di EDOARDO BIANCHINI
La Breda? Un’azienda messa in mano ai
politici-cavalletta
È DA QUANDO è scoppiato il caso Breda che andiamo ripetendo sempre la
stessa cosa, che non si mette, un’azienda così, in mano ai politici, perché i politici
sono come le cavallette: passano, rapano l’erba verde e lasciano in terra le
stoppie, belle e secche e improduttive, e migrano altrove.
È da quando ci occupiamo della Breda, impoverita
e imbastardita, di Vannino e di Bassolino, che andiamo ripetendo una cosa sola:
che l’azienda sarà venduta, perché va venduta. E va venduta perché, ogni sole
che si alza, anche d’inverno, anche sotto le nuvole, la Breda costa un milione
di euro di guai, di danni, di risarcimenti per ogni tipo di errore civilmente rilevante.
Volenti o no.
È da quando abbiamo iniziato a
rifletterci sopra, che abbiamo scritto – anche rispetto a quel povero bimbo
viceministro di Fassina, portato a Pistoia da Bertinelli, il Sindaco della
città di tutti, ma ghettizzatrice dei rom – che la fine sarebbe stata logicamente
e inevitabilmente questa. Poi ci auguriamo di sbagliarci.
Sappiamo perfettamente che i profeti
stanno sul culo a tutti: assomigliano agli uccelli del malaugurio. Ma per chi
sa ragionare con mente pura – come direbbe il Vico, che Bertinelli
dovrebbe conoscere – le leggi dell’economia sono queste e non altre: vedono
solo il profitto e non l’orrore delle perdite. E il Pd (partito
democristiano, come già dice qualcuno) altro non vede che questo, per il
fatto che, scoperto quant’è bella la finanza, ha tranciato, affettato, passato
nel passatutto delle salsicce, quel patrimonio sociale che un vero Stato
equilibrato e socialdemocratico riformista avrebbe dovuto salvaguardare con le
unghie e con i denti: i servizi, la sanità, l’economia, la scuola.
Questo Stato, al contrario, ha
abbracciato l’ottica del profitto ed eccoci a fine corsa. Perché la corsa
finirà: Cassa Depositi e Prestiti di Fassina o no; quisquilie dei Fyra o no;
cazzate dei politici o no. E la Breda, finora ostaggio di politici che ne hanno
fatte di pelle di becco, finirà in mano ai becchini, spacchettata e dissolta. È
questo, oggi, l’unico risanamento possibile.
Calamati, sul Tirreno,
riflettendo sulle chiacchiere di aria fritta dei sindacati, sottolinea il
passaggio «Nel caso, infine, di una vendita, i sindacati confederali “ritengono
indispensabile che AnsaldoEnergia e tutto il trasporto ferroviario non vengano
ceduti a terzi senza garanzie su occupazione, tutela del patrimonio
tecnologico, industriale e di competenze”» e ammicca alle garanzie per l’occupazione.
Sono le solite cose che si dicono per tener
buona la mandria: l’ottica del profitto è quella stessa che ha portato alla
costruzione del San Jacopo, per i cui dipendenti del bar erano state date le
più ampie garanzie: ma sono ugualmente finiti a casa. E non erano che pochi
euro: immaginatevi gli interessi di milioni e milioni – e alla fine di miliardi
– della Breda!
Non si dà un’azienda così in mano ai
politici, peggiori delle cavallette.
O altrimenti l’azienda finiranno in
mano – come ora sta accadendo – agli spacchettatori, che la faranno a pezzi
come Edward in Pretty Woman, senza però finire in favola come nel film:
perché le favole, fra gli squali della finanza, non si incarnano mai.
Possiamo essere odiosi (perché diciamo
a tutti, e in faccia, la verità), ma non siamo un blog di cretini.
I cretini sono altrove. E sono quelli
che credono che, in un mondo della fine come questo, si possa ancora continuare
a sperare che, dinanzi a un default di Stato, anche Letta (povero
bambino col fiato grosso pure lui) possa e voglia trovare quattrini da buttare
nel sifone inghiotti-tutto della Breda, caricandoli, in tasse ammazza-tutti,
sul groppone degli italiani dissanguati, depauperati, disoccupati e trasformati
in pezzenti da questa classe politica inerte e inutile che crea nuovi Senatori
a vita, ma non decide su niente.
L’era dei Vannini e dei Bassolini è
alle nostre spalle.
Davanti c’è solo il cimitero.
[Questo intervento è pubblicato come
espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
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[Martedì 24 settembre 2013 | 08:53 - © Quarrata/news]
quando qualcuno mi chiede "come finiremo?" ho sempre tre reazioni: abbassare la testa, respirare a fondo e poi scrollare la testa... poi cerco di dire parole semplici "sarà dura" "dobbiamo lottare" "ce la dobbiamo fare" e poi in mente mi passano queste immagini http://www.youtube.com/watch?v=6qbGa2S_Yj8 ed ogni volta ritrovare la forza di continuare è sempre più difficile
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