di LUIGI SCARDIGLI
Apericena, ieri sera al Caffè Marini, della neonata associazione,
costola fastidiosa del Pd
PISTOIA. Il Governo barcolla. Nel centrodestra dicono che dipende
dall’irremovibilità degli avversari; nel centrosinistra sostengono che con il Cavaliere ancora nei paraggi non si può
più andare avanti. Sul Paese incombono, minacciose, le elezioni. Matteo Renzi
però, temuto forse più dai suoi che dai nemici, è pronto: il suo seguito
arancione, laico, quelli di Adesso!Pisoia,
anche, tanto che ieri sera, in vista del congresso di ottobre e di quello che
scatenerà (un inferno di cristallo), si sono dati appuntamento, in 127 (mica
pochi) al Caffè Marini, per guardarsi
negli occhi e capire se sia o meno giunto il momento di iniziare a combattere.
Le forze sembrano esserci tutte, ma
soprattutto, la cosa che dà il maggior contributo e coraggio all’associazione,
è la totale assenza di paura. Incoscienza? Forse sì e anche parecchia, ma per
credere che si possa ancora fare qualcosa in questo Paese alla deriva, occorre
essere mossi da ideali che non contemplino solo e soltanto lo scibile e il
fattibile: bisogna necessariamente guardare oltre.
«Vogliamo un partito, il Partito Democratico, il nostro
partito – ribadisce per l’ennesima volta il professor Roberto Bartoli – con le primarie
allargate e autentiche per tutte le amministrative del prossimo anno e una data
insormontabile, quella di 100 giorni dal congresso. Vogliamo rimpossessarci di
un partito, il nostro, mi preme sottolineare, che negli ultimi anni si è perso
tra i meandri dell’autoreferenzialità, allontanandosi così tanto dalla società
civile fino a perderne di vista contenuti e contatti. Ci siamo e siamo
fortemente intenzionati a trasformare radicalmente il Pd e buona parte della
sua classe dirigente che si è irreparabilmente persa tra i salotti delle
intese, più o meno larghe, scordandosi di dover essere l’espressione morale e
civile di milioni di elettori».
Matteo Renzi è il leader maximus di questa associazione, che anche a Pistoia ha
inesorabilmente squarciato le stanze lasciate in penombra del partito, aprendo
le finestre e spalancando le porte.
«È la società che deve entrare nel partito e non il contrario
– aggiunge Roberto Bartoli –. Ma questo deve
succedere in ogni angolo del Paese, con una logica e una coerenza univoche, che
non possono e non devono dare adito ad alcuna interpretazione: non si possono
indossare, in parole povere, gli abiti dei riformisti a Roma e spogliarsi sulla
via del ritorno a casa, a Pistoia, ad esempio, per mettersi quelli dei
conservatori».
Il messaggio, affatto criptato, è per
Caterina Bini e per quello stuolo multiforme ed elastico di alcuni giovani deputati del Pd alle prese con
il dubbio amletico se restare legati al carro del trasformismo giolittiano e
continuare a vivacchiare da eterni pseudo sconfitti e/o pseudo vincitori o
provare, una volta per tutte, a staccarsene per sempre e tentare la via
democratica della vittoria.
Senza se e senza ma.
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Foto di Luigi Scardigli.
[Venerdì 27 settembre 2013 | 09:02 - © Quarrata/news]
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