di MARCO FERRARI
PISTOIA. Nel pomeriggio di oggi si è tenuto, nell’auditorium
Terzani della biblioteca San Giorgio di Pistoia, un incontro letterario
dedicato ad una famosa autrice Pistoiese del ’900:
Gianna Manzini
Maurizio Tuci ha
svelato i retroscena della visita effettuata dalla scrittrice sulla tomba di
suo padre Giuseppe, morto nel lontano 1925 dopo un anno di confino passato sull’Appennino
Pistoiese nel borgo di Cutigliano.
La tomba visitata,
si è appreso da Tuci, che accompagnò la scrittrice sul luogo, era falsa,
costruita pochi giorni prima della visita e voluta appositamente per l’occasione
dall’allora sindaco di Cutigliano Braccesi.
Una maniera facile e indolore per
nascondere una realtà del tutto normale: il luogo di sepoltura non esisteva più
e le povere ossa del Manzini erano state da tempo rimosse e gettate nell’ossario
comune. Una bugia e un inganno fatti forse a fin di bene e con un sentimento di
pietas, ma che porta con sé anche la meschinità delle azioni degli uomini
politici capaci di prendersi gioco delle persone fin nei sentimenti più intimi
come il ricordo dei propri cari.
Dopo la visita e
in breve tempo Gianna Manzini dette alla luce il romanzo più rappresentativo di
tutta la sua opera dedicato a suo padre: “Ritratto in piedi”. Questa la
descrizione della visita dell’autrice riportata nel romanzo:
“[…] Per
raggiungere l’affabile cimitero di Cutigliano, nella montagna pistoiese, dove
lui trascorse gli ultimi anni del suo confino politico, mi ero incamminata lungo
la strada di San Vito; e stentavo a riconoscere la passeggiata che dalla
splendida piazzetta conduce, fiancheggiata da generosi castagni, al belvedere
in faccia alla vallata. […] Ce ne saranno state di lapidi, lì dentro? Tante. Ma
così nuda, nome cognome, data di nascita e di morte non poteva essere che la
sua. Tenni sollevate alcune fronde; le girai in modo che non ricadessero in
avanti. Il sole del tramonto le toccò e le schiarì. Passai la manica sul marmo
per pulirlo. Giuseppe Mazzini 1872 – 1925. Giuseppe Manzini. Lui. Un
Uomo. Mio padre. In quel momento sapevo che era esistito (una vita piena di
significato, oltre che di avvenimenti importanti), che era il mio babbo, e che
era morto da tanti anni. Non dolore adesso. Sbigottimento. […]”
La descrizione
della tomba riportata nel romanzo e il racconto della visita fatto dal Tuci,
ricca di particolari con perfino la collocazione della falsa tomba, posta sull’ultimo
gradone, quello più a valle, del vecchio cimitero, contrastano con la stele,
tuttora presente e riportata in fotografia nel breve post di stamani mattina “Un anarchico
e sua figlia”, collocata non in fondo, ma quasi all’inizio del
cimitero vecchio. Una stele in pietra e non in marmo con solo la data di morte
e non quella di nascita.
È forse questa la
tomba vera o quello che ne resta dell’anarchico Pistoiese? Sicuramente non è
quella falsa fatta costruire dal Sindaco di allora per la scrittrice.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 30 maggio 2013 | 22:25 - © Quarrata/news]
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