di EDOARDO BIANCHINI
PISTOIA. Bertinelli convincerà i suoi fan e le sue pasionarie,
ma non riesce a mettere nel sacco chi, come chi scrive, non solo viene dalla
pubblica amministrazione – dove aveva ottenuto una idoneità alla dirigenza: di
quelle vere di un tempo e non di quelle fasulle di oggi con le quali si creano
e si distruggono vescovi e arcivescovi solo per meriti politici –, ma intorno
ad essa è invecchiato e, a fianco, ha fatto della filologia uno strumento per
capire il mondo e le parole degli uomini che, troppo spesso, parlano con lingua
biforcuta.
ANCORA NUOVE RIVELAZIONI?
La
solita vocina carbonara avvisa – sarà vero…? – che domattina potrebbero
esserci nuove rivelazioni sul caso Pierotti-Bertinelli.
Una
lettera sarebbe stata spedita (mi perdonino i colleghi) alla Nazione.
Altre
considerazioni dovrebbero illuminarci su quella famosa ‘incomprensione’ poi
ricomposta – come vorrebbe far credere il Palazzo.
Vedremo
cosa uscirà – se uscirà – dal vaso di Pandora…
|
Ho letto e riletto con attenzione
quello che compare nel testo pubblicato dalla Nazione e – dato che la
lingua non mente – ho riscontrato qualche stonatura e varie incongruenze.
La vicenda Pierotti non è stata così
indolore come si vuol far credere nelle parole buttate giù da segretari di
camera e addetti stampa di sostegno a Bertinelli: essa è stata caratterizzata
da tensioni e strappi con risvolti lancinanti: ben altra – insomma – da come il
Palazzo la riporta e la descrive per il popolo.
Innanzitutto non c’è stata solo una
passeggiata dinanzi alla Consigliera di Parità: c’è stato anche l’ingresso, nel
bell’ufficio di Bertinelli, del Cug, l’organismo di controllo interno al Comune
per le pari opportunità, e per chi avesse perso battuta, consigliamo di
andarselo a rivedere nel post Sindaco
o manager (ma in buona sostanza fragile).
In secondo luogo, alla testa di questo corteo
del Cug si è trovata l’allora Assessore Lombardi – e volendo essere più o meno
maligni alla Andreotti (o da «pettegole livorose», come direbbero altri), dopo che il Cug aveva fatto la sua
comparsa, Bertinelli entrò “lievemente” in crisi, se è il caso di dar credito a
un consigliere – di cui rispetteremo la privacy – che aveva udienza proprio subito
dopo: una persona che trovò il Sindaco (dice) piuttosto confuso.
Più gravi, sotto il profilo della
veridicità, sono le espressioni che seguono: «Il sindaco aveva infatti già
previsto, con il decreto 202 del 10 dicembre 2012 e con il successivo decreto
21 del 9 febbraio 2013, la temporanea sostituzione della dottoressa Pierotti,
per la sola durata della sua gravidanza, con una funzionaria indicata per il
suo servizio e incaricata di posizione organizzativa dalla stessa dirigente».
Con queste parole la macchina comunale vorrebbe,
forse, far credere che il Sindaco illuminatamente aveva concesso qualcosa alla
Pierotti? Se lo pensa, si sbaglia di grosso: perché ciò che fu deciso nei
citati decreti altro non era che un diritto garantito per legge; e pertanto una
risposta di questo genere è una beffa all’intelligenza, almeno quella di coloro
che sono in grado di capire: le parole non sono, quindi, solo inopportune, ma
poggiano su una ghiaia di non-verità escusatoria assolutamente inaccettabile da
parte di chiunque.
Ma la punta massima della forma senza
sostanza la si attinge nel passo che segue: «Il sindaco, peraltro
– si
conclude dal Comune – aveva già espresso la sua posizione con una lettera, inviata
alla dottoressa Pierotti il 28 gennaio, nella quale spiegava che, quando il 29
novembre, primo giorno di astensione anticipata della dirigente, aveva appreso
la notizia della sua gravidanza, aveva ‘espresso nei suoi confronti i migliori
auguri di ogni bene senza nascondere, al contempo, la viva preoccupazione per
le implicazioni organizzative della sua prolungata, forzosa, assenza’».
Rileggetevi
la lettera di Bertinelli, pubblicata qui. Ma poi fate bene attenzione
a quello che il Sindaco ci scrive dentro, a quella lettera: «Non
Le ho indirizzato direttamente i miei auguri, che spero Le siano giunti dalle
stesse attendibili persone con le quali ha parlato, perché la sua nota mi è
apparsa come una secca comunicazione di servizio».
Da una analisi testuale sia pur sommaria si rileva
inequivocabilmente – scripta manent – che Bertinelli non ha proprio
rivolto alcun augurio a nessuno, mentre ancora accusa la Pierotti di essere
fredda nei suoi confronti («come una secca comunicazione di servizio»): non
cerchi, dunque, il Palazzo, di accreditare una verginità che non solo non si
evince, ma proprio non c’è.
Resta poi sempre il passo in cui Bertinelli scrive che
«lo svolgimento di un incarico dirigenziale in un ente locale non possa essere
disgiunto da spirito di servizio e senso civico, indispensabili per la cura
degli interessi pubblici».
E a questo non credo ci sia altro da aggiungere, almeno
per chi è capace di intendere, che l’espressione equivale a dire: «te ne vai e ci
lasci nei guai perché non hai (o hai poco) spirito di servizio e senso civico».
La difesa pubblicata dalla Nazione, dunque, è
inaccettabile perché infondata. Non è una difesa: è un autogol.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 29 maggio 2013 | 20:34 - © Quarrata/news]
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