27 gennaio 1945. Le truppe sovietiche
dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, arrivarono
presso la città polacca di Oświęcim (Auschwitz), scoprendo il campo di
concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le
testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al
mondo l’orrore del genocidio nazista.
In Il disgelo, primo capitolo del secondo romanzo di Primo Levi, perfino
i soldati russi che stanno arrivando soffrono questa patologia caratteristica
dei prigionieri scampati alle selezioni:
Non salutavano, non
sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno,
che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo.
Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le
selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio:
la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti
alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata
introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua
volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa.
[da La
tregua di Primo Levi]
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Foto E. Bianchini (2010).
[Domenica 27 gennaio 2013 | 10:33 - © Quarrata/news]
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