giovedì 14 luglio 2011

» IN MEDIO STAT VIRTUS «

di Luigi Scardigli



Per fortuna ci sono i ristoranti, molti, quasi troppi e pub, decisamente meno, a colorare Pistoia, altrimenti, siamo onesti, spesso avremmo difficoltà a motivare la nostra cittadinanza. Salvo che in qualche circostanza teatrale, sporadici reading di poesia, incontri che massime autorità di pensieri così deboli da non essere traducibili in pratica, qualche morto di mesotelioma – questi non mancano mai – e poi, fiore all’occhiello, i tre giorni del Festival, al quale abbiamo mosso ferocemente, ma onestamente, i nostri appunti, ma solo da un punto di vista artistico, tecnico, culturale: senza il Blues’In, sappiatelo, questa città varrebbe meno, molto meno.
Certo, in presenza di un eterogeneo e massiccio afflusso umano come succede per i fine settimana festivalieri, il controllo della situazione si fa più arduo e difficoltoso, specie se non si addestrano cani anche per il controllo dei livelli alcolemici, oltre che di sostanze di moderata stupefacenza: i furbi poi, che son parenti vicini dei vandali, dunque dei delinquenti, figli tra l’altro delle stesse mamme, puntualmente gravide, si incuneano con viscida e sorprendente facilità tra le reti della pacifica e legale confusione, con il risultato, tangibile, di fastidi, nella migliore delle ipotesi e devastazioni, nelle peggiori, ma instillando, soprattutto, nelle coscienze comuni, non prodighe ad aperture e spesso sofferenti di xenofobia e misoneismo, quella voglia di chiudere e chiudersi.
La stessa cosa, del resto, succede, da parecchi anni e con risvolti di cronaca nera e giudiziaria decisamente più cupi e dolorosi, in molte domeniche calcistiche. Nessuno, però, tra i residenti del centro storico – infastiditi dal greve olezzo di urina di un Romeo qualunque che ha deciso di affogarsi nel vino per riuscire a dimenticare la sua Giulietta, che ha preferito lasciarsi andare tra le braccia di un ricco professionista invece che inseguire i sogni del suo compagno no-global, pipì tra l’altro che ha lo stesso rancido e fastidioso odore di quella fatta dalla coppia di barboncini della contessa del piano di sopra – ha mai deciso di protestare, con lo stesso ardore e accanimento, quando in città sono arrivati gli Unni trasformati da tifosi e che hanno legittimato la propria demenza, purtroppo non senile, ma chimica, sventolando bandiere diverse dall’arancione mettendo a fuoco e fiamme Casermette e dintorni.
Mentre scrivo però mi sovviene che le lamentele del blues nascono dai residenti del centro, mentre l’umile e silente sopportazione ha radici periferiche. Bisognerebbe allora che i residenti del centro andassero a lezione da quelli delle Casermette per capire come riescano, dopo tanti anni di macchine danneggiate e intralci al comune sopravvivere, ancora a sopportare con religiosa rassegnazione questi oltraggi.
In medio stat virtus, non c’è dubbio.

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[Giovedì 14 luglio 2011]

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