domenica 2 ottobre 2016

capitale della cultura. MA SOLO DI QUELLA DELL’ANONIMO

di [PENSIONANDO CHE NON FIRMA] – EDOARDO BIANCHINI
Città del silenzio cresciuta con l’handicap del “soldomutismo”, ha abituato i pistojesi ad aver paura di tutto e di tutti
 
 
PISTOIA. Un non-ancora-pensionato ci scrive:

Pistoia, 23.09.2016

Cortese Redazione,
finalmente anche noi cittadini di Pistoia sappiamo qualcosa sulle iniziative che verranno intraprese per celebrare Pistoia Città per la Cultura 2017 (vedi) e, siccome siamo ai primi tentativi, sarebbe bene, a mio parere, sottolineare i limiti del “taglio” che, sembra, si intenda dare all’evento in questione.

Rileviamo subito ad una prima lettura del comunicato stampa del Comune di Pistoia uscito oggi, 23 settembre 2016, che la prima iniziativa prevista riguarda, guarda caso, “Pistoia e la cura dei bambini” con “la collaborazione di associazioni culturali e diverse professionalità”. –. Se poi non fosse ancora chiaro ai più di chi possano essere le “associazioni culturali” e “le diverse personalità”, nella seconda pagina del comunicato stampa appare la fotografia del curatore di ‘‘Pistoia è la mia casa” con riportato il suo nome accostato a quello di una nota associazione pistoiese di cultura e formazione. A buon intenditor… poche parole!
E qui casca l’asino: è mai possibile che dietro qualsiasi iniziativa del Comune di Pistoia ci debbano essere sempre e comunque esponenti, sebbene forse anche meritevoli, della vecchia (si può dire così di persone intorno ai settanta anni e passa?) dirigenza amministrativa pistoiese? Ma Pistoia proprio non ha persone più giovani (come il suo Sindaco) preparati e meritevoli, e magari con più necessità economiche, a cui affidare incarichi di questa rilevanza? Se non altro per permettere loro di farsi le ossa in campo culturale, a partire dalla loro città, sapendo bene come sia difficile “sfondare” in questi campi!

Ecco questo appare evidente ai nostri occhi ad una prima lettura delle iniziative sull’importante evento che coinvolgerà (coinvolge) la nostra città.

Non sarebbe ora di cambiare “taglio” e , in conseguenza, persone, tipo di eventi per evitare di essere ripetitivi su eventi e personalità da coinvolgere augurando ai “matusa” di cui sopra, di godersi in santa pace la meritata e diciamolo “ben retribuita” (beati loro, non è una colpa questa) pensione anti-Fornero?

Grazie per la pubblicazione e diffusione.

(non posso firmarmi, lo farò appena pensionato)
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CAMBIARE? NO, GRAZIE!

PERCHÉ Pistoia non ha via di scampo? Perché nonostante tutta la democrazia sparpagliata in 70 anni di progressismo di sinistra, quello che conta in questa città è una massoneria che con quella storica non ha niente a che spartire: ignobile perché trasversale, pericolosa e subdola. Ha abituato i pistojesi ad aver paura di tutto e di tutti.
I risultati li tocchiamo giorno per giorno. Noi più degli altri, noi che scriviamo e diciamo le cose come stanno, ma che, proprio per questo, finiamo con lo stare suicabbasisi a tutti.
Ed ecco che, quando c’è da dire qualcosa, anche quelli che si lamentano, si scoprono pensionandi che si firmeranno solo quando andranno in pensione.
Ma chi ci crede? Nessuno firmerà mai: perché il pistojese è stato educato e cresciuto a tacere a testa bassa. Usi a obbedir tacendo…
Non parliamo – poi – dei giornalisti: categoria che dovrebbe fare da apripista e di cui leggiamo perfino affermazioni putride e pubbliche di questo tenore: «conosco benissimo i meccanismi che fanno girare i giornali: chi ci lavora è un dipendente e quindi – giornalista o no – deve fare ciò che decide chi gli paga lo stipendio (tengo famiglia, i figli, le vacanze, l’auto….); gli aspiranti professionisti devono chinare la testa, sennò addio speranze. Smettiamo di fare le verginelle e di far credere di essere al servizio dei lettori».
Affermazioni con cui, però, noi di Linee, non abbiamo proprio mai avuto niente a che spartire, dato che ci mettiamo continuamente faccia e reputazione a qualsiasi prezzo, pietre in faccia, querele e rinvii a giudizio: ma, grazie a Dio, non abbiamo mai detto falsa testimonianza né falsato la verità in nessun momento della nostra professione. E dimostrateci il contrario.
Eppure questo impegno non basta, perché il pistojese è plasmato per il silenzio, la condiscendenza con il potere, e il «tengo famiglia, i figli, le vacanze, l’auto…».
È per questo che, pur pubblicando questa lettera di un pensionando che se la fa addosso, osiamo dire: «Non chiedete a Pistoia di cambiare verso, perché la sua risposta sarà solo e comunque “No, grazie!”».
Per cambiare è necessario volerlo. Per volere è indispensabile rischiare di farsi troncare la schiena. Ed è più comodo fingere di non vedere e girare la faccia dall’altra parte nella Pistoja della massoneria e del silenzio inveterato.
Edoardo Bianchini

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