AGLIANA. Un nostro lettore di Agliana ci scrive:
Rimosso un lettore “scomodo”? Sono a
scrivervi per dirvi della rimozione di un compaesano divenuto scomodo per le
denunce che svolge sul nostro territorio.
Sto parlando di un vostro giornalista
che, oltre alla sua attività lavorativa, esplicava da tempo il ministero di
lettore durante la liturgia domenicale in chiesa di San Piero in Agliana.
Dallo scorso giugno mi sono preoccupato
di sapere dov’era finito in quanto non più ha letto. Effettivamente le sacre
scritture, quando lette da lui, sono di gradevole ascolto perché è un bravo
lettore (forse aveva fatto un corso di dizione).
Quando l’ho incontrato gli ho chiesto
cosa fosse successo, e lui ha minimizzato rispondendo che si trattava
sicuramente di un disguido o un errore nella compilazione del calendario.
Ad un amico lettore ho chiesto di
visionare il calendario (qui allegato) e infatti, il suo nome non c’è. Il
nostro ex-lettore ha parlato con la responsabile del calendario, ma la sua
risposta è stata “non so dire, rivolgiti ai responsabili”.
Insomma, sembra che ciò dipenda dal
parroco e che per qualsiasi chiarimento deve andare da quest’ultimo. In fondo
tutti quelli che sono “intorno” alla parrocchia fanno solo quello che va bene
al parroco.
Se, dunque, fosse confermata la
rimozione del giornalista, esprimo fin da ora la mia personale solidarietà.
Grazie per il prezioso contributo alla
ricerca della Verità.
Emanuele Giacomelli
ANDATE CONTROCORRENTE
(MA NON STUZZICATE IL CAN CHE DORME)
«Andate
controcorrente!» ha detto Papa Francesco. Alessandro Romiti non aveva certo
bisogno di questa esortazione: del controcorrente ha sempre fatto la
sua regola di vita, dall’inceneritore in poi. Anche perché ha sempre vissuto
intimamente il principio della libertà di stampa e di informazione.
Gli è costata cara? Montanelli diceva
che questo nostro è un mestiere
anche pericoloso.
Dopo avere messo a nudo il nervo
scoperto delle incongruenze della Misericordia, la moglie del Presidente
Artioli, medico di base (e con che sensibilità, da perfetto Giuramento di
Ippocrate!), ha ricusato, come pazienti, Alessandro, la sua famiglia e
quella dei suoi genitori; altri hanno iniziato a non rivolgergli la parola; e
alla fine – sembra – il prete, don Paolo Tofani, lo ha epurato (ma ancor
prima il diacono di Agliana non gli aveva detto che, se non stava bene in
parrocchia, se ne andasse in un’altra parrocchia?).
Questo sì che è cristianesimo e
carità, perbacco!
Non credo proprio che Cristo sarebbe
finito in croce se fosse stato organico e ben inserito nella società giudaica
del suo tempo: si sarebbe fatto benvolere da tutti e sarebbe morto di
vecchiaia – senza dover durare la fatica di risuscitare.
Bravi questi cattolici, non c’è che
dire.
Edoardo Bianchini
[Questo intervento è pubblicato come
espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
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[Domenica 29 settembre 2013 | 19:15 - © Quarrata/news]
Un lettore di Agliana scrive a commento:
RispondiEliminaSi capisce l’ennesimo esempio di “harem” parrocchiale. I fedeli sono soltanto fedeli al prete, con questo non vuol dire che sono fedeli a Cristo.
Dubito che la giornata di uno di loro sia coronata da segni e miracoli, o che le loro preghiere si esaudiscano, sono sicuro che vanno a messa e recitano il rosario per assolvere un dovere, ammesso che il prete veda quanto sono buone e rispettose degli incarichi assegnatigli.
Con questa filosofia allontanano le persone “indegne” a toccare con gli occhi le sacre scritture e peggior cosa ascoltarle dalla indegna bocca. Allo stesso tempo si elevano a giudice o a portavoce del giudice per salvare la faccia della parrocchia e dei parrocchiani credenti superficiali, fifoni, paurosi della morte e dell’inferno, per niente caritatevoli con il cuore, ma solo a parole e con la roba degli altri per non dire con il superfluo che avanza dalla società.
Al momento che c’è da confrontarsi con una persona scomoda come il Romiti, viene risposto che non dipende da loro, ma dal prete. E se quest’ultimo non applica il Vangelo correttamente non ci importa ad ognuno di noi? No, perché è più comodo scaricare la responsabilità ad una persona pagata per quel mestiere (anche se svolto malamente).
Il volontario, che dopo un lungo cammino di finta fede, riesce a salire sul pulpito a leggere le sacre scritture, si autoproclama “degno” e si cuce i gradi sulle spalle. Dimentica che Dio ha sempre scelto gli ultimi e gli ignoranti quasi analfabeti per proclamare la Sua parola! Naturalmente oggi è difficile trovare un analfabeta, ma quello che conta è la consapevolezza della propria nullità rispetto al ministero che stiamo per compiere.
Concludo dicendo che è vero che il parroco può invitare a non leggere quando è sicuro che il lettore si trova in situazione di peccato mortale e non si è ancora riconciliato con il Signore. Non posso crederci, ma non sarà mica in peccato mortale il Romiti?
Che hai fatto di male Alessandro? Ti devi andare a confessare ...... da don Paolo, che proprio stamane ha ribadito di “andare controcorrente senza rimanere in silenzio”.
Sarei curioso di sapere cosa ne pensa il “Consiglio diocesano parrocchiale” del don Tofani su questa vicenda...
RispondiEliminaDi solito nei “consigli” i consiglieri “consigliano”…