domenica 31 luglio 2011

PORRETTANA. COPIT (E IL RESTO… CICCIA)

PISTOIA. Sulla Nazione di oggi, 31 luglio, si legge (Buona Domenica, di Paolo Magli):

Il «pasticcio» della Porrettana



Il pasticcio della Porrettana. Le corse dei treni sono state tagliate per volere esclusivo della Regione che – è stato detto – ha fatto tutto da sola, senza neppure consultare gli enti locali. L’obiettivo era ridurre il deficit della linea, che ammonterebbe a circa due milioni di euro l’anno.
Dopo le proteste dei cittadini e degli stessi Comuni, la Regione ha successivamente deciso di finanziare un potenziamento dei collegamenti su gomma sulla stessa percorrenza. Nei giorni scorsi è stato firmato – come si dice – un protocollo d’intesa, con il quale si sarebbe dovuta sancire una ritrovata unità d’intenti, tra la Regione e il territorio pistoiese.
Ma le cose stanno davvero così?
Questo protocollo è solo parte della consueta liturgia politica, che non sposta i termini della questione, e anzi forse servirà ad affossare ancora di più la Porrettana: infatti non c’è alcuna ipotesi di rilancio della ferrovia, ma solo un potenziamento del servizio concorrenziale.
Adesso emerge, che il risparmio ipotizzato di circa un milione (su due milioni di deficit) verrà in parte utilizzato per finanziare le corse sostitutive del Copit, che costeranno circa 800mila euro. Insomma, tanto rumore per nulla.
Il dubbio è che il vero obiettivo fosse quello di dare altri soldi all’azienda di trasporto che, infatti, adesso non parla più di esuberi di personale.


Mai parole così semplici e chiare, sobrie e numericamente contenute, furono meglio assestate come delle vere e proprie mazzate sulla testa dei nostri amorevoli politici regionali e locali.
Magli, con grande senso della notizia e lucidità interpretativa, ha colto l’aspetto più importante di una manovra che – come dice lui stesso – rientra nella liturgia politica: parlare senza dire, comunicare intenti che non saranno mai volontà, girare intorno al pagliaio. Ma a vuoto, ovviamente.
C’è poco da gioire, quindi. Anche a dispetto del nostro presidente della Provincia da 75mila euro all’anno, che ne parla entusiasta e fiduciosa (e lo saremmo anche noi con quel che piglia di indennità…) sul suo blog.
Ai politici di Metropolis, Ceccobao in primis, e a quelli della terra di mezzo – per utilizzare una metafora letterario-cinematografica –, non interessa affatto né della gente della montagna, né di riportare in vita un bene storico come la Porrettana.
Salvato il Copit, fatto tutto – come si dice.

A loro interessa solo questo. Il resto… ciccia.
 e.b. blogger
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[Domenica 31 luglio 2011]

sabato 30 luglio 2011

BERTI. LE ‘SOCIETÀ DELLA SALUTE’ E LE MANI ALZATE

PISTOIA. Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato firmato Fli/Bartolomei.


Travolta dalla giusta indignazione della gente che stenta ad arrivare a fine mese, la classe politica (quella delle ricche indennità e dei privilegi) ogni giorno propone tagli e riduzioni dei costi che, guarda caso, riguardano altri o prevedono tempi lunghissimi per essere attuati.
Sempre attento a dove puntano i riflettori non poteva non dire la sua anche il Sindaco di Pistoia, che ha proposto, niente meno, che il taglio delle Società della Salute, sottolineando – con evidente indignazione – che i soli direttori di quei “baracconi” costano oltre 150.000 euro l’anno.
Per quanto abile nell’arte dell’ipocrisia e del ricoprire più parti in commedia, Berti però non ci fa dimenticare che egli è stato uno dei promotori più convinti delle Società della salute, al punto che, da tecnico, ma mentre era già Sindaco, ebbe anche un ben pagato incarico proprio per studiare le Società della salute stesse.
Soprattutto non ci dimentichiamo che il Sindaco di Pistoia, pochi giorni fa, in pompa magna, ha presentato il nuovo direttore della società della salute dell’area pistoiese, che è stato scelto fuori dai numerosi dirigenti dell’Asl, andando quindi ad aumentare i costi di una struttura dirigenziale, quella della “salute pistoiese” (di cui Berti fa parte), già abbondantemente sovradimensionata.
Per inciso, visto il ripensamento in corso, nuovamente suggeriamo al Sindaco di Pistoia di riflettere anche sul conflitto di interessi che lo vede dirigente dell’Asl e presidente della Società della Salute, di cui l’Asl è parte con il suo Direttore, che è anche il “superiore” datore di lavoro di Berti.
Siccome però a noi piace stare al merito, vogliamo credere al pentimento di Berti.
Eravamo e siamo contrari alla Società della Salute (proprio perché non andando ad abolire niente di tutto ciò che c’è già, sono nuovi e non necessari costi per le tasche dei cittadini), però ci accontentiamo intanto di una loro sostanziale riduzione come proposto dal Sindaco di Pistoia.
Già nei prossimi giorni presenteremo un Ordine del Giorno, in cui inviteremo il Consiglio Comunale di Pistoia a chiedere agli altri Comuni ed alla Regione la riduzione drastica del numero di Società della salute in Toscana.
In quella occasione ci aspettiamo di vedere il Sindaco Berti con due mani alzate a favore di questa proposta, altrimenti sarà chiaro che si tratta delle solite chiacchiere tese ad affermare le pubbliche virtù per coprire i vizi privati.

Alessio Bartolomei
* * *
Oggi è stata la volta di Vannino Chiti, ieri quella di Berti, che, provocatoriamente, ha buttato là l’idea di risparmiare tagliando sui carrozzoni delle Società della salute. Dopo averle studiate, però – come scrive Bartolomei.
Ogni giorno questi nostri bravi politici e amministratori progressisti e popolari ci danno lezione di come si possa superare la crisi nerissima che non abbiamo ancora attraversato e che, probabilmente, non attraverseremo ancora per un bel pezzo, vista e considerata la loro parassitaria presenza.
L’indignazione? È inammissibile ormai. Tanto nessuno la ascolta.
E mentre loro ci fanno fessi con discorsini bene accomodati da bempensanti pieni di buonsenso, proprio loro che un tempo erano mangiapreti e mangiaborghesi e oggi succhiaostie e pantofolari, si dimenticano – come ha fatto Berti – di aver silurato Torselli e aver gettato 150mila euro dalla finestra per il suo direttore della sua Società della salute. Da sopprimere, ovviamente.
Ah già! Dimenticavamo una cosa fondamentale: che siamo noi i soliti scemi del villaggio che parlano senza sapere quello che dicono…

Buon finesettimana, Pistoia senza speranza!
e.b. blogger
P.S. – A Pistoia suo/sua o loro non fa differenza…
 
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[Sabato 30 luglio 2011]

CHITI. UNA RICETTA INFALLIBILE



PISTOIA. È meraviglioso assistere alla formulazione delle diagnosi che si fanno ai letti degli ammalati da parte di illustri clinici – per lo più sani e per lo più lucidi, ben vestiti e ben nutriti –, per dare una svolta decisiva alle malattie croniche che affliggono il popolo e gli umili.
Tanto più meravigliosa è la cosa, se viene da chi, da quel popolo e da quegli umili, si è sollevato, riscattato ed emancipato in maniera brillante.
Sono lontani i tempi in cui il nostro vicepresidente del Senato rinunciava a comprare il panino della merenda – mentre era studente a Pistoia – e, con quei soldini, acquistava i libri che gli hanno permesso di farsi una ferrea cultura.
Su questo tema rileggetevi – se ne avete voglia e tempo – un interessante servizio che La Nazione dedicò a Chiti venerdì 20 marzo 2009 (Caro Chiti, raccontaci la tua scuola. Gli alunni di oggi intervistano l’illustre ex allievo della Da Vinci).
Oggi Vannino ci indica come il suo partito (se ancora lo è un partito) intende risolvere i mali che affliggono la gente comune, il popolo da cui lui discende, pur essendosene, in qualche modo, accomiatato e distinto.
Ma a noi, che della gente comune facciamo ancora parte, resta difficile ascoltare ciò che, con stupita meraviglia, il cronista accoglie e beve dalle labbra del vicepresidente del Senato.
A noi, gente comune, viene in mene che Vannino per il 2010 ha dichiarato 190.752,00 € lordi; e che la moglie, Manuela Nunziati, ne ha dichiarati altri 105.592,30. In tutto 296.344,30 €, corrispondenti a 573.802.578 delle vecchie e gloriose £ire. Certo lorde: ma chi di noi non amerebbe pagare le tasse su cifre di questa portata annua?
Quello che ci stupisce di più è che al cronista non venga in mente di fare una domanda scomoda e inopportuna al politico. Ma soprattutto che la gente del popolo stia a sentire di queste esternazioni senza ricordarsi di due date famose: il 1789 e il 1917. A Parigi e a San Pietroburgo.

Non ce ne voglia Vannino che, da buon 1947, ha condiviso con noi due anni di lingua francese al ginnasio del Liceo Forteguerri. E che può sempre dire che siamo i soliti scemi del villaggio che parlano senza sapere quello che dicono…
e.b. blogger

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[Sabato 30 luglio 2011]

venerdì 29 luglio 2011

GRAZIE ALL’AMORE DELLA LORO BALIA

di Luigi Scardigli



Resurrezione e riciclaggio. Come Raffaella e Rosa, del resto. Il destino della scultrice Lorenzo, 38 anni compiuti da poco – un mix geografico e una scelta, Pistoia – e una carriera davanti che potrebbe diventare particolarmente elettrica, è forse racchiuso nelle iniziali dei suoi due nomi, Raffaella e Rosa appunto. Certo, parlarne ora è facile, visto e considerato che l’artista ha avuto l’onore di rappresentare una delle sue più geniali creazioni alla 54esima Biennale di Venezia; e addirittura obbligatorio, dato che alla Festa del Pd a Santomato, l’organizzazione della manifestazione ha voluto insignirla di una targa di riconoscimento, sempre in relazione alla sua intuizione tenuta nella debita considerazione dalla Biennale veneta.
«La materia si ricicla, il riciclo si rinnova. Ecco che la bottiglia diventa bruco e prende il volo da farfalla. Oltre la materia, anche lo spirito si rinnova: è l’anima che prende coscienza» è scritto sulla brochure di Raffaella Rosa Lorenzo, un piccolo depliant nel quale è appunto immortalato il suo “Volo”, da Pindaro del terzo millennio globalizzato e consapevole, un insieme cromatico di farfalle partorite da un’idea responsabile e realizzate con le bottiglie di plastica destinate a chissà quale oculato riciclo.
Verdi, blu, celesti, ocra, trasparenti le farfalle di Raffaella Rosa Lorenzo, quei bruchi con la via del macero predestinata e che invece, grazie all’amore e alla passione della loro balia, sono riusciti a trasformarsi e, seppur ingessati, hanno finalmente potuto sottrarsi dal loro solito destino e librarsi in giro per le mostre.
A Santomato la Lorenzo ha portato solo un micro campionario dell’intera vernissage veneziana, lavorazione che ha richiesto la paziente e febbrile lavorazione di ben 540 bottiglie di plastica, un meraviglioso ed equosolidale uovo di Colombo, un piccolo ed impercettibile corredo cromatico, una fertile e per nulla scontata aggiunta al superaffollato mondo dell’arte che si è dovuto fermare, ed inchinarsi, alla vecchia e problematica questione della plastica, un ingombro difficile da smaltire e lievemente destrutturato, fino al più nobile e totale riciclaggio.

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[Venerdì 29 luglio 2011]

LO HANNO FATTO NEI GIORNI SBAGLIATI

di Luigi Scardigli



Bisogna saper vivere. Ma anche morire, credetemi, non è facile.
David Tobini, per morire, ha scelto un giorno particolare: gli hanno sparato a Bala Murghab, in Afghanistan, dove era da tempo con il contingente del 183esimo Nembo paracadutisti di Pistoia.
Nel conflitto a fuoco ingaggiato con nemici sconosciuti che David e quasi tutti quelli che sono spediti laggiù, lassù – dov’è l’Afghanistan ? – non conoscono e non sanno soprattutto che guerra di pace stiano combattendo, altri due militari della stesa formazione sono rimasti feriti, uno in modo particolarmente grave.
Iniziamo da questa notizia luttuosa (e ci stringiamo davvero attorno al dolore della famiglia del giovane romano ucciso, ma anche alla preoccupazione dei sopravvissuti, che penseranno sicuramente di poter essere i prossimi a morire per la patria – ma quale, l’Italia o l’Afghanistan?) per parlare dell’edizione 2011 della Giostra dell’Orso.
Lo facciamo perché il Sindaco della città, Renzo Berti, in sostituzione del sermone rituale di saluto ai cittadini, ha giustamente voluto concentrare l’attenzione di un giorno di festa ricordando il martirio del giovane David consumatosi, durante la mattinata di San Jacopo, a migliaia e migliaia di chilometri più ad est.
Lo avrei fatto anch’io, se fossi stato il Sindaco della città, a chiedere ed ottenere, dalla piazza del Blues, un minuto di raccoglimento per ricordare David.
Ma lunedì sera, nella piazza della Giostra dell’Orso, non è da escludere che tra la folla che si è alzata in piedi e così è restata per sessanta commoventi secondi, ci fosse anche solo un figlio di uno dei circa 150 operai morti di mesotelioma, malattia contratta respirando l’amianto: qui, alla Breda, dietro Porta Lucchese, nel rione del Cervo Bianco, non a Bala Murghab, in Afghanistan.
Bisogna saper vivere, dicevo; e morire, anche.
David almeno ha scelto San Jacopo per congedarsi.
Gli operai della Breda, oltre che non saper vivere, non hanno nemmeno saputo morire, visto che lo han fatto nei giorni sbagliati.

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[Venerdì 29 luglio 2011]

GENTE CHE STRIZZA L’OCCHIO ALL’EMILIA

di Luigi Scardigli




La musica ha un linguaggio universale e anche questo piccolo ma ‘presuntuoso’ (e soprattutto professionale) blog si adegua ai dettami delle note.

Qualche sera fa – così giustifico il racconto – sono stato a Porretta, per assistere alla seconda delle quattro serate della 24esima edizione del Soul Festival, il piccolo, ma non certo modesto e soprattutto coerente, Blues’In dell’Appennino. Con il solito scenario, il naturale anfiteatro ribattezzato Rufus Thoms Park, la medesima deliziosa gente che strizza l’occhio all’Emilia e che quando parla canta, i modici rituali prezzi (10 euro) e l’intramontabile soul, parente strettissimo del blues, genere quest’ultimo che a trenta chilometri più a valle danno invece ormai per agonizzante, tanto da non sapere come fare per conservare un filo logico tra il marchio – Pistoia Blues – e i suoi protagonisti.
Ad esempio, sotto gli occhi tranquilli e non in allerta di Silvano Martini – responsabile storico della security in piazza del Duomo e di altre manifestazioni musicali granducali – e accompagnati dal chiassoso slang di Rick Hutton, leggendario anchorman televisivo, nonché puntuale presentatore del Blues’In, fino all’avvento di Gai-Capecchi e con i pochissimi agenti dell’ordine intenti a dirimere il traffico di parecchi bykers, invece che cercare di scovare gli infiltrati, sul palco della manifestazione è salita, vestita a sera come un’inconfondibile statunitense, Melvia Rodgers-Williams, più nota con lo pseudonimo Chick Rodgers. La ragazza, di colore fuori e dentro, che impara a cantare e muoversi nelle chiese gospel, è ormai un punto fermo dell’emisfero soulblues, senza disdegnare di cimentarsi in riletture jazz, anche parecchio ardite e in solfeggi ‘vocalesi’.
Mi fermo alla sua performance e al calore con il quale il rumoroso, ma composto e allegro pubblico di Porretta ha accompagnato la sua esibizione, una mezz’ora abbondante di cinguettii tra i quali, da padrone, l’ha fatta il sontuoso tributo superstizioso a Steve Wonder, dopo un brevissimo prologo della Fondazione: Sergio Cocchi voce e organo Hammond, Isabella Casucci e Elisa Rosselli (coriste), le chitarre di Alesandro Diaferio e omonimo Usai, Andrea Lombardini al basso, Giovanni Giorgi, il batterista colpito da improvvisa colica renale e sostituito da un suo degnissimo collega di colore, la tromba di Pepe Ragonese, il sax tenore di Valentino Finoli e le keyboards di Pancho Ragonese.
Terminata l’esibizione e destrutturato il palco per il quadrumvirato successivo, Chick, con Stephanie Booth e Sharon Overton, le sue coriste di fiducia, si è mescolata tra la folla prima di andare a mangiare un boccone in un ristorante dell’amena cittadina emiliana, dove ha continuato a distribuire, degustando petto di pollo e patatine fritte, non sushimi alla luridd, ma sorrisi a quanti si volevano congratulare con lei per la poderosa, ma elegante ed easy, offerta artistica. La gente, nel parco intitolato a Rufus Thomas (a Pistoia si sarebbe potuto fare altrettanto con B.B. King e mai dire mai, speriamo), ha tracannato birre, fumato qualche innocente spinello e ha seguito, in perfetta sintonia, la serata, ripromettendosi di non volersi perdere neanche la prossima edizione.
Ah, dimenticavo: questa edizione del Porretta Soul Festival è dedicata al prematuramente scomparso Ernesto De Pascale, uno che con la musica e per la musica ha veramente fatto qualcosa di buono e giusto. Questione di feeling.
Ciao Ernesto e grazie a Porretta, per memoria, riconoscenza e ospitalità.

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[Venerdì 29 luglio 2011]

INCENERITORE E RIFIUTI. SEMPRE PEGGIO

Comunicato stampa



In scena un “teatro dell’assurdo” ad Agliana. Questa la denuncia del Coordinamento dei Comitati FI-PT-PO e il Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore di Montale che restano allibiti sulla più scellerata iniziativa della Giunta Ciampolini: i cittadini/sudditi, avranno l’imposizione della gestione differenziata della raccolta “porta a porta” senza l’uso di alcun “centro di riciclo”, con il mantenimento dell’inceneritore progettato per le 250 T/die e l’aumento di oltre il 30% della TIA, spalmata in due volte. La circostanza è paradossale e contraria all’esperienza di qualunque comunità dove, e ciò da sempre, l’attuazione della raccolta differenziata con “PaP integrale” è salutata con gioia dai cittadini che ne apprezzano gli immediati effetti di riduzione dei costi e l’eliminazione di ogni effetto d’inquinamento indotto dalla combustione dei rifiuti. Contraddittorie le dichiarazioni di alcuni consiglieri che – seppur lamentandosi dell’impianto di via Tobagi – si richiamavano remissivi alle rassicurazioni più volte riportate dalle autorità sanitarie, reiteratamente contestate perché contraddittorie, illogiche e fuorvianti. Sconcertante la dichiarazione del Sindaco Ciampolini che, dopo aver ricordato: “...l’impianto è al servizio dell’ATO, che definirà una T.I.A. unica ... ma oggi dobbiamo aumentarla del 25%...” (oltre al 9% già applicato), ha riferito che “…gli effetti dannosi per l’ambiente sono innegabili ma compatibili (!!!???) per risolvere la gestione dei rifiuti e si dovranno pertanto sopportare!”
Ebbene, ecco dunque dimostrato come al peggio non vi sia fine: quali sarebbero i criteri di compatibilità citati dal sindaco per la dimostrata minaccia alla salute? Ciampolini ha dimenticato che “È la dose a fare il veleno”? Dopo trent’anni di incenerimento coatto i cittadini di Agliana (presto con Montale, Montemurlo e Quarrata) saranno costretti a subire l’inquinamento dell’incenerimento di rifiuti di altri 70 comuni, con aggravio di costi e l’impegno legato alle procedure che la raccolta differenziata “PaP integrale” richiede.
La giunta aglianese è riuscita arrogantemente nella mistificazione più grave imponendo con disinvoltura un atto illogico ma intriso di irresponsabilità: la raccolta differenziata “PaP” senza l’uso di alcun impianto di riciclo a freddo dei rifiuti (su LG Plast tutto tace!), verrà affidata al CIS – una società esercente l’incenerimento dei rifiuti – ma proposto ai cittadini come prerogativa esclusiva (è altresì imposta per legge dal 2006), negando quindi tutte le virtuosità e risorse che – a “cascata” – sono apprezzate da Novara a Salerno e altri mille comuni d’Italia.

Coordinamento dei Comitati della Piana FI-PO-PT
Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore di Montale

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[Venerdì 29 luglio 2011]

giovedì 21 luglio 2011

PER LA SCOMPARSA DI SUOR METILDE




Quarrata/news si associa al lutto per la scomparsa di una delle figure più belle e più interessanti del mondo della scuola e dell’educazione di Pistoia: Suor Metilde Magnani.
La religiosa – da noi conosciuta negli anni 80 in sede di esami di maturità – non solo è stata per anni responsabile delle Mantellate pistoiesi, ma ha fornito, a generazioni di studenti, gli strumenti culturali per leggere adeguatamente la nostra letteratura e la nostra storia.
Esprimiamo in questa sede i sensi del nostro più vivo cordoglio, certi che Pistoia ha perduto, con lei, una figura di riferimento, una donna di cultura e una persona capace di saper comprendere la vita nei termini di un vero e semplice cristianesimo vissuto in perfetta, silenziosa umiltà.

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[Giovedì 21 luglio 2011]

PROVINCIA. I COSTI (ASSURDI) DELLA POLITICA


« Alla faccia del popolo lavoratore »


PISTOIA. Che il popolo campi un sacco di gente è normale.
Qualche filosofo greco aveva già detto che la democrazia era nata non per fare il bene del popolo, ma per permettere a più persone di godere del beneficio della pappata a gratis.
Stamattina il Pdl scopre il mistero dell’acqua calda e La Nazione interviene con ciò che vedete.
Rileggetevi, ora, questi post e riflettete:
Il primo è del 13 luglio, l’altro del 15.
Dunque – come dicono i profeti malvisti – lo avevamo già detto. E sùbito.
Riflettete su quanto ci mettono i quotidiani a metabolizzare le situazioni più evidenti.

Anche se arrivano, arrivano sempre troppo tardi…

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[Giovedì 21 luglio 2011]

mercoledì 20 luglio 2011

E TANTI SALUTI ALL’ASL!

Un nostro attento lettore ci scrive:



Lunedì ho letto su La Nazione che un ciclista ricoverato al Ceppo a seguito di una rovinosa caduta avvenuta in via Pieve a Celle, pur in presenza di gravi ferite, difficoltà respiratorie e trauma toracico, veniva trasferito nel reparto di Rianimazione dell’Ospedale di Pescia per essere sottoposto ad una TAC che a Pistoia non era possibile eseguire. Far affrontare ad un paziente in quelle condizioni un viaggio di oltre 30 km. oltre che rischioso può rivelarsi anche fatale. Ma al di là di questo mi chiedo e domando come sia possibile che l’ospedale di un capoluogo di provincia, perlopiù in un periodo particolarmente intenso come quello estivo, non disponga continuamente di un servizio così importante e prezioso. Intanto i lavori per il nuovo ospedale vanno avanti, le montagne di terra a ridosso della superstrada sono sempre più imponenti così come lo saranno i costi della variante necessaria (?) alla nuova viabilità che sono stati inizialmente stimati in 4 milioni. Nel frattempo chi ha veramente urgente bisogno di un certo esame deve gioco forza andare altrove. Questa è la vera sanità toscana, quella che fino a qualche tempo fa veniva tanto reclamizzata dal Governatore Rossi che arrivò a definirla come il nostro fiore all’occhiello. Complimenti, complimenti davvero!
Sandro Angelino
***
Caro signor Angelino,
questo non è ancor nulla. Le vorremmo ricordare che il pronto soccorso di Pistoia è stato recentemente bocciato per la sua inefficienza. Ma le vorremmo rammentare anche altri due freschissimi episodi della buona sanità toscana. Due esempi direttamente noti a chi scrive.
La sera del 7 luglio scorso una signora con un polso fratturato in tre punti si è presentata al pronto soccorso di Pistoia verso le 21. È stata messa lì ad aspettare come al parcheggio, in una baraonda micidiale di persone e di bambini saltanti, di gente che mangiava e di gente che strillava. Il braccio le era gonfiato paurosamente.
Col passare del tempo – e forse grazie a Dio – il braccio è iniziato a sgonfiare. Ciononostante, verso la mezzanotte, quella anziana signora di 89 anni ha mostrato tutta la sua stanchezza e se n’è dovuta/voluta  tornare a casa perché non stava più in piedi.
E uno, diremmo.
Ieri stesso – 19 luglio – un anziano signore (91 anni) che aveva avuto un appuntamento all’ospedale di Pescia per problemi di natura urologica, si è presentato digiuno alle 7.30-8 del mattino.
Dopo quasi due ore di attesa, gli è stato detto di andare dal reparto a gastroscopia (se non abbiamo capito male).
A mezzogiorno questo signore, accompagnato dalla figlia e non ancora visitato, si è rivolto al personale che… con sommo disappunto (pensi!) ha confessato candidamente che i medici non c’erano più e che di quel paziente se ne erano dimenticati!
Cosa vuole? I popoli mediterranei hanno il governo che si meritano, a prescindere da tutto e da tutti.
Anche a Pescia verrà costruito un ospedale nuovo. O almeno questo si sente dire negli ambienti della politica.
L’importante è spendere milioni di euro in opere: il paradiso può attendere.
E possono attendere anche i servizi alla persona, non crede?
e.b. blogger

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[Mercoledì 20 luglio 2011]

martedì 19 luglio 2011

INCENERITORE FUORI CONTROLLO


I sospetti del comitato
erano fondati



MOTALE-PIANA. Dopo la denuncia presentata la scorsa settimana dal Comitato per la chiusura dell’inceneritore di Montale e dal Coordinamento dei Comitati della Piana, circa la mancata pubblicazione degli ultimi report degli autocontrolli sull’impianto di incenerimento di Montale, la provincia di Pistoia ha provveduto a pubblicare il report relativo agli autocontrolli del maggio 2011.
La lettura di questo documento, che era stato tenuto nascosto per oltre un mese (il documento era pervenuto alla Provincia il 10 giugno), ha purtroppo confermato come i sospetti del Comitato fossero fondati: i dati, finalmente resi pubblici, dimostrano come l’inceneritore sia fuori controllo proprio per quanto riguarda il sistema di abbattimento degli inquinanti più pericolosi per la salute: diossine, Pcb, e metalli pesanti.
Infatti, nonostante che, ancora una volta, non vengano rese pubbliche le misurazioni puntuali dei quantitativi di carboni attivi utilizzati nel sistema di abbattimento, sono sufficienti i dati parziali a dimostrare che l’impianto è fuori controllo.
Dalla lettura dei dati pubblicati si vede come nella notte tra il 4 ed il 5 maggio, ad impianto regolarmente in funzione, così come dichiarato dalla scheda sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie ed anche dalla scheda misurazioni in continuo (dichiarate 48 semiore di marcia), nella linea 3, è mancato per diverse ore il carbone attivo. Qualcuno, a mano, ha scritto nella scheda di rilevazione: «impianto in stand-by», come se l’inceneritore fosse spento, dato che è però palesemente contraddetto dalla documentazione del monitoraggio in continuo che è una registrazione automatica. Ma questo non è l’unico pasticcio che si legge nel rapporto: diverse volte i controlli, su linee diverse, vengono riportati essere fatti nella stessa ora, cosa palesemente non possibile, altre volte i dati sono scarabocchiati; una volta, il 20 maggio, un dato viene addirittura cancellato.
La cosa stupefacente non è poi tanto il fatto che l’impianto sia fuori controllo, questo è accaduto già altre volte, ma che questo avvenga mentre l’impianto è sotto diffida, da parte della Provincia, anche per gli aspetti relativi all’abbattimento dei carboni attivi.
Quindi, proprio quando l’attenzione degli organi di controllo (Provincia ed Arpat) doveva essere più vigile, il controllo è mancato e l’impianto, invece di essere chiuso, viene lasciato funzionare.
Ed intanto anche altri ulteriori dati non sono stati forniti, i risultati delle misurazioni delle diossine nelle fiale per i controlli quindicinali e mensili, ed i risultati dei metalli pesanti degli autocontrolli di maggio risultano essere insolitamente elevati.
Sembra proprio che trasparenza e controllo non siano di casa a Montale.
Comitato per la chiusura
dell’Inceneritore di Montale
Coordinamento dei Comitati
della Piana FI-PO-PT
[Comunicato]
* * *
Dinanzi a queste affermazioni dei comitati, l’unica cosa che resta è lo stupore. E non basta.
Rileggetevi questo passaggio:  Dalla lettura dei dati pubblicati si vede come nella notte tra il 4 ed il 5 maggio, ad impianto regolarmente in funzione, così come dichiarato dalla scheda sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie ed anche dalla scheda misurazioni in continuo (dichiarate 48 semiore di marcia), nella linea 3, è mancato per diverse ore il carbone attivo. Qualcuno, a mano, ha scritto nella scheda di rilevazione: «impianto in stand-by», come se l’inceneritore fosse spento, dato che è però palesemente contraddetto dalla documentazione del monitoraggio in continuo che è una registrazione automatica. Ma questo non è l’unico pasticcio che si legge nel rapporto: diverse volte i controlli, su linee diverse, vengono riportati essere fatti nella stessa ora, cosa palesemente non possibile, altre volte i dati sono scarabocchiati; una volta, il 20 maggio, un dato viene addirittura cancellato.
Avete letto bene? Ora pensate che, se quanto avete letto è vero, saremmo dinanzi a dei falsi che nasconderebbero verità preoccupanti per la salute pubblica.
Nel frattempo la procura della repubblica mantiene il suo usuale basso profilo…?

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[Martedì 19 luglio 2011]

DISCARICHE. OGNUNO HA QUEL CHE SI MERITA



Agliana. Una amena cittadina, con discariche abusive e super-inceneritore.
Sono più di sei mesi che sono incominciate a fiorire altre discariche abusive di materiali di demolizione lungo la strada di via Salceto e Bineria, parallele all’A11 e luogo di consuete passeggiate e corsette campestri.
Le ho viste crescere progressivamente – subito dopo che furono rimosse le prime due di amianto nell’anno 2009 – nelle mie giornaliere uscite a piedi sugli argini e stradelli della zona.
Nonostante le iniziative dell’amministrazione comunale sfociate in approvazioni formali di mozioni – tese a reprimere tale scellerata attività –, qualche spregiudicato cialtrone ha trovato comodità nel lasciare, sul pubblico suolo della abbandonata periferia, i più diversi materiali di demolizione di qualche cantiere. Ma non solo, ci sono pure dei pannelli di supporto e esposizione a ceramiche, tipiche di qualche rivendita di materiali edili, difficili da smaltire, perché misti ceramica/legno.
Rassicuro i personaggi dell’amministrazione Ciampolini: so che non è stato il sindaco (anche assessore all’ambiente) a fare tutto ciò! Stiano tranquilli: neanche potrò immaginare che si disponga il piantonamento dell’area con guardie municipali. Ma c’è una grave ipoteca che incombe sull’intera vicenda, causata dalla spassionata e determinata predilezione per l’incenerimento dei rifiuti della gentile e più ambientalista Eleanna – scusate l’ossimoro, ma è d’obbligo con l’assessorato da lei diretto.
Grave e pesante è l’eredità che ricade sul nostro territorio grazie allo sviluppo della cultura dell’incenerimento, entitètica alla cultura del Riuso, Recupero e Riciclo.
Questa volta l’amministrazione aglianese e le sue precedenti (a decorrere dagli ’80) ci stanno dentro con tutte le gambe: le discariche sono infatti il sicuro effetto della condizione di certezza di un impianto mangiarifiuti che permette ogni scelleratezza.
Il fellone autore delle discariche abusive conosce bene tre cose:
1) la fortunata presenza del bruciasudicio che tutto ingolla, anche le sue merci insulse;
2) l’ignavia della cittadinanza tutta, ben formata nella consapevolezza che differenziare rifiuti è cosa faticosa, inutile e forse anche un poco snob (anzi contraria alla promozione dell’unica vera risorsa del territorio, come il nobiluomo ed ex-vicesindaco Marcello Tesi osò chiamare il detestato impianto su TV 37;
3) la mancanza di ogni controllo, anche indiretto, da parte della comunità: trattandosi di una modalità solo impropria di smaltire tali materiali, nessuno s’indignerà e tutti chiuderanno non uno, ma tutti e due gli occhi.
Intanto, i cittadini dei comuni del Cis (Agliana, Quarrata e Montale) continuano a pagare maggiori importi per la Tia e a vivere un territorio sempre più inquinato e ricco di discariche.
Morale: ognuno ha quel che si merita!
(a.r.)
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[Martedì 19 luglio 2011]

IL SENSO DELLA VITA

di Alessandro Romiti

oh se facessi senno passeggero
e pensassi al tuo fine,
come presto muteresti vita.



AGLIANA. Marco Matteucci è passato di là. La sua esperienza di dura, impensabile, continua sofferenza, protratta in questi lunghi sette anni è stata una grande lezione per tutti noi. Essa potrà essere motivo di riflessione per coloro che sono soliti proporre facili speculazioni sul sacro valore della vita, assumendo particolare attualità in questi anni di dibattito scaturiti dai casi Welby ed Englaro. Giorgio, il forte e caparbio padre, dopo le sue esequie, ha rievocato alcuni dei momenti che lo avevano unito al figlio, e mi ha riferito che anche se glielo avesse chiesto lui, non avrebbe mai “staccato la spina”: la vita è sacra e non può essere violata, mai da nessuno.
Due anni fa, dopo un periodo di ricovero in ospedale, Marco aveva lasciato il reparto di terapia intensiva protestando per il modo in cui era “ospitato” chiedendo, addirittura, di poter cambiare ricovero o l’ospedale.
Tutto ciò sembrava incomprensibile ai più. Non si trattava di un caso di mala sanità: tutt’altro. Il personale del reparto è stato sempre capace di grande attenzione e professionalità, gentile e premuroso nell’accudirlo, ma evidentemente, la sua sensibilità gli fece esprimere pensieri solo a lui comprensibili, legati al contesto della malattia dal nome più terribile: “chiuso dentro” (locked in).
È lì che Marco denunciava il suo massimo attaccamento alla vita che lo aveva reso libero da ogni condizionamento di razionale e naturale riflesso. Nelle ultime settimane, colpito da una sindrome bronchiale, aveva avuto la forza di chiedere un esame radiografico, poi ritenuta inutile dai medici che lo assistevano. Ma lui voleva resistere, sempre e comunque.
Marco non parlava e non si muoveva, ma vedeva, ascoltava e rispondeva muovendo solo le ciglia, ora in alto, ora in basso, per asserire o negare.
Le comunicazioni erano possibili solo con uno spelling alfabetico, che veniva redatto pazientemente dai familiari e gli amici e gli amorevoli volontari Luciano, Vito, Adele: alla lettera indicata, da lui prescelta alzando gli occhi, esprimeva l’assenso per la composizione della parola… e via di seguito – minuto dopo minuto, parola dopo parola – fino ad arrivare alla frase completa.
Il profondo imbarazzo e senso d’inadeguatezza si consolidava al momento di qualunque visita nella percezione dell’impotenza della nostra disinvolta comunicazione facilmente unidirezionale: e così fu quella volta in ospedale. Marco venne risvegliato dalle mie parole, uno sconosciuto che proponeva saluti improbabili per entrambi oltreché circostanziati, impegnandolo in un riconoscimento insolito e decisamente straordinario data anche l’imprevedibilità della visita nel più terribile dei reparti ospedalieri.
La quantità di cateteri e cavi elettrici che pervadevano il suo corpo violentandolo sono stati – per il libero visitatore – un elemento d’implicita flagellazione, in quanto il visitatore poteva uscire dopo pochi minuti slegato e libero da tutto e andandosene, dimenticava presto. Non avrebbe capito.
La festa del cinquantesimo compleanno di Marco aveva veduto riuniti amici di vita. In tale circostanza qualcuno ha rievocato il tempo in cui – nel teatrino della compagnia – si raffigurava il musical americano sulla Passione di Cristo (da lui stesso impersonificato) e, in un attimo, ci siamo accorti della catarsi: è stato nuovamente chiamato alla “Passione”. Risuonava nella nostra mente il brano di Jesus Christ Superstar che tanto gli piaceva e lo faceva sorridere, con una asimmetrica smorfia di gioia, ancora una volta improbabile, quanto esclusiva.
Marco è oggi chiamato ancora a portare la croce sulla scena della vita e permetterà a noi tutti, una profonda riflessione sul suo significato.
Lui, con il suo attaccamento e la sua dimostrata voglia di vivere, ha testimoniato il tesoro della speranza, un dono disponibile a ognuno, spesso ignorato o dimenticato. Il suo pellegrinaggio rifugge il modello di uomo che ricerca con l’apparenza, superficialità e banalità la più egoista affermazione di falsi valori – di fatto diffusa nella quotidianità di noi tutti – propri della gente comune.
Questa nota è un atto di riconoscenza per il suo sacrifico, che ci permetterà d’accrescere la nostra maturità con un’esperienza emozionale profonda nel suo spessore umano, espansa nell’animo e densa per come intrisa di verità.
Grazie Marco, per tutto questo.

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[Martedì 19 luglio 2011]

Nel rispetto più assoluto della libertà individuale sia per le opinioni che per le scelte, un rispetto a cui noi crediamo da sempre con il massimo impegno e la più grande profondità, abbiamo qui pubblicato un intervento dinanzi al quale siamo – e non potremmo essere diversamente – pensosi.
Personalmente, però, crediamo che ogni uomo abbia il diritto di scegliere, quando è stretto in condizioni estreme, ciò che ritiene più opportuno: o continuare a vivere ad ogni costo o scegliere di abbandonarsi finalmente alla pace e al riposo.
E senza che nessun altro uomo abbia il diritto di aggiungere o togliere una virgola alle sue decisioni.
e.b. blogger

» NESSUNO TI STA A SENTIRE «



Prendendo spunto dal nostro post (vedi) sul degrado del cimitero di Pistoia e sull’intervento di Cosimo Zetti, caposervizio della redazione della Nazione (domenica scorsa), un lettore scrive.

Buonasera!
In merito a quanto da lei trattato riguardo al degrado del Cimitero Comunale di Pistoia, le giro le mail a suo tempo inviate alle redazione del Tirreno e de La Nazione che però non trovarono né spazio né risposta.
Cordialmente,
Simone Agostini

----- Messaggio inoltrato -----
Da: Simone Agostini ****@***.it
A: La Nazione Cronaca Pistoia cronaca.pistoia@lanazione.net
Cc: vescovo@diocesipistoia.it
Inviato: Ven 4 febbraio 2011, 17:06:01
Oggetto: Cimitero “Il giardino” di Agliana
Alla Redazione di Pistoia de “La Nazione”

Condivido pienamente quanto riportato nell’articolo di oggi dal titolo “Cappella mortuaria in degrado, ma nessuno interviene”. Circa due anni fa avevo segnalato il fatto al “Tirreno” ma evidentemente non riscosse quell’attenzione che a mio avviso avrebbe meritato. Colgo ora l’occasione per riproporvi quel messaggio ed allo stesso tempo per auspicare un intervento da parte di Sua Eccellenza Monsignor Vescovo in quanto riterrei opportuno un Suo interessamento a tutela e salvaguardia di quei simboli di cristianità che ancora oggi stanno a cuore a molti di noi. Sempre più spesso siamo richiamati al rispetto di chi la pensa in modo diverso, perdendo di vista o perlomeno dando sempre minor importanza a quelli che sono i nostri fondamentali valori cristiani. Posso testimoniare che anche il giorno dei Defunti la liturgia (unica in tutto l’anno) non viene celebrata in modo solenne come a mio parere sarebbe giusto che fosse, ma svolta in modo piuttosto affrettato dal sacerdote di turno. Sì, purtroppo è proprio così, perché a mio avviso predomina la convinzione che ogni parrocchia ha il suo cimitero: San Piero ha il suo, così come San Michele e San Niccolò hanno il loro. E quello de “Il Giardino” sembra non appartenere a nessuno.
Saluti,
Simone Agostini

----- Messaggio inoltrato -----
Da: Simone Agostini ***@***.it
A: pistoia.it@iltirreno.it
Inviato: Mer 29 aprile 2009, 09:10:05
Oggetto: Cimitero “Il giardino” di Agliana

Spettabile Redazione,
scrivo questa mail perché vorrei testimoniare quali sono le condizioni in cui versa il Cimitero “Il Giardino” di Agliana.
Ho fatto queste costatazioni qualche giorno fa allorché mi sono recato in visita ad alcuni amici defunti.
 Devo precisare che è passato del tempo da quando c’ero stato l’ultima volta, ma sono rimasto meravigliato di trovarlo così degradato.
Prima di tutto balza subito agli occhi quella ringhiera zincata che non è quanto di meglio si potesse concepire in armonia con un determinato contesto architettonico; ma questo fa parte del buon gusto e purtroppo non si può pretendere, anche se si apprezza volentieri.
Le erbacce sono disseminate sia tra le tombe che lungo i viali in porfido i quali, oltre ad essere sporchi di terra, cartacce e cicche di sigarette, presentano numerosi avvallamenti con conseguente e cospicuo ristagno d’acqua. Anche sotto le arcate dei forni appare evidente supporre che non si provveda quasi mai a spazzare. Sotto il sagrato della chiesa vengono parcheggiati i mezzi utilizzati dai custodi, che oltre a non offrire di per sé un bello spettacolo, perdendo olio lasciando sul lastricato enormi macchie. Eppure sul retro (lato autostrada) ci sarebbe tutto il posto utile per parcheggiare, dando così un’immagine più consona ad un luogo, che al di là della fede o meno di ognuno di noi, accoglie i nostri cari morti.
Per non parlare infine della chiesa veramente sporca. Sul pavimento si trova perfino la mota, gli arredi sono pieni di polvere e non mancano neppure le ragnatele.
È pur vero che la cosiddetta “laicità” è ormai diventata un vezzo di cui fregiarsi; per molti ma non per tutti. E comunque il decoro è anche e soprattutto una forma di rispetto per tutte le persone care che ci hanno preceduto, a cui siamo ancora particolarmente legati e vogliamo molto bene.
Queste belle municipalizzate alle quali ogni anno i vari comuni ripianano enormi deficit di bilancio con i soldi di tutta la collettività dovrebbero operare adeguatamente e non essere, come tanti asseriscono, solo il “refugium peccatorum” dei militanti dei vari partiti politici.
Sperando che quanto esposto possa destare la vostra attenzione e far sì che ciò sia oggetto di verifica, approfondimento e riflessione trovando spazio nel giornale per un interessante articolo, ringrazio per il tempo che mi avete gentilmente dedicato.
Saluti,
Simone Agostini

Caro lettore,
nessuna meraviglia ormai per niente. Nel nostro post finivamo con una domanda riguardo al calo  in picchiata dei lettori.
È ovvio che la gente legge sempre meno i quotidiani: perché si rende conto che gli organi di stampa non sono fatti per loro, ma – il più delle volte – solo per garantire uno stipendio a chi ci lavora.
A prescindere, avrebbe detto Totò.
Ed ecco, ovviamente, i risultati… Anche il vescovo non si è accorto di niente.
Cordiali saluti a lei e grazie per il suo intervento.
e.b blogger
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[Martedì 19 luglio 2011]