di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA. Peccato che Emma, la violinista, alle prime luci dell’alba,
ieri, sia stata rapita da un sedicente gruppo di nomadi che l’avrebbero portata
a Roma, per venderla alla band meno attendibile. Peccato davvero, perché se ci
fosse stata anche lei, ieri sera, sul palco del Pianeta Melos, con Marco Marrucci, Marco Balducci, Piero
Cappellini, Francesco Fanciullacci e Nicola Beneventi, il concerto dei Farewell to heart and home sarebbe stato
addirittura più bello di quanto non lo sia stato.
Peccato anche che la risposta della
città, ad un concerto gratuito – con una consumazione obbligatoria non
rigorosissima – non sia stata delle migliori. Ma questa, al di là del rapimento di Emma, è un’altra cosa, è
cosa vecchia, che non ha davvero nulla da spartire con la professionalità,
semiseria, ma artisticamente ineccepibile, della formazione, una lieta
reincarnazione dei Depeche Mode,
tanto per intenderci e capire subito cosa sia andato a sentire, ieri sera, ma
anche una coda dei Bronsky Beat,
seppur il diaframma baritonale di Marco Marrucci non evochi quello in si
bemolle di Jimmi Sommerville.
Nemmeno la prestigiosissima chicca che li ha visti primeggiare, l’anno
scorso, al Rock Contest di
ControRadio ha spinto il pubblico più giovane a farsi solleticare dall’evento;
in sala, in una sala desolatamente piena solo lungo i lati del suo perimetro, c’erano
soprattutto gli amici di infanzia e di cordata dei cinque strumentisti, accorsi
a dar manforte ai loro illustri conterranei e per sentirli ancora all’opera,
dal vivo, in un ambiente, per molti, nuovo di zecca.
Peccato davvero perché il rock progressivo dei Farewell – che a me non fa impazzire; ma
non il loro, quel genere in termini assoluti – merita davvero attenzione e
approvazione. Una bella formazione, essenziale, con Francesco Fanciullacci
sistematicamente rivolto ai suoi tom e rullanti, Nicola Beneventi, un basso che giganteggia, Piero Cappellini,
la tastiera parlante, Marco Balducci, la chitarra degli assoli e Marco
Marrucci, la voce british, il leader
che dispensa ordini tattici e umorismo, un primeggiare, il suo, conquistato sul
campo, anzi, al microfono, dove sibila motivi facilmente immaginabili e
proiettabili su un qualsiasi schermo immaginario, per una clip che mi
prodigherei a realizzare: stazione di Santa Maria Novella, per una musica
decisamente ferroviaria, ma rimanendo
nei paraggi delle loro abitazioni, su uno di quei binari arrugginiti dove
transitano solo pochi convogli al giorno, scambi morti di destinazioni
inesistenti affollati da agguerriti ma improbabili wryters con le loro
bombolette ormai prive di spray, incapaci di lasciare il codice del loro
malessere.
Per fortuna che, durante il concerto,
fonti non ufficiali, ma attendibili, hanno lasciato capire che una pattuglia
dell’Interpool di Riccionesi sia già messa sulle orme della banda di rapitori e
che Emma, la violinista – questa la cosa più importante – stia bene e presto
tornerà ad abbracciare familiari, parenti, amici e i suoi colleghi dei Farewell. Per il gran ritorno, la formazione
ha previsto una festa: non sanno quale sito privilegiare, ma hanno escluso,
categoricamente, il Pianeta Melos, o meglio, Pistoia.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 19 maggio 2013 | 08:33 - © Quarrata/news]
[Domenica 19 maggio 2013 | 08:33 - © Quarrata/news]
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