culturale, eh!) della differenza che passa tra un opuscolo (che ha meno di 100 pagine) e un’enciclopedia Treccani (ma meglio scritta così: 3 cani)!
P.S. – Avete sentito cos’ha detto Fo, ieri sera, dalla Gruber sulla 7, circa la qualità di rivoluzionario di Renzi? E pensare che la sinistra italiana gli fece dare il Nobel, a quell’uomo, credendo di renderselo organico, mentre oggi va con Grillo!
Che i comunisti non abbiano mai capito davvero la classica mazza…? Boh…!
Edoardo Bianchini

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