di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA. Sono tutti musicisti con il loro rispettivo background di
spessore, ma insieme, come gruppo, Supraphonic,
per l’esattezza, si sono riuniti davvero da poco. Buon sangue, anzi, buon groove,
non mente, almeno a tirare le somme da quanto visto e ascoltato ieri sera, all’Orange, con la batteria di Stefano
Taschini, il basso, Leandro Pagini, le tastiere, Davide Biagini e la chitarra,
sontuosa, di Michele Beneforti a giocare e jazidare attorno ai decibel di Laura
Donati, una cantante che ha sempre saputo di possedere una gran bella voce, ma
che ha deciso solo da poco di metterla veramente in gioco.
E visto e considerato che la band, di
trascorsi, ne ha davvero pochi, opterò per la celebrazione di questa neonata Supraphonic scegliendo una via
dimostrativa alternativa, quella dei singoli strumentisti. Partendo dalla
batteria, che è quella che conosco meno, anzi, affatto: Stefano Taschini. Ci
siamo, anche in un angolo dove le scariche adrenaliniche e ritmiche andavano
usate con parsimonia, Stefano ha seguito con religiosa attenzione l’evolversi
dei brani, affatto semplici, visto che si è spaziato da Erka Badu a Steve
Wonder, con qualche puntatina ad ovest, Jamiroquai e dintorni.
Leandro Pagini, il basso, seppur mai
maneggiato sistematicamente – la vita l’ha condotto e portato ad occuparsi, con
dignità, d’altro –, non l’ha mai abbandonato e a 50 suonati da qualche stagione
ha deciso di riprendere quel discorso interrotto argomentandolo con tutto
quello che gli è successo dalla stagione dei sogni fino a ieri sera.
Anche Davide Biagini, per onestà, era
la prima volta, ieri sera, che lo sentivo all’opera, ma conosco ed ho avuto il
piacere di lasciarmi sedurre dalle tastiere di Daniele Biagini, il padre, che
non ho fatto parecchi sforzi ad eseguire, con successo, l’equazione del dna,
tra l’altro spudoratamente facilitata da una somiglianza che ha dell’inverosimile.
Certo, gli ci vorrà del tempo, a Davide, per suonare con la leggerezza di
Daniele, ma quel giorno, che arriverà, sarà l’ultimo segmento circolare che
chiuderà del tutto la circonferenza della storia, quella che si tramanda, da
sempre, di padre in figlio e quel giorno, quando Davide avrà superato Daniele,
Daniele potrà avere la certezza di aver fatto il proprio dovere.
La chitarra, invece, quella di Michele
Beneforti, la so a mente, ma ogni volta, l’ennesima, ieri sera, scopro una
nuova terzina, che non ho alcuna difficoltà a memorizzare: tra una naturale
predisposizione al suono, alla melodia e al piacere ritmico e un maestro di
indubbio talento, Nick Becattini, Michele Beneforti sta acquistando una
consapevolezza artistica semplicemente poderosa, un arricchimento specifico
della materia e un’insaziabile arsura emotiva che gli regala, di esibizione in
esibizione, una leggerezza e una profondità notevoli; se ne sono accorti anche
quelli della Berkeley, che lo hanno invitato a partecipare allo stage che si
terrà a Perugia dal 2 al 14 luglio prossimi: se dovessero essere rose, il
ragazzo sarà invitato a Boston, dove fioriranno senza dubbio alcuno.
Laura, Laura Donati. Sono venuto a
conoscenza delle sue doti canore una sera, alla Vecchia Praga, in città, sorseggiando in sua compagnia una birra;
aspettavamo l’arrivo di Enrico Cecconi, il batterista, Enrico Cecconi che
quella sera era, contemporaneamente, un mio grande amico e il suo fidanzato. È
rimasto tutto come allora, per fortuna, con una differenza: che nel frattempo,
Laura, è diventata una cantante.
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Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 20 maggio 2013 | 06:40 - © Quarrata/news]
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