di ALESSANDRO
ROMITI
MONTALE-PIANA. Si era detto che avremmo dato
una sintesi delle dichiarazioni di Franceschi, dopo la sbobinatura dell’intervista,
ma non posso trattenere le prime confidenziali rivelazioni che sono emerse
dalle rapide dichiarazioni dei cittadini del Comitato
di Controllo.
Qualcuno ha esibito al Presidente del Cis un “Rapporto
conclusivo accertamenti su Smce Cis Montale”: l’acronimo Smce indica il Sistema
di Monitoraggio in Continuo delle Emissioni, ovvero il sistema che dovrebbe
verificare il livello delle emissioni di inquinanti, in continuità e
automatismo, ma anche e soprattutto efficienza.
La relazione – redatta dalla Direzione Arpat di
Firenze – porta la data del 16 luglio 2010 ed è interessante per le categoriche
conclusioni che incidono sull’autentica considerazione che merita l’efficienza
del controllo (leggasi sicurezza intrinseca del sistema Smce ovvero dell’impianto
medesimo) che dovrebbe essere posta a tutela della cittadinanza.
Sul punto è da ricordare che sul medesimo aspetto
tecnico, ovvero sulla circostanza di un accertato taroccamento dello Smce, è stato sequestrato e chiuso anche l’impianto
di incenerimento di Falascaia (Lucca – vedi). Come diceva Andreotti: “…a
pensar male si sbaglia…”.
Le conclusioni del documento di Arpat di Firenze
sono chiare, non equivocabili e le riportiamo pari pari: …7 casi di superamento della soglia… potrebbero sussistere violazioni (E quali?
Sono di rilevanza penale? – ndr) connesse alla mancata comunicazione di eventi (Quali? – ndr) …10 casi di medie
normalizzate con palesi errori di
elaborazione… presenza di errori
di qualche algoritmo di calcolo che ha portato a fornire medie normalizzate palesemente errate… non è pervenuta comunicazione in merito alla
risoluzione del problema… il tempo di permanenza dei dati elementari nel
sistema è incongruo con le necessità di
controllo…
Ebbene, a noi, che non siamo dei fisici di
professione, può bastare così. Abbiamo già capito che il fantastico Smce del
Cis è sostanzialmente una barzelletta, anzi, per l’esattezza, una tragedia. È
lì per consentire la formale registrazione di parametri sballati che non hanno
alcuna esigenza di qualità; è congruenza al rispetto di valori di sicurezza
reali: il forno deve stare acceso, a prescindere.
Lo ha detto (evviva) lo stesso responsabile del Pd
aglianese, Giampiero Colò, ricordandosi che c’è da pagare il finanziamento
acceso anni addietro per il potenziamento dell’impianto. Non si potrà aprire un
default per qualche picogrammo di
diossina a giro nell’aria! Ci vuole “responsabilità” (de noantri!) e
coerenza (agli inceneritoristi, questa non manca certamente).
Franceschi ammette che gli organi di controllo
lavorano con una buona approssimazione: le molecole degli inquinanti organici
sono talmente piccoli che non si possono intercettare e quindi le misurazioni
vengono semplicemente stimate con dei fattori di approssimazione. Insomma si “opera
il paziente” con un coltello e non con il bisturi. Ma allora perché da Firenze
hanno scritto quelle cose così imbarazzanti? Chi è che sbaglia, il Presidente
Franceschi o l’Arpat di Firenze? Si decidano!
A proposito: ma il Dr. Coppi – del Dipartimento
Arpat di Pistoia – era stato informato dell’imbarazzante relazione della sua
direzione regionale? Non gli era mai “passata dalla scrivania”, così come la hanno
avuta i cittadini del Comitato di controllo? E dunque, perché Coppi non
ne ha riferito al Tavolo Istituzionale e alle Commissioni provinciali e regionali
che lo hanno udito?
Franceschi, sollecitato a dare delle spiegazioni
sulla documentazione tecnica prodotta al Comitato brevi manu, ha
rassicurato rapidamente: «va
tutto bene, garantisco io».
E se lo dice lui…
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[Venerdì 24 maggio 2013 | 10:46 - © Quarrata/news]
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