sabato 26 gennaio 2013

ASSEMBLEA DELLA MISERICORDIA. ARTIOLI: «IO SONO COLUI CHE È»


di EDOARDO BIANCHINI

«Nove anni per la nuova sede? È solo colpa del mio predecessore Barontini» – Come scaricare un collega per non ammettere la propria inefficienza – Trasparenza dei bilanci ineccepibile: venivano inviati perfino a Napolitano e a Papa Benedetto XVI – A noi, però, non li hanno dati – Tre cause perse e 300-400mila euro gettati al vento

AGLIANA. E venne il giorno dell’assemblea plenaria e Artioli poté finalmente parlare e narrare tutto l’inutile in un linguaggio da colui che è nel roveto ardente del Sinai dinanzi a un Mosè inginocchiato e a tutto il popolo di Israele.

Come il chirurgo delle tonsille della barzelletta che, per operare, passa dall’ano e cerca di giungere alla gola, Artioli ha iniziato a parlare alle 21:15 circa, ma alle 23 non era che giunto all’ombelico, perché la narrazione era partita dai fatti del 1996 e, l’ombelico, si trovava all’altezza del 2006, ma ancora restavano altri 6 anni (la conclusione delle cause è, appunto, del 2012) e il suo bisturi sarebbe dovuto ancora risalire negli ultimi chilometri dell’intestino, passare il duodeno, passare il piloro e poi, oltre l’esofago, finalmente, arrivare in vista delle tonsille. E chi avrebbe potuto resistere a tanto? Non potevamo farcela, noi che siamo semplici esseri umani; e siamo stati costretti – come anche diversi cittadini aglianesi – ad andarcene a letto.
Detta così sembra una presa in giro. Ed è una presa in giro: da parte del capo della Misericordia. Ma procediamo con ordine.
Uno dei primi fulmini artioliani che ci siamo presi, è stata una lezione di alta filologia italiana perché, forse, da qualche parte, parlando del consigliere Pastacaldi, scomparso, dobbiamo avere scritto (così almeno Artioli-Jaweh tuonava) «venuto a mancare». L’illuminato del roveto ardente l’ha presa come una offesa al defunto: peccato che, nonostante la sua onniscienza, Artioli non sappia che «venuto a mancare» è solo un modo più sfumato e delicato di parlare di un morto. Lo tranquillizziamo: alla prossima – se capita l’occasione – diremo morto: sarà così un italiano più adatto al suo livello che, quanto a tasso, non si discosta di troppo da quello di un extracomunitario, tanto che il ‘Governatore’ dovrebbe davvero tornare a scuola dalla sua maestra che – rammentata per inciso nelle divagazioni inutili di ieri sera – Artioli ama tanto, ma da cui (sembra) ben poco ha appreso, vista la sua esosa e spocchiosa incompetenza.
In secondo luogo vale la pena di ricordare che, a dimostrazione della sua trasparenza, Artioli (che non ha gradito essere chiamato Governatore, perché lui è il Presidente: forse preferisce essere accostato a Obama piuttosto che al suo correligionario Enrico Rossi…?), ha impiegato almeno 3 minuti e 24 secondi per leggerci la lista non della spesa alla Coop, ma delle persone che hanno ricevuto i suoi bilanci misericordiosi.
Come dal cilindro del prestigiatore, sono usciti due nomi eccellenti: Benedetto XVI e Giorgio Napolitano. E – scusatemi se è poco – la fantasia mi ha aperto una visione come a Santa Chiara quando, ammalata al convento di San Damiano, vide San Francesco che celebrava il Natale nella basilica inferiore di Assisi, e per questo motivo fu fatta patrona della televisione: ho visto – mentre Artioli chiacchierava sul nulla – quel buon vecchietto dai capelli bianchi e con il cappellino rosso in testa, in una sera d’inverno, tra le sue candide copertine, in Vaticano, che si rivolgeva al suo fedele maggiordomo, Paolo Gabriele, e gli diceva: «Per fafore, Paolo, passami il pilancio tella Miserikortia ti Aghliana, percké io foglio lèccere e kommentare come una prekiera prima ti tormire…». Poi Benedetto chiamava il ‘Kwirinale’: «Ciorcio… hai fisto kwanto è prafo il kofernatore tella Miserikortia ti Aghliana? Ha fatto kostruire la nuofa sete in appena nofe anni!». Scene da Crozza, insomma…
Perché, nonostante la divina bravura di Artioli, che ieri sera si è incensato dall’inizio e fino quando noi di Quarrata/news non ce ne siamo andati disgustati della “mena del can per l’aia”; nonostante tutte le sue “auto-pere”, per difendere la sua totale incapacità organizzativo-amministrativa (9 anni per la nuova sede: in proporzione mille volte di più della costruzione della piramide di Cheope), altro non ha – in buona sostanza – saputo fare che sparare vergognosamente addosso a Barontini, il presidente che lo aveva preceduto. La colpa? È stata solo di Barontini.
Se novella dello stento c’è stata, è da attribuire a lui, che non ha fatto un contratto scritto con i Mangoni: non ha detto, Artioli, con un doveroso atto di contrizione – e il correttore, don Paolo, qui ha fallito in pieno – che la colpa era soprattutto sua, perché, quando un errore si vede, si cerca di correggerlo e sùbito; e non si mena per 9 anni e non si trascina in tribunale. Bastava che Artioli facesse patti scritti con i progettisti Mangoni: ma lui no; lui ci ha messo 9 anni per capire (1997-2006) e gli ci è voluto l’avvocato Rossetti (Dio ci perdoni: abbiamo scritto Rosselli!): morbido il ragazzo, no? E davvero ineccepibile il suo comportamento da buonus pater familias – figura a cui Artioli si è orgogliosamente richiamato nella sua “lezione di dottorato” –, un comportamento che però è costato tre o quattrocentomila euro alla Misericordia di Agliana, ai suoi cittadini e ai suoi volontari. È per questo che viene da domandarsi: ma quando faceva il direttore di banca, era ugualmente sveglio e svelto nello svolgere i suoi compiti? E c’è da meravigliarsi – più in generale – se il Monte dei Paschi si trova nelle attuali situazioni a fronte di sì solerti funzionari e tecnici del settore e della finanza?
Di fatto Artioli ha sprecato, e fatto sprecare, le cifre di cui abbiamo parlato; di fatto ha perso tre cause (i progettisti e il termoimpiantista); di fatto ha lasciato passare in giudicato queste sentenze riconoscendo, perciò, di avere torto, o altrimenti si sarebbe opposto.
Non sto a raccontarvi la storia dell’ingegner Ortu (se il nome è sbagliato, Artioli, che ama i papi, mi corrigerà, come disse Wojtyła): quella storia lì, ve la rimando a un’altra volta con dovizia di particolari. E non sto neppure a insistere troppo sul fatto che Artioli si è lamentato che il nostro blog è rimasto bloccato “per ore” (ha detto così, ma in realtà si è trattato solo di una quarantacinquina di minuti!) con l’intervista in linea di Lido Turelli: lo ha detto lui, proprio lui che ci ha messo 9 anni 9, ossia 3.285 giorni più bisestili, per risolvere il problema (e non le problematiche, signor Artioli-Devoto/Oli italianista raffinato) della nuova sede.
Verso le 23, dimostrando di non essere, neppur Lui, quel Dio qual si era incensato fino al momento, Artioli è sceso dal trono, dov’era circondato da Cherubini e Serafini, e, dopo essersi fermato a parlare un istante con il figlio, è dovuto «battere in “ritirata”» – e spero che non mi denunci all’Accademia della crusca, perché non sa che ritirata significa cesso, ma come nome è molto meno volgare…
È stato lì che ho cercato di parlarci per vedere di intenderci: «Senta…».
Volevo chiedergli se ci dava i bilanci che aveva inviato a Giorgio, l’Uomo di Budapest, e a Benedetto, il serafico papa dei ‘maggiordomi fedeli’.
Artioli, da buon misericorde che fonda la sua vita e le sue opere sui principi evangelici, è scappato alla toilette e ci si è chiuso dentro.
Ha detto che non me non parlava: evidentemente temeva, anche lui, di prendere l’Aids per semplice stretta di mano.
Due le spiegazioni:
  1. o se la sarebbe fatta addosso lì, all’impiedi (del resto, fino ad allora, aveva parlato anche troppo, facendola – come si dice – finanche fuor del vaso…)
  2. o non aveva argomenti che scagionassero la sua conclamata e sconveniente incapacità amministrativo-operativa dimostrata, nei fatti, da 9 anni di assoluta inettitudine e neghittosità con disastro economico finale; tre cause perse e 300-400mila euro fumati.

Io, stupido asino che non sa l’italiano né le altre tre o quattro lingue in cui mi muovo a malapena, propendo per credere che Artioli non avesse argomenti di sostanza – tra l’altro il giudice ha sempre sottolineato questo, in sentenza.
Del resto il suo inconcludente discorso sulla storia della Misericordia-dentifricio (dalla A alla Z, tartar control), nella sua roboante nullità, aveva fatto, fino ad allora, e non solo a noi, barbari stranieri e invasori di campo, lo stesso effetto di una – in metafora – splendida e inconsistente ‘scorreggia barocca’.
Io non ve lo vorrei dire, ma non ve lo mando a dir dietro, aglianesi… Toglietelo dalla direzione-governatorato della Misericordia! È meglio per voi e per tutti.
Perché: se voi foste direttori di banca, glielo dareste un mutuo, ad Artioli, con il rischio di vederglielo fumare perché non sa levarsi (pensate ai 9 anni e tremate!) il famoso dito… dall’orecchio, come dicono gli inglesi?
Orate, fratres Misericordiae!

P.S. – Ci riferiscono che anche Barontini se ne è scappato dall’assemblea disgustato. È vero, Artioli?
P.S1 – Il Carnevale, ad Agliana, è cominciato con qualche giorno di anticipo.
P.S2 – Seguono le dichiarazioni dell’avvocato dei primi progettisti e dell’ingegner Mangoni.

Avvocato Fiume

Ingegner Mangoni

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[Sabato 26 gennaio 2013 | 13:32 - © Quarrata/news]

6 commenti:

  1. Caro blog,
    confesso che Agliana si sente un po’ assediata dalla vostra indagine giornalistica, ma rispondo al vostro invito, ponendomi considerazioni e domande:
    1 - Che sia resa doverosa chiarezza nei confronti della popolazione, come riporta il manifesto affisso nelle vie aglianesi.
    2 - Disgiungere chiaramente i volontari della Misericordia e la sua opera assistenziale, sanitaria e sociale ultracentenaria, dai fatti su cui si discuterà questa sera. Rammento anche l’opera di integrazione con i vari gruppi di immigrati nazionali.
    3 - Domandarsi come due stimati professionisti, il cui nonno Alighiero fu trai fondatori della Misericordia (1908), e la cui opera è anche visibile nella ristrutturazione della Chiesa di San Piero (a detta di don Paolo resa gratuitamente), possano aver intentato una causa civile contro la Misericordia di Agliana.
    4 - Domandarsi come mai i professionisti non dettero seguito alla promessa, che mi fecero, in nome dell’amicizia che ci lega, di addivenire ad una composizione bonaria extragiudiziale.
    5 - Domandarsi se l’incontro con la Misericordia risultò od apparve ai professionisti denigratorio della PROFESSIONE… asserendo il progetto tutto sbagliato.
    6 - Domandarsi se il danno avvenuto, da parte della Magistratura, e tenuto nascosto, abbia ingenerato, nella popolazione, smarrimento, dubbi e dia invece vigore ai giornalisti, che, facendo il loro lavoro d’inchiesta proprio della professione, ci stanno facendo le “bucce”.
    Grazie per lo spazio. Ricordi che la Misericordia ha superato sempre i momenti difficili.
    Ferdinando Santini
    P.S.: la presente mail inviata da ipad, alle ore 20.11, del 25.01.’13, non essendo pervenuta, è stata ripetuta in data odierna [26 gennaio 2013].

    Gentile Santini,
    quanto ai volontari della Misericordia, se lei riesce a trovare una sola nostra parola di spregio nei loro confronti (li abbiamo anzi lodati e senza riserve) la autorizziamo a citarci in giudizio.
    Qui il problema non sono loro, ma la documentale inefficienza di una direzione che ha sbagliato e continuato a sbagliare. E come abbiamo già scritto, non si tratta di questioni penali, ma di capacità o meno gestionali e direzionali. Poco ci importa se oggi in cassa la Misericordi ha – per esempio – 2 o 3 milioni di euro: con una condotta più consona a chi dirige e manovra quattrini altrui, ci sarebbero potuti essere 2 o 3 milioni di euro più 300-400mila altri euro.
    Quanto alle domande da fare, che dire? Artioli, in un accesso di onnipotenza, ci ha letto l’Enciclopedia Treccani sfiancandoci: e noi siamo dovuti andare a nanna alle 23. Evidentemente non voleva che si discutesse sui fatti. E ha fatto come si fa con le api: ci ha zaffato nuvole e nuvole di fumi di parole per stordirci.
    Del resto basta vedere quello che ha detto di Barontini.
    Se tanto mi dà tanto…
    Grazie per l’intervento che ci è giunto solo stamattina.
    e.b. blogger

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  2. Sig. Santini:
    presumo che anche Lei, che non ho il piacere di conoscere, fosse presente alla Assemblea di ieri sera. C'ero anch'io fra gli amici /collaboratori del blog perchè ero curioso ed interessato;ho rivisto vecchi amici ed una sala gremita e quindi significativamente interessata alla vicenda della strana gestione amministrativa dell'Associazione che tanto in questi giorni ha fatto parlare. Essendo anche chi Le scrive un "fratello" della Misericordia, anche se di Pistoia, rilevo che la partecipazione numerosa è segnale di civile e meritorio auspicio anche per il futuro che auguro prospero e magari un poco più accorto nella conduzione amministrativa. E' vero, come dice Bianchini ; ce ne siamo andati dopo un paio d'ore nauseati dal non aver voluto affrontare il problema di tre sentenze giudiziarie che condannano l'Associazione nella figura del suo Presidente Artioli al pagamento di oltre trecentomila euri a professionisti pregettisti sollevati dal loro incarico e che dalle suddette sentenze hanno ricevuto soddisfazione per i torti evidentemente subiti.
    Pensi che a queste tre sentenze non è stata fatta opposizione ; evidentemente si è riconosciuto l'errore commesso e di questo avremmo voluto sentire parlare e non della Maestrina del Presidente Artioli il quale , con evidente imbarazzo, ha cercato di menare "il can per l'aia" senza voler affrontare il cuore del problema e cioè:èstato creato o no un danno amministrativo alla Misericordia di Agliana? Vede,sig.Santini, non solo noi ce ne siamo andati; se era presente avrà osservato che molte altre persone prima e - ci viene riferito -poi, hanno fatto altrettanto.Io non mi permetto di giudicare nelle segrete cose amministrative della Misericordia di Agliana facendo notare,però, che rifiutarsi come ha fatto il Sig. Artioli di colloquiare serenamente con il Direttore del Blog, è indice oltre che di cattiva educazione anche di non serena coscienza, oltre al fatto che accusare il proprio predecessore per eventuali errori commessi non è signorile ma,al contarrio,altamente immorale. La finisco qui con una preghiera che Le rivolgo e che spero vorrà esaudire : assieme agli amici del Blog ero appoggiato in piedi, al muro in fondo alla sala e quindi senza nessuno dietro a me/noi. Una "signora" seduta davanti qualche fila, sicuramente una "portoghese" fra i partecipanti ha usato nei nostri confronti, espressioni tipiche di una lavoratrice notturna del glorioso "vialone" forse dimentica che in quella sala c'erano anche persone -ed io tra quelle -non del suo livello. Se la rintraciasse, rigorosamente dopo le 22 le porga i miei doverosi omaggi. Da Fratello della Misericordia di Pistoia ai Fratelli della Misericordia di Agliana : sursum corda ! Possibilmente senza artìoli vari.
    Cordiali saluti. Felice De Matteis

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    1. Ferdinando Santini ci prega di rispondere a Felice De Matteis con il testo che segue:

      Caro confratello Felice De Matteis,
      anch’io non La conosco, ma non ero presente all’Assemblea, mi creda, per sopraggiunti motivi di salute.
      Per questo avevo inviato, alle ore 20, una mail al blog, che considero “una voce libera della piana”. Purtroppo questa mia non lo ha raggiunto in tempo utile.
      Sono a ribadirLe che le mie considerazioni e domande, poste anche a me stesso, volevano chiarire una volta per tutte, senza sostituirsi alla Magistratura, se vi fosse stata qualche responsabilità, anche non voluta o di valutazione, nel gestire la controversia che ha avuto l’esito, che il blog ha portato ai cittadini, non solo di Agliana.
      Dunque con moderazione e spirito critico, la vicenda si sarebbe chiusa.
      Inoltre chiedevo che non fosse coinvolto, nel chiarimento, il volontariato, che rappresenta invece l’aspetto sociale e la parte più significativa della nostra Comunità.
      Per questo avevo pensato che chiarezza, trasparenza ed accoglienza fossero state necessarie.
      Mi scusi se qualcuno di Agliana L’ha offesa, probabilmente era stato informato in modo non corretto.
      Cordialità,
      Ferdinando Santini

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  3. Devo dire che della vicenda in questione, fino a ieri sera, sapevo pochissimo (se si esclude qualche chiacchiera da bar) tranne quello che ho letto negli ultimi giorni un pò su questo blog e un pò sulla stampa.
    La Misericordia ha sicuramente fatto bene ad indire una pubblica assemblea per chiarire i fatti (di chiunque sia la responsabilità, 300.000 euro e rotti sono una cifra considerevole e sicuramente un danno per la comunità tutta) però, personalmente, non ho condiviso le modalità di svolgimento.
    A avviso occorreva un pò più di dibattito, primo per dar modo alla gente di seguire meglio i vari passi della vicenda, già di per sè molti e tortuosi, secondo per dare la possibilità a chi veniva tirato in causa ed era presente, di replicare, come suo diritto. Si è indugiato un pò troppo nella lettura di verbali e atti marginali, allungando la serata e poi, di fatto, restringendo al minimo, vista l'ora tarda, lo spazio per le domande.
    Sinceramente anche io, verso mezzanotte, sono uscito perchè non riuscivo più a seguire anche se per esempio una domanda mi sarebbe piaciuta porla e cioè perchè non si sia deciso di fare opposizione al decreto ingiuntivo aprendo così un procedimento di appello che avrebbe portato la questione di fronte ad un altro giudice, nella speranza magari di un più equo riconteggio delle somme, che alla fine, ripeto, sono state considerevoli.
    Sicuramente, al netto delle polemiche e dei litigi, è stata davvero una vicenda spiacevole per la nostra comunità.

    Saluti

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  4. Un mio parente che era all'assemblea mi ha detto che la dirigenza della Misericordia si sarebbe fumata una valanga di euro che la Fondazione Caripit non ha più concesso per la lentezza del procedimento e che aveva stanziato. Se fosse vero,ma questo Presidente cosa presiede?

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  5. Errata corrige.

    Ovviamente quando dicevo "fare opposizione" mi riferivo alla sentenza di primo grado, non al decreto ingiuntivo (come per un refuso ho scritto), verso il quale opposizione in realtà è stata fatta.

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