di LUIGI SCARDIGLI
PRATO. Non suonavano insieme da parecchi anni, così tanto che
nemmeno controllando l’orologio, si riuscirebbe a quantificarlo, il tempo che è
passato. Ma il prossimo 18 giugno, al Teatro Nazionale di Quarrata, Cristiana
Romoli sarà una delle quattro cantanti che impreziosiranno la serata La solidarietà è uno spettacolo. Al
femminile e per esibirsi, nella circostanza, occorreva che abbinasse la sua
voce, un portento poliedrico, ad una chitarra. Che fine avrà fatto il vecchio
Bonardi, avrà pensato ladyfunky. Il
resto, che sono i contatti rinnovati, le prove e tutto quello che si annida in
un piacevole rendez-vous, li salto a
piè pari e vengo al dunque, a ieri sera.
Erano all’Opificio, in piazza San Marco, a Prato, Cristiana e Andrea: lei con
la sua voce (e dei pantaloni bruttissimi e calzature impresentabili) e la sua
onirica impertinenza, lui con il piglio di chi le cose non può che farle
seriamente. Ma il diavolo e l’acqua santa, si sa, insieme formano una gran
bella coppia e allora, dopo un tagliere di salumi e formaggi che lei ha
famelicamente divorato, la serata dell’intrattenimento ha spiccato il volo. Ha
iniziato da sola, Cristiana, con le sue basi, quelle che l’accompagnano,
sistematicamente, nelle serate dove la distrazione
comanda sovrana: a seguire la battaglia per la supremazia tra il suo diaframma
e l’ugola, anche ieri sera, erano solo tre marmocchi, incantati da quella voce
che parrebbe essere l’ideale per una ninnananna, anche mentre intona Giorgia, di Ray Charles.
Ma anche quando il mix ha taciuto e a
dare i tempi alla sua meravigliosa profondità timbrica ci han pensato Andrea
Bonardi e la sua chitarra, gli umori della folla non sono cambiati e il brusìo
di un sabato sera ha continuato a serpeggiare indisturbato. Cristiana è
abituata, però; canta per sopravvivere, vero, ma canta anche e soprattutto
perché non potrebbe farne a meno e allora, se davanti c’è uno stadio attonito o
una selva di indomiti corteggiatori e simpatiche corteggiabili, c'est la
même chose: gli occhi si chiudono, la voce diventa una lancia perforante,
il microfono si modula rispetto ai decibel della cassa toracica, le scarpe un
fastidio da cui liberarsi con totale disinvoltura e lo stomaco, parte terminale
e visibile dell’anima, emette i suoi vagiti. Nasce una canzone, un’interpretazione,
un’idea, così personale e così autoritaria che Cristiana si permette il lusso
di scambiare e perdersi, nella maestosa interpretazione de La luna bussò, di Loredana Bertè, tra le ciglia di Olivia, anziché quelle di un bambino.
Ha fatto bene, a portarsi sua figlia
nel cuore e nelle sue canzoni, ieri, Cristiana, come succede puntualmente tutte
le sere che il lavoro la porta ad albeggiare altrove: è piccola, Olivia, sta
praticamente dappertutto e poi non se ne è accorto nessuno dell’interferenza
didattica, mentre lei, Olivia, che sta attenta, l’avrà sentita dolce e chiara
la carezza della madre.
Ora un pezzo di Michael Jackson, poi Alleluja, rigorosamente nella versione Streck, fino ad arrivare a Mas que nada. Andrea non toglie gli
occhi dai capotasti, Cristiana non li tiene fermi in nessun posto. Dalla
vetrage d’ingresso dell’Opificio
arrivano il freddo e l’umido di un fine maggio incredibile, più che anomalo: i
bambini salgono e scendono le scale, i padri li controllano dal piccolo
piazzale antistante l’ingresso, dove sorseggiano spritz e aspirano nicotina; al primo piano si festeggia un
compleanno. Cristiana suggerisce un trenino,
Andrea esclude categoricamente la proposta, bocciandola come indecente. Si va
avanti con la scaletta, quella che Cristiana Romoli e Andrea Bonardi porteranno
il 18 giugno a Quarrata, tra funky, soul e musica d’autore, violentata dall’autorevole
professionalità di una vocalista che parrebbe avere la pelle scura.
Non so se prima dell’appuntamento di
Quarrata, Cristiana e Andrea abbiano la possibilità di misurarsi dal vivo con
il pubblico: lei è facile sentirla esibirsi un po’ ovunque, dove si festeggiano
fatidici sì nunziali, così come dove
occorre tenere impegnati una mandria di marmocchi scatenati. E’ elastica,
consapevole della propria imponenza vocale, Cristiana e soprattutto sa
adeguarsi. Quando l’ho conosciuta, pensate, lavorava alle giostre: stava al
centro tra una miriade di vaschette di vetro trasparenti con i pesciolini rossi
dentro. Già allora però voleva fare la cantante, da grande. Ed è per questo,
forse, che allora, si faceva chiamare Luna.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 25 maggio 2013 | 20:22 - © Quarrata/news]
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