di Luciano Battani [*]
Passo passo quello che la politica dei
politici ha fatto per portare al ‘potenziamento’ dell’Ospedale Pacini di San
Marcello – Storia tragica di menzogne, stupidaggini e inganni
SAN MARCELLO-MONTAGNA. Ho aspettato vari giorni prima di scrivere queste note.
Confesso di aver fatto un grandissimo sforzo per tacere alla riunione dei
Sindaci toscani, tenutasi a San Marcello, sui piccoli ospedali.
Mi presento. Sono il più vecchio medico
del fu ospedale della Montagna Pistoiese, dove sono arrivato nel 1957, per
sostituire un collega anestesista che andava in ferie, e dove sono rimasto per
tutta la mia vita professionale.
PER DARE A CHI HA
E TOGLIERE A CHI NON HA
QUANDO il
dottor Battani giunse a San Marcello per la prima volta, nel 1957, io avevo
dieci anni.
Ormai
sono in là con l’età, ma – ne sono certo – né io, né tantomeno lui, ci
saremmo mai immaginati che la Nazione (e la scrivo ancora con la maiuscola) a
cui ci avevano abituati a credere, sarebbe finita così male e per mano di
tanti così bravi democratici che ci stanno ancora ammazzando con la politica
dei bilanci in pareggio, per raggiungere il quale, da bravi mentecatti,
risolvono il problema del debito pubblico aumentando i tagli e le tasse:
finché un bel giorno tutto il sistema collasserà ed Equitalia si prenderà le
nostre case e… non saprà che farsene, perché il mattone non si mangia, non si
spende e, nell’abisso di una crisi come questa, non si riesce neppure a
vendere.
Convertìtesi
al capitalismo più irriducibile, le sinistre (a cominciare da quelle toscane
di Rossi & C.) hanno imboccato, con il passo dell’oca, Via Angela Merkel,
anche lei proveniente dall’encefalogramma piatto del socialismo reale della
DDR: ma ognuno di voi che abbia un minimo di cognizione, ha mai visto una
azienda, una qualsiasi azienda, mirare al pareggio di bilancio, piuttosto che
allo sviluppo ottenuto con investimenti che necessitano di mutui e prestiti, uniche
risorse che pagano, con il giro del debito, il debito stesso, ma un debito
che porta espansione, produzione e sviluppo?
Ci
voleva la saggezza leninista e post-stalinista per giungere a dare più quattrini
agli speculatori e più miseria e disperazione a chi, ormai, sta perdendo
tutto: grazie, ovviamente, a una classe politica di soldatini di piombo
impallinati dalla post-ideologia postindustriale e postmoderna. E come
continuano – da Rossi in giù – ad aumentare tasse, gabelle, addizionali,
rifiuti e il resto in fila!
La
lettura del testo di Battani, mi ha scatenato un misto di commozione, di
disperazione e di rabbia: per tutta la cacca in cui la politica di questi
politici nani ci ha trascinato, ammazzandoci e cancellando il futuro dei
nostri giovani.
Li
perdoni Dio, se c’è e se è possibile un perdono. La storia non lo farà.
E
grazie al dottore che, con il suo intervento, ha dipinto un affresco tragico
e grandioso da Cappella Sistina: un giudizio universale che porta verso la
sola direzione dell’olocausto dei cittadini senza colpe e senza difesa.
Edoardo Bianchini
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La mia fu una scelta ponderata, avevo
trovato un luogo dove si poteva lavorare bene, dove abitava gente dignitosa,
educata, altruista, profondamente radicata al proprio territorio.
L’impegno profuso senza limitazioni, mi
ha portato al primariato di anestesia e rianimazione, e per molti anni ad
essere referente sanitario dell’ospedale.
Sento il dovere, per prima cosa, di
ringraziare tutti coloro che pur estranei ai problemi della montagna, erano
presenti alla riunione per la salvaguardia dei piccoli ospedali dislocati in
aree periferiche e montane, scusandomi con tutti i presenti per la assenza
ingiustificabile dei rappresentanti del comune, che interpreto anche come un
grave sgarbo alla popolazione locale. Quando si occupa un posto elettivo
importante si deve avere il coraggio e la dignità di farlo bene in ogni
occasione.
Condivido in pieno ogni azione di
contestazione civile per le ingiuste e devo dire assurde decisioni che la Regione
Toscana ha attuato e continua a proclamare come esempi di sanità per tutti i
cittadini.
Anni fa il governatore Rossi, all’epoca
assessore alla sanità regionale, firmò un deliberazione di giunta con la quale
si sosteneva la necessaria e indispensabile permanenza dei piccoli ospedali di
zone disagiate e montane e si impegnava decisamente su tale programma.
Purtroppo ha cambiato idea, come usano fare i politici di rango, senza
minimamente vergognarsi.
Prima dell’inizio della serata sono
entrato in possesso, come gli altri presenti, del comunicato stampa dell’Asl 3,
scritto immagino, dall’addetto stampa che ha mostrato la sua completa e
assoluta non conoscenza del problema.
Ma quello che ha più sdegnato è stata
la lezioncina fornita sulla validità dell’attuale ospedale (Ospedale?????....)
e sulle garanzie che l’Asl, bontà sua, dà del mantenimento e del proseguimento
del suo potenziamento…
La risposta a certi sproloqui offensivi
per la gente della montagna non può che essere racchiusa nella risposta: “Smettete
di prendere in giro la gente e vergognatevi.”
Chi ha in mano il potere è autorizzato
ad esercitarlo, ma con dignità e senza sotterfugi. Gli abitanti della montagna
non sono stupidi, non sono cittadini di serie Z, hanno le loro tradizioni, la
dignità e il diritto inalienabile a essere curati come gli altri italiani.
Gabellare come valori lo smantellamento
di servizi e reparti ospedalieri, facendoli passare come potenziamento della
sanità, è troppo. Portare a giustificazione di provvedimenti restrittivi, i
tagli fatti dal governo alla sanità, è inaccettabile. Sono infatti evidenti a
tutti, gli sprechi fatti dalla Regione in questi ultimi anni, tenuti ben
nascosti fino a che non si è arrivati alla esplosione finale.
Si abbia il coraggio di affermare che
contro ogni disposto di legge, contro ogni logica, non tenendo in alcun conto i
diritti alla salute dei cittadini si è disposta la chiusura dei piccoli
ospedali.
A sostegno delle mia tesi, e per chi
non lo sapesse, un po’ di storia degli ultimi 60 anni, che sfido chiunque a
contraddire.
Alla fine degli anni 50 e negli anni 60,
l’ospedale di San Marcello aveva un pronto soccorso funzionante e in regola con
quei tempi. Erano infatti reperibili medici, chirurghi, anestesista,
ortopedico, l’ostetrico ginecologo, supportati dai servizi di radiologia,
laboratorio analisi, centro trasfusionale. Va ricordato che fra le attrezzature
erano disponibili: un ventilatore polmonare (secondo in Toscana, il primo era a
Villa Basilewski a Firenze), il pacemaker e il defibrillatore.
Funzionavano per le urgenze e non, la
medicina, la chirurgia, l’ostetrica e ginecologia, l’ortopedia che con gli anni
migliorarono l’attività fruendo dell’acquisto di strumentazioni e
apparecchiature moderne e adeguando i ruoli del personale medico e paramedico e
tecnico alle necessità.
Un dato per tutti, partorivano all’ospedale
oltre 180 donne ogni anno, i parti in montagna erano circa 220 l’anno, e per
fortuna non ho mai dovuto assistere a decessi di partorienti, ma a volte ho
dovuto anche come pediatra, rianimare neonati che poi venivano trasferiti con
ambulanze medicalizzate all’ospedale Meyer di Firenze. Va da sé che tutto
funzionava 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno.
All’entrata in vigore della legge
Mariotti 12.02.1968 N° 132, l’ospedale di San Marcello otteneva il
riconoscimento di “Ospedale di Zona” essendo stati completati a norma di legge
le divisioni di Chirurgia, di Medicina, delle sezioni aggregate di Ostetricia e
Ginecologia, Ortopedia e Traumatologia, dei servizi di Anestesia, di
Radiologia, di laboratorio di analisi e centro trasfusionale.
È chiaro che tutta l’organizzazione era
fatta funzionare da medici, paramedici, tecnici, dirigenti e impiegati,
previsti dalla pianta organica, istituita dal Consiglio di amministrazione, e
ratificata dagli organi provinciali a ciò deputati.
La vita dell’ospedale continua negli
anni successivi, le strutture vengono adeguate ai tempi, le attrezzature
rinnovate ed arricchite alla luce dello sviluppo della tecnologia in
rapidissima evoluzione. Fra le acquisizioni importanti c’è l’attrezzatura di
sterilizzazione di molti materiali con l’ossido di etilene, per inciso, per un
periodo l’attrezzatura fu usata anche per l’ospedale di Pistoia che non
disponeva del servizio. Si arrivò alla centralizzazione e distribuzione dell’ossigeno
ai letti dei degenti, alla sala operatoria e alla sala da parto, queste ultime
due strutture arrivarono ad avere centralizzato anche il protossido di azoto,
che come si sa è un gas per l’anestesia; va notato che all’epoca nei grandi
ospedali, compreso quello di Pistoia erano in giro per i reparti e le sale
operatorie le bombole di ossigeno montate su carrelli.
La chirurgia e l’ortopedia furono
dotate di strumentazioni all’avanguardia, l’anestesia aveva a disposizione
oltre alle apparecchiature di anestesia, strumenti trasportabili in ambulanza
nei casi di trasferimenti di ammalati gravi, accompagnati sempre da un medico o
da un anestesista. La dotazione era sufficiente anche per la stanza di
rianimazione a un letto, regalata da un ente bancario, usata solo per casi di
emergenza per pochi giorni, per diminuire i rischi di un trasferimento
problematico e rischioso del paziente verso ospedali specializzati.
I servizi di radiologia, laboratorio,
centro trasfusionale, la cucina e la lavanderia fruirono di attrezzature
moderne e funzionali.
Ma negli anni 80 entra in vigore la
legge di riforma sanitaria n° 833 del 23.2.1978. L’autonomia dell’ospedale
finisce e la gestione passa alla Usl8.
Citerò solo alcuni passaggi della nuova
gestione Usl. Si costruisce una nuova sala parto, dove partoriranno solo due
donne prima che l’Usl decidesse che “il punto nascita non può esistere in un piccolo
ospedale” alla faccia dell’elevata spesa sostenuta, la stanza sarà usata per
vari servizi per brevi periodi. A seguito della suddetta decisione sparirà
anche la ginecologia.
La chirurgia e l’ortopedia vengono nel
frattempo dotate di strumentazioni e apparecchiature (la maggior parte regalate
da privati e da associazioni). Si assisterà allo sviluppo della diagnostica
endoscopica per i vari reparti e per i pazienti esterni. Si arriverà alla
introduzione delle tecniche moderne di interventi mini invasivi con apparecchi
di ultima generazione, interventi fatti da medici con grande successo, che a
proprie spese avevano imparato la tecnica in ospedali regionali e non.
L’ortopedia migliorerà la tecnica degli
interventi di osteosintesi sulle fratture, degli interventi per ernie del disco
vertebrali e dedicherà particolare attenzione alle endoprotesi dell’anca. Per
questi interventi i pazienti, oltre a quelli locali, venivano dalle province di
Lucca, Modena e Bologna.
Stesso discorso deve essere fatto per
la Medicina nella quale troverà posto il day hospital, lo studio e la
terapia della ipertensione, lo studio della malattie cardiache anche attraverso
l’uso di sistemi di monitoraggio, come l’holter cardiaco e pressorio, l’ecografo
e l’ecodoppler.
Ma nel ’91 vengono dirottati su Pistoia l’Aiuto e l’Assistente di
anestesia, senza il garbo e l’educazione di avvertirmi del provvedimento. Alle
mie giuste rimostranze arriva la risposta che “all’ospedale di Pistoia
necessitano anestesisti” e quindi… a nulla valse far notare che gli ospedali di
Lucca e Pontedera avessero in organico 14-15 anestesisti con rianimazione di
nove posti letto, mentre Pistoia disponeva di 22 anestesisti con una
rianimazione di tre posti letto.
E così avendo maturato 40 anni di
attività lavorativa, andai in pensione.
Era scomparsa l’ostetricia e la
ginecologia, scompare l’anestesia, che verrà solo parzialmente per gli
interventi, coperta da un collega di Pistoia, cinque giorni la settimana. Addio
agli interventi di urgenza e alle urgenze ed emergenze del pronto soccorso e
dei reparti.
Malgrado tutto continuerà la
progressiva demolizione dell’ospedale. Scompaiono la sezione di ortopedia, il
laboratorio di analisi cliniche, e ultima, ma non meno importante, la chiusura
della chirurgia e quindi delle sale operatorie. Rimangono la radiologia con
personale inviato da Pistoia per un turno quotidiano, nel frattempo è stata
regalata l’apparecchiatura per la Tac che verrà usata senza mezzi di contrasto,
con la conseguenza che tutti i casi acuti sono dirottati su Pistoia.
Negli anni è stata attrezzata la struttura
per emodialisi, ma voci, per ora non confermate, parlano di una sospensione del
servizio per carenza di pazienti. C’è qualcosa di vero? Vedremo.
Si invoca a giustificazione di questo
operato la carenza di fondi per i tagli fatti dal governo, devo far notare che
la demolizione di reparti e servizi è cominciata anni fa quando l’ospedale e la
sanità dell’intero comprensorio montano aveva un bilancio positivo di alcuni
miliardi di lire.
La situazione attuale è che il polo
ospedaliero è rappresentato da un reparto medico validissimo, retto da
personale medico e paramedico qualificati, con 22 letti e 2 per condizioni di
emergenza. Il compito del reparto deve limitarsi a far fronte a urgenze per
riacutizzazione di casi cronici e fra le righe delle regole dell’Asl, spicca il
concetto che le diagnosi di forme acute spettano a Pistoia. La regola vuole che
al pensionamento dei Medici più anziani di servizio, si assisterà alla loro
sostituzione con alcuni medici che verranno da Pistoia e che chiederanno un immediato
trasferimento ad altra sede perché si sentiranno inutili in questo sfascio.
Sarà l’inizio di un nuovo “potenziamento della struttura” tanto caro all’Asl3,
con l’avvallo dei nostri politici locali, e di alcuni sindaci in testa.
Il cosiddetto Pronto Soccorso non è che
un ambulatorio aperto 24 ore al giorno dove un medico e uno o due infermieri si
assumono grossissime responsabilità per i casi difficili, dovendo decidere
diagnosi e terapie, spesso urgenti, senza l’ausilio di altri specialisti e il
supporto di servizi efficienti. Se succederà qualcosa di anormale scatterà la
malasanità che coinvolgerà gli addetti alla struttura resa inefficiente da
programmazioni assurde e non funzionali.
A proposito di pronto soccorso, è a
conoscenza dei responsabili che, dalla sera alla mattina, l’infermiere fa anche
il telefonista e il portiere, e che escluse poche ore, di cinque giorni della
settimana, l’infermiere di turno fa anche il laboratorista per le urgenze
esterne e dell’ospedale? I sindacati non hanno niente da dire su questo? Erano
svegli solo quando, anni fa, responsabile del territorio usai un locale unico
per l’ambulatorio del martedì per l’ortopedico e il giovedì per il dermatologo
e fui tacciato da soggetto irresponsabile che non teneva conto della possibile
trasmissione di malattie fra pazienti di patologie differenti… era una accusa ridicola,
ma fu fatta.
Abbiamo ottenuto un risultato tangibile
rappresentato dall’aumento enorme delle autoambulanze e dei mezzi di trasporto
disabili e pazienti bisognosi di diagnosi e terapie, che a decine ogni giorno
provvedono a collegare la montagna con il nuovo ospedale, dobbiamo pensare che
siano mezzi gratuiti e quindi non gravitino sui bilanci e che non intralcino la
circolazione sulle nostre strade, così scorrevoli e perfette...
Si afferma che le necessità sanitarie
della montagna sono talmente scarse che si è dovuto ricorrere a al
ridimensionamento o alla eliminazione dei reparti, vedi quello chirurgico e
ortopedico, lo attestano le statistiche… peccato che non si aggiunga che i dati
usati sono stati presi a reparti già chiusi.
Ultima considerazione. Apprendo che, a
breve, una commissione di specialisti verrà a valutare la validità di quanto è
stato fatto per l’ospedale, ne faranno parte anche i sindaci. Un consiglio.
Lasciate perdere! Gli abitanti della montagna sono stati sufficientemente presi
per i fondelli.
Fate le relazioni che ritenete
opportune, ma non ci imponete di leggerle.
Convincetevi politici e amministratori:
l’ospedale di San Marcello Pistoiese è chiuso. Non c’è più bisogno del vostro
aiuto…
Colgo l’occasione per ringraziare tutti
coloro che localmente, persone singole o gruppi hanno fatto e fanno per l’ospedale.
Stesso grazie rivolgo ai Sindaci toscani e alle altre persone presenti alla
riunione di San Marcello. A tutti gli auguri , di cuore, per una buona riuscita
del loro impegno.
Un ultimo grazie ai giornalisti di Quarrata/news
che hanno scritto su questo argomento in modo corretto ed estremamente
professionale, a loro sento di dire: continuate così perché dai responsabili
della sanità toscana a tutti i livelli c’è da aspettarsi di tutto.
Invio a Quarrata/news questa
lunga lettera che penso dia, almeno in parte, il senso di una frustrazione
profonda che viene da molto lontano.
Spero solo di aver dato qualche notizia
non conosciuta da tutti, ma per questo, spero non meno importante.
Cordiali saluti
[*] – «Il più vecchio medico del fu ospedale della Montagna
Pistoiese»
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 21 settembre 2013 | 19:01 - © Quarrata/news]
Dott. Battani:
RispondiEliminala sua sentita e - si intuisce - sofferta cronistoria del fù Ospedale Lorenzo Pacini è la "summa" di tutti i nostri discorsi precedentemente fatti su questo blog. .Sono certo che anche i nostri lettori "politici locali" che leggono questo blog , proveranno un senso di vergogna grande,grande.
Grazie, Dott. Battani.
Grazie, Dott. Battani!
RispondiEliminaChe dire, dopo una ricostruzione dei fatti così competente, lucida, appassionata e sopratutto inoppugnabile? Un grazie al dott. Battani, senz'altro, ma anche una rabbiosa previsione che nessuno dei politicanti responsabili dei tagli e delle stupide menzogne che li hanno accompagnati, gli risponderà; o se gli risponderà, sarà con argomentazioni da voltastomaco.
RispondiEliminaDel resto, cosa aspettarsi, quando ad una assemblea come quella di venerdì scorso, mentre erano presenti rappresentanti dall'Elba, da Zeri, da Capalbio, per tacere di tutti gli altri, mancava il sindaco del comune ospitante, così come il consigliere regionale di zona (Gianfranco Venturi n.d.r), per tacere di quelli che sono i personaggi che presiedono alla sanità regionale?
Comunque, guai a demordere; vediamo, ad es, se sia il caso di organizzare anche qualche manifestazione, pacifica certamente, ma clamorosa, tipo una contestazione organizzata al momento della inaugurazione del nuovo ospedale di Prato; ipotesi peraltro formulata a chiusura della assemblea di venerdì 13/9.
Piero Giovannelli
Pensate solo a questo: gli stipendi dell’Asl 3 dei dirigenti (sia tecnici che amministrativi) sono di 9 milioni l’anno, 18 miliardi delle vecchie lire.
RispondiEliminaHo sempre detto che per i comunisti nostrali ci sarebbe voluto un bel Mao.
Che andassero tutti a raccattare il riso, d’estate, invece che in ferie sulla barca di D’Alema!
Gli passava la rosa, vai!
Di fronte a queste parole che pesano come macigni si può solo rimanere in silenzio. La Montagna ha ancora bisogno di Lei. L'aiuti. Grazie.
RispondiEliminaCredo che il Dott. Luciano Battani, debba essere ringraziato per quanto scritto, per la lunga attività lavorativa e per l’attenzione che ha sempre manifestato per l’Ospedale Pacini di S.Marcello. Queste sue parole, confermano quanto sia importante la difesa dei piccoli ospedali che i Comitati di tutta la Toscana e alcuni Sindaci, stanno svolgendo. La sua analisi così appassionata, lucida e dettagliata, impone che questi Comitati, l’abbiano al loro fianco per “sfruttare” le Sue indubbie capacità e il Suo sapere. Tutto ciò per evitare che queste strutture vengano trasformate in semplici ambulatori e per riconoscere a questi ospedali l’importanza che hanno nella salvaguardia della salute dei cittadini. Una prima occasione, potrebbe essere la Sua partecipazione all’incontro che si terrà martedì 1 Ottobre con il Difensore Civico a Firenze, dove saranno presenti alcuni Sindaci e tutti i Comitati .
RispondiEliminaDott. Battani GREZIE.
RispondiEliminaQuello che Lei ha scritto, è un macigno che cade sull’assurda riorganizzazione/ smantellamento dell’ospedale Pacini di San Marcello e di tutti gli altri 10/12 piccoli e medi ospedali della Toscana. Questo scritto, “distrugge” la politica della sanità della Regione Toscana, di Rossi, delle lobbies economiche - politico affaristiche e di tutti quelli ai Suoi ordini, artefici di questo disastro.
Per noi della Montagna Pistoiese, lo scritto, è di fatto il commissariamento dei 4 comuni. Gli amministratori non hanno avuto il coraggio per la loro manifesta incapacità di restituire la fascia tricolore e le chiavi dei Comuni al Prefetto, è quanto ha scritto il Dott. Battani a togliere a loro il mandato di rappresentarci.
Ne prendano atto.
Signori amministratori e politici incapaci, furbastri, truffaldini…..di maggioranza e opposizione, quelle opposizioni che se ne sono state nell’angolo silenti in attesa di poter sfruttare politicamente i macroscopici errori di chi avrebbe dovuto governare, per tutti Voi, è la fine.
Siete riusciti a passare indenni per mesi nei vari dibattiti, assemblee, occasioni nelle quali sono arrivate da parte dei cittadini delle forti sollecitazioni per invertire la rotta, con un crescendo che per vostra incapacità non siete riusciti a cogliere, per arrivare sull’orlo del precipizio con il dibattito del 13 Settembre organizzato da Quarrata News. Basta guardare le facce e le affermazioni dei due sindaci presenti, immortalate in quello straordinario video. Da quel precipizio sul quale siete arrivati in quella lunga notte tra il 13 e il 14 Settembre, a cadere nel vuoto c’erano pochi centimetri, non sufficienti per tornare indietro e questo scritto, che ha la forza di un terremoto devastante è stata l’ultima forte spinta per la caduta.
Sindaco di San Marcello, pur non vedendo la Sua faccia in quel video, ne certifica e ne esalta la Sua assurda e non giustificata assenza, per poi prenderne spunti durante la settimana con attacchi ai Suoi colleghi sindaci venuti per l’occasione a San Marcello, con Sue dichiarazioni sconcertanti rilasciate ai giornali e, con quello che ha dichiarato il 19 Settembre in Quarta Commissione, riportato da tutti gli organi di stampa.
Se c’è qualcuno a Lei vicino e le vuole bene, pretenda un disinteressato giudizio sulla Sua azione politica dal momento che ha assunto la guida del Comune di San Marcello. Sono sicuro che se Lei nel suo mandato, pilotata in tutto e per tutto da quei politici di lungo corso, consiglieri regionali e no, avesse ragionato con la sua testa, non sarebbe arrivata a questo Suo suicidio politico.
Siete riusciti ad uccidere la Comunità Montana, ma per fortuna la Montagna aveva al suo interno ancora tanti e forti anticorpi, che prima della sua autodistruzione, sono riusciti a distruggere il male che l’affliggeva.
Il male siete tutti Voi amministratori e politici incapaci.
Sembra un caso, ma Il 21 Settembre è un passaggio anche stagionale, non Vi rimane che prenderne atto.
Altri sindaci, in passato, avrebbero combattuto per il loro territorio e per la loro comunitá in modo certo piú determinato ed efficace rispetto a questi di adesso il cui spessore é davvero risibile.
RispondiEliminaQuesti sindaci non riescono a fare ció che un qualunque sindaco normale, in questi casi, dovrebbe e potrebbe fare: far confluire servizi compensativi rispetto a quelli tagliati.
RispondiEliminaLago Scaffaiolo, non abbiamo bisogno di elemosine e di servizi compensativi, ma che vengano riattivati quelli che erano presenti fino a pochi anni fa.
RispondiEliminaNon mi sono spiegato. Intendevo dire una cosa (peraltro ovvia) diversa: i sindaci dovevano combattere la battaglia principale. E con determinazione. Ma in subordine avrebbero almeno dovuto puntare su quello che, per brevitá espositiva, ho definito in quel modo.
RispondiEliminaMa qui, purtroppo, é mancata anche la seconda (piú facile) battaglia. Figurati tu la prima ...
Grazie Dottor BATTANI .
RispondiEliminaGrande Uomo e Grande medico !...
Il Suo operato sarà ricordato nella ""STORIA DELL'OSPEDALE PACINI"".
Grazie Dottore .
VALERIO BOBINI, PRESIDENTE DEL CREST, CI PREGA DI INSERIRE QUESTO COMMENTO:
RispondiEliminaUn Grazie Dovuto al Dott Battani per il racconto fatto con il cuore, la minuziosa cronistoria e l' elencazione degli atti che si sono succeduti e tutti tesi alla distruzione di un Ospedale, importante, necessario e insostituibile. Il suo è un grido di dolore sentito per aver dato tanto alla Sanità e soprattutto ai cittadini della Montagna Pistoiese, quei cittadino che hanno ancora bisogno del suo aiuto Ancora GRAZIE; da parte di tutti.
Valerio Bobini
Penso, dott. Battani, alla sofferenza nel dover ripercorrere anni di vita e di lavoro, nel voler ricostruire minuziosamente gioie e dolori. Grazie, uomini come lei danno la forza di non mollare!!!!!
RispondiEliminaIl racconto del dott. Luciano Battani è un bel “vestitino” confezionato su misura per i nostri amministratori e rappresenta l’eccellenza della sartoria italiana, quella che unisce alla creatività l’amore per le proprie origini insieme ai sentimenti di appartenenza al contesto, nel caso specifico la Montagna. Gli interessi sono concentrati nelle aree forti di pianura e questo territorio, con pochi voti e tanti vecchi, non interessa più visti anche gli ultimi provvedimenti legislativi come l’aumento della tassazione sulla compravendita dei terreni agricoli e montani e tutto, naturalmente, in ottemperanza alla Costituzione, “colluttorio” con il quale tutti i politici, nessuno escluso, si sciacquano quotidianamente la bocca, quella stessa Costituzione che all’articolo 44 recita: - La legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane.
RispondiEliminaPer ora l’unico provvedimento messo in atto è quello di farci fare la valigia!
Pasquino:
RispondiEliminaCanto XXIV° Paradiso : fede è sustanza di cose sperate/ e argomento de le non parventi". Non tutto è Voltaire! Grazie.