di EDOARDO BIANCHINI
QUANDO nel 1988, per puro errore e chissà perché, il Centro Donati
di Giancarlo Niccolai mi dette il Premio La Pira, a consegnarmi la targa del
Presidente della Repubblica e la busta con l’assegno di 800mila lire (all’epoca
una bella somma), c’era Enzo Biagi.
E quel grande mostro sacro del
giornalismo, prendendo la parola prima della cerimonia di premiazione, volle
parlare un po’ di sé e della sua vita costellata di difficoltà, sì, ma anche e soprattutto
di successi.
Ci fu un’espressione, ricordo, che mi è
sempre rimasta nella mente e che, stamattina, mi ci rifrulla con insistenza: «Nella mia vita – disse e sottolineò – ho incontrato molte grandi Signore e, ancor più, delle
grandi vecchie baldracche».
Non si freghino le mani le femministe,
perché non parlava affatto di donne, ma di gente, genericamente gente – personaggi
maschi e femmine – senza distinzione di sesso, ma al femminile.
Vecchie baldracche del lenocinio della lecchineria, dell’adulazione e della ruffianaggine
socio-politico-economico-sociale-finanziario-culturale-umana.
Vedo che ho fatto un bel trenino delle
attività antropiche tutte in fila.
Aveva ragione il grande a
parlare così.
L’Italia è un Paese di vecchie
baldracche, intese come entità ruffianamente prone all’esercizio inutile e
vacuo della retorica e della più smaccata insulsaggine.
Un esempio lo abbiamo proprio da ieri a
stamattina con gli interventi a raffica sparati a sostenere le ragioni dell’antirazzismo
dopo le scritte anti Kyenge di Pistoia:
“Sparare al ministro Kyenge e non ai Cc”
e “Ministro Kyenge fuori dai coglioni. FN”.
Le due frasi, segnalate in primis
dal Sindaco Bertinelli, se potevano restare una semplice esternazione idiota di
un qualche imbecille notturno, ora hanno salito il podio dell’Oscar e hanno
quindi ottenuto quello che – forse – volevano: risonanza, visibilità e fama
riconosciuta perfino con squilli di tromba e rulli di tamburo.
Non è questa la materia viva e vera
dell’informazione, ma certo è quella sorta di buddismo filosofico di massa (con
assoluto rispetto dei veri buddisti), che trasforma la farinata di cavolo nero
in ‘alta indignazione’ inutile.
È il segno della cultura da Paese di
vecchie baldracche che trasforma i liquami in argomenti da dissertazione
filosofico-morale o, in certi casi, perfino teologica.
Non serve a nulla, oggi. Non è mai
servito a nulla, in passato.
Sennò, gente, l’Italia sarebbe mai stata
ridotta in queste miserevoli condizioni?
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[Sabato 11 maggio 2013 | 10:48 - © Quarrata/news]
Come hai ragione caro Edoardo! Condivido perfettamente quanto scrivi. L'italia è sempre stata, è , e quanto pare sarà (purtroppo per i nostri figli) un paese di " vecchie baldracche".I fatti degli ultimi tempi parlano chiaro e sembrano tristemente confermare che non ci sarà nessuna alternativa a tutto questo.
RispondiEliminaMio Dio, blogger, come son d'accordo!
RispondiEliminaFermo restando che chi scrive quel tipo di cose sui muri è un grande coglione (anche perchè - e a Pistoia ne abbiamo avuto un tragioco esempio -prima o poi si finisce sempre per trovare uno squilibrato con pistola che uccide qualcun altro solo perchè ... nero), anch'io penso che la grancassa mediatica sia esattamente ciò che il coglione (o i coglioni) in questione cercava. Godendo come un matto davanti alle nobilissime (e giustissime) parole di condanna.
Nel diritto di cronaca (da garantire sempre e comunque), non sarebbe bastata una "breve"?
PS)- Possibile che in una città piccola come Pistoia, e piena di telecamere, non si scopra il coglione (o i coglioni) in questione ?
Dice niente la famosa teoria degli "opposti estremismi"? Non ha insegnato niente?
RispondiEliminaBianchini, un Ministro della repubblica italiana che ha come compito quello di risolvere i problemi dei "non cittadini italiani"; ha proprio ragione lei, questa è una Repubblica di baldraccre!