di LUIGI SCARDIGLI
AGLIANA. Non ho capito molto. Ma forse, da capire, nel senso
intrinseco di comprendere, non c’era molto. Le emozioni, comunque, sono state
oltremodo sollecitate, immediatamente, dall’inizio, da quando i due mega
schermi accostati sulla parete del Moderno
di Agliana hanno iniziato a mandare in onda il programma: un bombardamento.
Le mie impressioni potranno sicuramente
solidarizzare con quelle di altri che hanno assistito allo spettacolo. Ma anche
no, perché sono convinto che nell’humus dell’autore, Ryoichi Kurokawa, imploda,
sistematicamente, la necessità di espletarsi, non di farsi capire. L’evento,
del resto, appartiene al programma Giovani
sì e che ieri sera ha fatto tappa con questo concerto audiovisivo di
imponente sensazione.
Due megatelevisori, uno accanto all’altro,
che pare giochino a non funzionare a corrispondenza e intermittenza biunivoca:
l’uno che si cristallizza, l’altro che si sbriciola; un occhio sinistro e uno
sinistro, un viso che si deforma, un altro che si compiace, un bue prima di
essere scannato, un cavallo da pubblicità, uno gnu inseguito da vandali, più
che bracconieri, elettroencefalogramma di soggetti bisognosi di trattamenti
sanitari obbligatori, risonanze magnetiche di menischi da operare, monitoraggi
fetali. E poi, a bordo di un cacciatorpediniere, quelli che sfuggono a
qualsiasi controllo radar: l’individuazione della cellula nemica, lo
sganciamento del missile, la reale percezione di aver fatto centro.
Una battaglia in 3D, un’angoscia
costante e interminabile che la guerra, questa guerra che viviamo ogni giorno e
ovunque, finisca. Gli avi dell’autore, di questi massacri, devono aver la
memoria ingombra e straziata e ai loro eredi hanno lasciato in dono, ma
soprattutto in pegno, l’onere di risolverla, metabolizzarla, vincerla,
superarla. Ryoichi Kurokawa, molto probabilmente, ci è riuscito, ma ha dovuto
immergersi fino al collo nel dolore del ricordo e dare a questi lancinanti
messaggi la colonna sonora, che non poteva che essere un interminabile e
indefinibile S.o.s., un frastuono elettronico che solo con l’assunzione di
potenti sostanze stupefacenti, chimiche, può essere definito, compreso,
raccolto e tradotto in speranza.
Prima della video rappresentazione, sul
palco, Expanded Rock, purtroppo.
Durante l’intera serata invece tre
bellimbusti (due uomini e una donna) che non hanno interrotto un attimo le loro
conversazioni; non sono riuscito a capire di cosa confabulassero, ma spero
davvero che una delle prossime notti un’orda di zanzare invada le loro stanze
da letto e che per l’intera estate non dia loro tregua.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 26 maggio 2013 | 17:35 - © Quarrata/news]
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