lunedì 28 gennaio 2013

LA MISERICORDIA E IL SUO CORRETTORE MORALE. DON PAOLO PREFERISCE NASCONDERSI?


AGLIANA. Mentre il mondo è quello che è, e non perché lo abbiamo fatto noi; mentre tutto si sviluppa intorno alla comunicazione, benfatta o malfatta non importa, ma è così; mentre il proposto di Agliana – mio vecchio compagno di classe e di banco – è correttore morale della Misericordia, ma non ci crede per nulla, perché la tradizione è vecchia, stantìa e superata: don Paolo, invece di rispondere alle domande che gli sono state rivolte e fare – si direbbe – come Cristo, suo nobile exemplar, che non si sottraeva ai farisei nelle domande provocatorie che gli ponevano (e noi, nella sua mente di parroco, farisei siamo: ve lo dimostreremo da ultimo…), don Paolo preferisce distribuire documenti diretti ai parrocchiani senza prendersi direttamente le sue personali responsabilità, come del resto è richiesto al cristiano, e come il suo Maestro esigerebbe che fosse.

Ma in fondo gli uomini sono uomini e se sbagliò Pietro rinnegando il Signore, si può pure perdonare a don Paolo se fa così: peccato veniale (o è roba superata anche questa…?). Nessuno gli vuole male: ma se sbaglia, sbaglia anche se è Don, perché – come si dice – sbaglia anche il prete dall’altare, figuriamoci se don Paolo non sbaglia terra terra!
E sbaglia di netto – e ci dà indirettamente, ma chiaramente ed evidentemente – di farisei, di confusori e di maligni, quando, nella sua confessio humilitatis (= confessione di umiltà), chiude il suo modesto e (solo apparentemente) dimesso discorso, con un finale colpo di coda velenoso (se lo ricorda, Paolo, quando il prof. Noferini, in prima media 1958, ci insegnava i proverbi latini: in cauda venenum…? “nella coda [dello scorpione] il veleno”) laddove lui dice che lascia «a tutti i parrocchiani e non, il diritto di dissentire e criticare pretendendo però almeno la buona fede e non i preconcetti ideologici».
E qui non andiamo più d’accordo.
Io, noi, il blog di preconcetti ideologici non ne abbiamo proprio, e siamo in assoluta buonafede: ma non ciechi. A don Paolo l’onere certo della controprova: e pensi, lui, cosa si deve pensare di chi riveste la carica di correttore morale in cui, solo ieri, ha scritto e confessato di non credere affatto. E perché c’è stato e non se ne è andato? Glielo ha forse prescritto il medico? E farebbe il prete anche se non ci credesse?
Eppure quei preti vecchi e sorpassati ai quali noi – io e lui – abbiamo servito la messa per anni, a me hanno insegnato a non stare dove non so stare o non credo di dover stare. O era forse il mio carattere, fatto così?
Don Paolo, invece, si presta alla maschera del correttore morale senza convinzione e, secondo lui, fa perfettamente il suo dovere di cristiano e di prete?
Gli sembra, insomma, perfetta buonafede questa?
Edoardo Bianchini

P.S. - Questo non è un attacco, ma semplicemente una riflessione su pensieri, parole, opere e omissioni.

Ecco il documento diffuso dal proposto di Agliana.

A tutti i parrocchiani

Poiché in questi ultimi giorni più volte sono stato criticato come correttore per le vicende della Misericordia voglio precisare per la comunità parrocchiale il mio punto di vista.
Ho inteso la mia presenza alla Misericordia per il fatto che la tradizione, ormai per me ampiamente superata, esigeva la presenza di un prete. Credendo nella autonomia dei laici io non mi sono mai sentito come “correttore”. Solo quando abbiamo vissuto momenti liturgici io ho dato il mio contributo di riflessione spirituale ma non ho mai inteso esercitare una funzione correttiva tanto è vero che non ho partecipato mai o quasi mai né ora né in passato ai consigli della Misericordia. Per me è superato da tanto tempo il fatto che le associazioni laicali anche se di origine cristiana, abbiano bisogno di una tutela clericale. Tanto più io ho sempre sostenuto che a causa dei miei numerosi impegni non avrei potuto fare di più, come ebbi a ribadire anche l’ultima volta che fu chiesta la mia presenza.
Il fatto che mi si coinvolga in situazioni di cui io sono poco a conoscenza è, prima di tutto, per una visione arcaica e nostalgica del ruolo di correttore che io non ho mai pensato di esercitare. Inoltre ritengo che gli attacchi che mi sono stati rivolti, a cui non voglio dare seguito, siano piuttosto strumentali, tesi a mettere in discussione il mio modo di essere prete e svolgere questo servizio qui a S. Piero.
Certamente la Misericordia è una associazione che sta a cuore a tutti ed è giusto che svolga un servizio bello per tutte le sofferenze che sono presenti sul territorio e che ci sia una conduzione rigorosa senza pretendere la perfezione, ma per questo ci sono le assemblee pubbliche e le votazioni dei soci per il consiglio. Ci vuole anche un controllo della cittadinanza fatto però senza preconcetti.
Io non voglio fare polemica e non mi interessa entrare nella rete dei blog prima di tutto per mia incapacità e poi perché non mi è mai piaciuta la risonanza massmediatica e se talvolta sono presente sui giornali è per problemi che sono particolarmente stringenti, almeno per me, dal punto di vista ecclesiale.
Preferisco continuare il mio impegno come meglio so fare pur in mezzo a tanti limiti, e per questo cerco di capire i limiti di ognuno non disprezzando nessuno, e nella vita di ogni giorno portare avanti le mie scelte non sempre capite ma di cui sono profondamente convinto lasciando a tutti i parrocchiani e non, il diritto di dissentire e criticare pretendendo però almeno la buona fede e non i preconcetti ideologici.
Don Paolo
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[Lunedì 28 gennaio 2013 | 11:37 - © Quarrata/news]

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