Alcune considerazioni di Daniele Petrucci di Pian degli Ontani sulle progressive dismissioni dell’area
appenninica pistoiese
CUTIGLIANO-MONTAGNA. Testimonianze e riflessioni di uno fra i tanti montanari
anziani sconcertato da quanto vede intorno a sé.
Leggendo lo scritto quello che emerge,
è un senso di smarrimento e di preoccupazione. Una preoccupazione tutt’altro
che egoistica ma radicata nell’attaccamento che ha e nutre il sig. Daniele, per
la montagna che anche lui ha costruito attraversando un periodo storico
drammatico con ben due guerre mondiali e facendo fronte a problemi ed esigenze,
per noi che siamo venuti dopo, inimmaginabili.
Vedere la montagna ridotta in questo
stato è lancinante, ma non riconoscersi più nelle persone, in quella gente, la
tua stessa gente, è terribile, tanto da domandarsi – non lo ha scritto ma è implicito – dove lui e la sua generazione hanno sbagliato.
Questa è forse la cosa che più tormenta
Daniele e che lui non comprende, lasciandolo con questo senso straziante di
smarrimento…
Ecco il testo della lettera:
Sono un Paesano del Comune di Cutigliano, voglio
esprimere il mio pensiero sull’andamento amministrativo di questa Montagna
senza influenzare o consigliare nessuno di chi legge. Quello che ho scritto e
penso io.
Da alcune riunioni organizzate dai sindaci e gente
comunali hanno illustrato che ci sono leggi imposte dallo stato o Regioni, di
fare l’accorpamento dei Comuni sotto 3000 abitanti e quindi quello che ho
capito i Sindaci di Abetone di Cutigliano e di Piteglio hanno proposto o deciso
di fare il Comunone con il Comune di San Marcello.
Io Daniele abito a Pian degli Ontani una piccola
borgata il Serretto. Come altre decine di borgate con le solite caratteristiche
di disagi che formano il paese di Pian degli Ontani.
Come Pian degli Ontani ci sono altri paesi Piano
Sinatico, Rivoreta , il Melo, Ponte Sestaione tutte con le solite
caratteristiche di Pian degli Ontani, cioè sparse su tutto il territorio
montano, alcune distanti dal comune anche 10 Km.
Io valutando con una certa perplessità, cosa
succederebbe se dovessimo accorpare al comune di San Marcello, dopo non più 10
Km per recarsi al comune di appartenenza, ma 20 e più per andare al Comunone.
Pensate il disagio economico e di tempo di quei
montanari che abitano in quelle borgate con un’altitudine da 800 a 1250 metri. In
particolare gli anziani che dovessero aver bisogno di recarsi in comune per
sbrigare le loro necessità, mi domando chi prende cura di questa gente per
portarla a svolgere le loro necessità.
Sicuramente saranno i familiari e amici affrontando
spreco di tempo e spese con il rischio di andare al Comunone e far la fila agli
sportelli e dover tornare via senza aver svolto il fabbisogno di quello che
necessitava.
Pensate che gli abitanti di queste povere borgate non
sono risparmiati da supertasse e dovergli imporre certi sacrifici, mettono i
montanari in ginocchio e li costringeranno a rinunciare e ad abbandonare il
territorio che con grandi sacrifici avevano fatto prosperare e così tornerà il
deserto di un tempo passato.
Io sempre ragionando con me stesso, mi domando come
mai l’insistenza dei nostri rappresentanti comunali, solo loro vogliono e
consigliano l’accorpamento dei comuni, perché?
Io penso che i comuni esistenti come sono attualmente
abbiano una eredità di conoscenza del territorio e dei loro abitanti per
aiutarli e far il necessario fabbisogno per la loro umile vita quotidiana.
Poi c’è anche l’orgoglio e il ricordo dove siamo nati
e viviamo, dove sono nati babbi, nonni e bisnonni che ci hanno vissuto e
lavorato per dare un futuro ai loro successori sempre nel comune di Cutigliano.
Perché se siamo in difficoltà economiche si rivalgono
sulla povera gente e non fanno gli accorpamenti delle province e dei loro
esuberi amministratori compreso le Regioni?
Compreso Roma con i suoi parlamentari una fonte
inesauribile di ricchezza che va perduta senza che sia contestata da nessuno.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 27 maggio 2013 | 07:51 - © Quarrata/news]
Caro Petrucci,
RispondiEliminaio sono un abitante della pianura, ma conosco abbastanza bene (certo, non come Lei) i luoghi che cita nella Sua lettera molto bella.
Mi metto pienamente nei suoi panni, forse meglio di certi signori che, pur montanari, adesso stanno mestando per arrivare al "Comunone".
Intendiamoci! L'idea del Comune unico, di per sè è buona. Il problema vero è come poi lo si gestisce. Niente, per esempio, vieterebbe di organizzare comunque una rete di servizi sul territorio che eviti i disagi alle persone, specie se anziane.
Un altro grande problema, nel caso della montagna pistoiese, sono le persone che si sono assunte, senza che nessuno lo avesse chiesto proprio a loro, il compito di presiedere alla costituzione del "Comunone". Se questi sono dei palesi incompetenti, sempre in sella da più di trenta anni; se tra questi in particolare ce ne è uno che è sempre stato presente nella defunta Comunità Montana, dove è stato per sette anni presidente, per sei anni assessore al bilancio e non si è accorto neanche un pochino di cosa gli accadeva intorno, a proposito delle ruberie del suo (purtroppo) compaesano Giuliano Sichi, Lei capirà bene che il "Comunone", per buono che possa essere sulla carta, nasce sotto auspici che peggiori non potrebbero essere.
Piero Giovannelli
Questo senso di smarrimento che sta vivendo Daniele, credo persona molto anziana, con una sensibilità e una fine intelligenza che gli permette di dare con lucidità una lettura e fare un’analisi della storia della montagna da almeno 60 e forse più anni, è lo stesso di molti altri cittadini anche più giovani.
RispondiEliminaI fatti della Comunità Montana, dell’ospedale Pacini e di tutti quei servizi, conquistati con sacrificio da Daniele e da tanti altri e necessari per poter creare lo sviluppo e, che avevano permesso ai cittadini di vivere decorosamente in questa nostra montagna, sono stati nell’arco di un anno spazzati via senza un perché, allo stesso modo con il quale vengono sequestrati i patrimoni – pochi rispetto alle ruberie e ai ladri impuniti di questo paese - di chi se ne è illecitamente appropriato.
I cittadini della montagna, sono oneste e laboriose persone che hanno pagato con regolarità tributi e costi maggiori rispetto a chi vive nelle città e solo poche mele marce, sono state prese come pretesto dalla politica per far pagare a questi cittadini il conto.
Tutto questo è assurdo.
Quelle poche mele marce, individuabili tra amministratori e politici che ci hanno governato in questi ultimi 30 anni, sono i colpevoli di questa attuale nostra situazione di precipitosa precarietà da portarci in poco tempo ad essere come le vecchie riserve indiane.
Quello che addolora di più Daniele, è che questi individui che hanno tradito le aspettative e che hanno contribuito alla morte della montagna, sono concittadini con babbi, nonni e bisnonni nati in montagna.
Invece di andare a recuperare quanto rubato o speso con disinvoltura, è più facile tagliare per far tornare questo splendido comprensorio “IL DESERTO DI UN TEMPO PASSATO”.
Credo che l'analisi fatta da un abitante della pianura, un "pianigiano" (per questo ci scusi e ci capisca) come li chiamiamo noi ha sintetizzato molto bene la vicenda del Comunone, forse non sa che l'ammissibilità a socio del fantomatico comitato può essere negata senza motivazione!!! Se questo è il metodo partecipativo, ben venga il deserto.
RispondiEliminaP.S. grazie per aver pubblicato la mia di Pian degli Ontani (con il cartello corretto come dall'esito del referendum fatto dal Comune di Cutigliano nel lontano 2001 e mai aggiornato) rilevabile liberamente dal sito www.lagonero.it
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