PISTOIA. Grandezza e bellezza della società democratica, multietnica e multirazziale!
E Il Tirreno sa bene come si fa: scambia l’italiano per l’albanese e tratta la C come se fosse sempre dolce e palatalizzata, anche dinanzi alla O, pur se preceduta dalla muta H.
Tanto per fare un esempio, vedete l’albanese barcaleta (si dice barcialeta), scherzi-barzellette.
Purtroppo però in italiano questa tecnica non funziona, nemmeno pensando all’ispanico accostamento CH – vedi chupa.
Complimenti, comunque, per la coraggiosa innovazione linguistica che, magari, potremmo segnalare alla Crusca a sostegno dell’affermazione delle nuove regole ortografiche del terzo millennio.
Intanto la coraggiosa operazione riceve il «Premio Nazionale del Marchesino», con diritto alla menzione in rima e un applauso per il sindaco-sceriffo Mochi, che sembra – a occhio e croce – l’autore della forma stessa (pur mancando, però, le virgolette-caporali del discorso diretto, gente!).
Magari menzione potrebbe essere anche scritta con la grafia moderna imperante nell’era del c’ho: menSione, con una bella S al posto della Z, dato che a Pistoia le due consonanti si confondono/scambiano spesso e volentieri, come in il zole, il zale, l’inzalata e sensa – ma senZa fare confusione con minzione, ovviamente…
Il saggio del marchesino Eufemio
A dì trenta settembre il marchesino,
D’alto ingegno perché d’alto lignaggio,
Diè nel castello avito il suo gran saggio
Di toscan, di francese e di latino.
Ritto all’ombra feudal d’un baldacchino,
Con ferma voce e signoril coraggio,
Senza libri provò che paggio e maggio
Scrivonsi con due g come cugino.
Quinci, passando al gallico idïoma,
Fe’ noto che jambon vuol dir prosciutto,
E Rome è una città simile a Roma.
E finalmente il marchesino Eufemio,
Latinizzando esercito distrutto,
Disse exercitus lardi, ed ebbe il premio.
Giuseppe Gioachino Belli
(22 luglio 1843)
Cliccare sull’immagine per ingrandire.
[Sabato 16 luglio 2011]
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