di EDOARDO BIANCHINI
«Personalmente non avendo niente da guadagnare, non ho (si capisce
questo?) neppure niente da perdere – se non dei sonni che non sarebbero certo
stati tranquilli in un casino cotale...»
QUARRATA. Non farò, come farebbero i
politici; tutti, nessuno escluso, neppure Fiorello Gori o Giuliano Melani
stesso, che qualche tempo fa voleva salvare l’Italia con una operazione di
acquisto del debito pubblico.
Non negherò l’evidenza e non cadrò dal ramo
come se il mio nome fosse una novità per me: dico subito che, aldilà delle sbavature
che si leggono sul Tirreno, il mio
nome è stato fatto. Ma la storia non è questa e non sta nei tempi e nei modi nei
quali viene narrata. Quindi, prendete appunti, politici e colleghi giornalisti.
L’idea mi fu lanciata da Alberto Lapenna e
parecchio tempo fa, durante una mia intervista. Restai perplesso: non me lo
aspettavo e non me lo sarei aspettato. Ma pensando al danno obiettivo che Pd,
in prima linea, e partiti tradizionali – quelli che ora sorreggeranno la sedia
gestatoria dello sfidante di Mazzanti – avevano arrecato a Quarrata negli
almeno quindici anni ultimi passati dal dominio S.S. Gori in poi, non fui
immediatamente negativo: rimandai il discorso a una valutazione più equilibrata,
perché non mi piace l’improvvisazione e, anche se può apparire tutto il
contrario, qualsiasi cosa io dica (specie se sgradevole, come pensano i più dei
politici citati dal Tirreno) dietro
ad ogni mia frase e ad ogni mia parola c’è sempre il frutto di una lunga analisi
e di una attenta riflessione: non ho mai apprezzato il pressappochismo “a
gratis”.