di EDOARDO BIANCHINI
CON PIACERE e adesione, leggo le parole chiare e illuminanti di
Cristina Privitera circa il contenuto dell’uscita del capogruppo Sarteschi sul
caso Bertinelli-Lombardi.
In effetti è quantomeno sconcertante
che, a difendere una posizione, o a spiegarla con ricchezza di particolari,
alla “vile plebaglia” – come avrebbe detto il Nerone di Petrolini –, ci debba
pensare un capogruppo, mentre il sovrano, l’imperatore, il re,
il satrapo, Sua Maestà si chiude nella sua torre d’avorio circondato da
una cortina di silenzio tale da farne sfumare i contorni in una sorta di aura
beata.
Avevo chiesto:
Ma è vero che
al consiglio comunale di lunedì scorso (13 maggio, mi pare) il Sindaco ha
ecceduto i limiti della continenza ed è stato richiamato a un linguaggio più
consono alla sua carica e all’aula...?
Mi è stato risposto:
Salve. In effetti è accaduto.
All’ultima seduta era molto
nervoso ed ha più volte interrotto chi stava parlando, tanto che c’è stata
una minaccia di sospendere la seduta.
In una occasione, mentre
parlava il consigliere Del Bino, ha detto “non mi va di essere preso per il
culo da te”.
È lì che il Presidente del
Consiglio Comunale è intervenuto, anche perché stava scoppiando un po’ di bagarre:
per la precisione è stato il consigliere Giorgi a chiedere di intervenire;
poi si è cercato di ristabilire il sereno chiedendogli di rinviare ogni
lamentela alla conferenza dei capigruppo.
Non è stato – va precisato
– un episodio particolarmente grave: solo che nella seduta precedente Bertinelli
stesso aveva richiamato i consiglieri a misurare i termini usati, rimproverando
a Lattari di aver detto che la gestione della sanità era fallimentare, e al
Giorgi di aver chiamato “gita turistica ” la visita all’ospedale dei
membri della commissione sanità. Dunque…
C’è poi da dire che il Sindaco talvolta
(spesso!) eccede nei tempi degli interventi, avvalendosi anche della mancanza
di limiti temporali posta dal regolamento e disattende ogni richiamo, il che
sta facendo montare, anche in maggioranza, un certo malumore.
Ma non riesce a contenersi…
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La collega della Nazione ha
perfettamente ragione di sospettare che, sotto le molte cose che non vanno direttamente
agli occhi dello spettatore, molte più ancora se ne nascondano, e di più ampia
e profonda portata, sopra la quale la lamentata (e paventata, da Bertinelli)
crosta dei durezza del carattere dell’ex-Assessore, è, realisticamente, né più
né meno spessa e impenetrabile di un povero velo di cipolla.
In realtà – e lo abbiamo visto in più
occasioni in questo suo primo e molto controverso anno di regno – Bertinelli sfugge
di continuo al confronto diretto.
E quando lo fa, presenta due differenti
modi di evitare il cozzo: può scegliere, di volta in volta, a seconda dei casi
e delle persone attuali,
– o di reagire aggredendo (com’è successo due lunedì fa in
Comune, in piena seduta consiliare),
– oppure di mettere in canna uno di quei suoi discorsi
storico-filosofico-politici-cultural-filologici che, mentre si sa dove
iniziano, non si riesce mai a capire dove vadano a finire.
Questa seconda ipotesi, la definirei,
per pura pietas, la “tecnica del polpo”: quella con cui l’ottopode,
preso alle strette, reagisce con una bella zaffata d’inchiostro con cui
disorientare l’avversario.
Sarteschi è dunque saltato in arcione e
ha provveduto a combattere, da campione, per il suo sire. Ma una cosa
simile era già avvenuta ieri con l’intervento di Paolo Bruni che tentava di
dare le coordinate politiche di una realtà che è sempre stata – se lo ricorderanno
coloro che hanno fedelmente seguito questo blog fino dalla campagna elettorale –
ballerina e incerta per la stessa insicurezza strutturale di Bertinelli, su cui,
peraltro, ho sempre palesato sostanziali motivi di riserva.
Si chiami come si vuole questo Pd del crisi-bersanismo,
ma il modo di reagire mi pare lo stesso del Pci di 50 anni fa: alzate di scudi
intorno al satrapo per impedire che gli strali altrui lo abbiano soltanto
a sfiorare: insomma non uno stimolo, anche da parte del democraticissimo Partito
Democratico, a far diventare adulto il proprio sovrano-infante, ma un coprire,
ancor più, come una madre snaturata e iperprotettiva, un figlio bizzoso che,
con queste tecniche, non imparerà mai a uscire direttamente allo scoperto e a
farsi crescere – come dicono nella fiction di Montalbano – un bel paio
di cabbasisi, senza i quali nessun Comune cammina, specie nelle acque in
tempesta dei mari dell’oggi.
Lo sappiamo tutti che le ragioni del
licenziamento-Lombardi sono anche quelle degli appalti senza gara – che,
mi dicono, dovrebbe essere addirittura europea –,
fatto che non è davvero poco.
Lo sappiamo tutti che 750mila euro di
affidamento-parchimetri (pur se in tre anni) è una cifra spaventosa e
spaventevole a questi chiari di luna.
Lo sappiamo tutti che se a quest’ora
Pistoia è ancora in parte sommersa da erbe di savana, in cui mancano solo
zebre, gnu e leoni, è perché certe aree degli uffici comunali non hanno
funzionato a dovere e nei tempi giusti: ma ancora non è stato detto (non mi
pare, ma va detto) che la famosa storia «Ortidee»
o “Orti delle troie”? E Betti (Idv) presenta un’interrogazione,
sconveniente, imbarazzante, squallida, riguarderebbe la stessa persona al
centro delle contestazioni della Lombardi, a quanto se ne sa; che questa
persona sarebbe stata sottoposta a procedimento disciplinare e – ci dicono –
multata con un una sanzione di 200 €, ma che la cosa è finita lì; mentre altre –
si mormora – storie, anch’esse di sapore e marca maschilistico-antifemminile, avrebbero
aleggiato e aleggerebbero per le austere stanze di Palazzo di Giano, perché lo
stesso Sindaco sarebbe stato della «convizione
che lo svolgimento di un incarico dirigenziale in un ente locale non possa
essere disgiunto da spirito di servizio e senso civico, indispensabili per la
cura degli interessi pubblici»: storie
su cui Quarrata/news – particolarmente
inviso a Bertinelli e a molti altri – tornerà,
non dubitate.
Il problema di fondo resta comunque
quello di sempre: che la politica, quella vecchia e decrepita che viene vissuta
anche e soprattutto a Pistoia, dice e dice ma non fa e non fa.
E se è vero che il buongiorno si vede
dal mattino, quella brutta storia del Ponte alle Tavole, con quei brutti voti
messi a forza nel minestrone di Bertinelli senza che lui lo sputasse quando
assaggiò il rancio, cari lettori/elettori di Pistoia, fu proprio come la porno-avance
di don Rodrigo alla povera vergine Lucia del Manzoni: una cosa non punto
bella…
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 26 maggio 2013 | 10:03 - © Quarrata/news]
[Domenica 26 maggio 2013 | 10:03 - © Quarrata/news]
Questo blog è "particolarmente inviso" a tutti coloro che non amano il mormorio di fondo, e le pettegole livorose. Francesca Matteoni.
RispondiEliminaA PROPOSITO DI «PETTEGOLE LIVOROSE» E DI «MORMORIO DI FONDO»
EliminaLa lettrice penso che non riesca a mettere bene a fuoco il fatto che se avesse inviato questo commento a un giornale qualsiasi, glielo avrebbero cestinato immediatamente.
Né si rende conto – nonostante, credo, lavori in editoria e arti creative: http://www.inaudita.it/dettaglio_autore.php?id_autore=5 – di stare adoperando, con evidente marcato sprezzo, lei donna, un’espressione («pettegole livorose») innegabilmente “maschilistico-antifemminile”, come pare abbia fatto, in altra circostanza (che forse un’altra volta le spiegherò), anche l’idolo che sta difendendo con così nobile impegno, e secondo uno schema mentale più che tradizionale tradizionalista. A lei le implicazioni interpretative dei suffissi -ale/-ista
La ringraziamo comunque per la fedeltà e l’attenzione con cui segue questo nostro povero «mormorio di fondo».
Che, riferito alla sua Pistoia “città del silenzio”, pare proprio essere quasi l’unico suono, come una sorta di montaliano «susurro | dei rami amici nell’aria che quasi non si muove» (I limoni).
A questo punto hanno parlato in molti sulla questione, forse anche troppi. Manca solo, e diventa necessario ed improrogabile, un intervento di Ginevra Lombardi, per cercare di capire come davvero sono andate le cose. Non vorrei che fosse stata invitata a tacere, magari anche da ambienti del suo partito, per non disturbare delicati equilibri di potere e di poltrone o, peggio perchè non abbia a dire qualche verità scomoda. Sarebbe assai grave.
RispondiEliminaPiero Giovannelli
Egr sig.ra Francesca,
RispondiEliminasi spieghi meglio. Lei personalmente, togliendo le virgolette, come considera questo blog?
Piero Giovannelli
non ci siamo capiti il "pettegole livorose" si riferiva all'autore/gestore del blog in puro spirito transgender, non certo ad altre/i, tanto meno a Ginevra, e non serve fare l'esegesi delle mie pubblicazioni per arrivarci. Sul mio essere donna, consapevole - e piuttosto bene - della mia condizione non ho bisogno di lezioni. Di difendere Samuele invece sono proprio contenta, quel "maschilista" che in giunta ha voluto 4 donne.
RispondiEliminaPREGHIERA AL ‘GENIUS LOCI’
EliminaDinanzi a sì fine intelletto
dolente per terra mi getto:
e tremo che il cuor di fuor m’esca,
prostrato a Madonna Francesca…!