martedì 30 novembre 2010

IN NOME DEL ‘MADRE’


I latini dicevano talis pater talis filius. Un proverbio quarratino, che molti di coloro che abitano a Quarrata non conoscono perché trapiantàtivi, dice lupo non caca agnelli.
È difficile non pensare a questo dopo l’inqualificabile intervento dell’assessore Gaggioli contro il consigliere Udc Alessandro Cialdi.
Chi è Cialdi lo sappiamo tutti.
Chi è Gaggioli lo scopriamo tutti ogni giorno di più. E nel suo intervento sul Tirreno ne abbiamo una prova tangibile, una testimonianza che riuscirebbe a convincere perfino uno scettico Tommaso che vuole piantare il dito nel costato di Cristo:
  1. Gaggioli è l’assessore recalcitrante che perde la pazienza in consiglio e dice alla minoranza, con nobile finezza, di levarsi dai coglioni
  2. Gaggioli è l’assessore che prima si dichiara favorevole alla ricognizione degli abusi sugli argini con Massimo Bianchi e poi fa vergognosamente marcia indietro
  3. Gaggioli è l’assessore che ripete ogni volta che, se sugli argini dei fiumi quarratini ci sono abusi, è solo colpa dei condoni del Cavaliere, pur se viene smentito dalla legge, dalla sua stessa giunta, che ha fatto abbattere la Baracchina e altri edifici, e dallo stesso Mari, responsabile provinciale del territorio
  4. Gaggioli è l’assessore a cui è stata posta, da questo stesso blog, una serie di domande alle quali, per chi non avesse problemi, non occorrerebbe un anno per rispondere.
Ma soprattutto Gaggioli è figlio di questa amministrazione e della sua mentalità, e di questo sindaco, come del resto vuole la legge.
E questo è il sindaco che, dopo avere accusato Ciottoli di affarismo con il comune, non si è mai chiesto se magari fosse stato il caso di scusarsi in umiltà, pronunciando un doveroso mi sono sbagliata, vista la falsità dell’accusa.
Ha ragione, dunque, Alessandro Cialdi quando scrive, a commento del post precedente, «Quando si vorrebbe sottomissione e non ci sono appigli per ricattare, non resta che il dileggio».
E ha più che mai ragione quando aggiunge che «Al disgusto non c'è limite».
Con tanti difensori della legalità e così grande spiegamento di forze a favore della correttezza e de l rispetto reciproco, specie quello dichiaratamente cristiano che giunge fino dalla propaganda elettorale del 2002, Gaggioli è l’icona vivente dell’espressione In nome del ‘madre’. Talis mater talis filius, quindi.

Ovviamente in senso negativo.

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ALESSANDRO, MI VERGOGNO COME UN EBREO DI AVERE QUESTA GIUNTA!



Presentando lo stato d’animo di profonda vergogna dell’ebreo che assiste impotente alle selezioni e alle esecuzioni di Auschwitz, una vergogna che i nazisti non conoscevano, scrivevo, dieci anni fa, nel mio Invito alla lettura di Primo Levi (Milano, Mursia, 2000):

In Il disgelo (La tregua) perfino i soldati russi che stanno arrivando soffrono questa patologia caratteristica dei prigionieri scampati alle selezioni: «Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa».

Come Levi dice anche altrove, le vittime sono sempre sottomesse ai loro carnefici fino al punto di provare vergogna delle torture come se fossero loro le colpevoli delle atrocità.

È questo che provo leggendo le dichiarazioni di Gaggioli all’indirizzo di Alessandro Cialdi.
Rileggetele anche voi. E dite se non provate, al tempo stesso, indignazione e vergogna: la prima per il contenuto di una offensività che, pure in una apparente correttezza formale, passa ogni limite umano; la seconda per un sentimento che Gaggioli – un educatore, un professore a cui è affidata la crescita armonica delle personalità dei giovani – non sembra sapere nemmeno cos’è.

«Invito il consigliere Cialdi – dice Gaggioli – a rilassarsi: nessuno lo sta accusando e le lezioni di moralità non ci appartengono. Il fatto che Cialdi non abbia proprietà interessate dal regolamento urbanistico però non lo mette al riparo dalla possibilità di difendere interessi di parte; non avrà “proprietà” ma ha “clienti”. Di ogni sua parola quindi ci possiamo chiedere: viene dal consigliere o dal geometra? I forconi evocati da Cialdi li prendo come una battuta infelice. I cittadini hanno altri metodi a disposizione per licenziare gli amministratori, quando questi sono disonesti, ma la maggiore disonestà per un amministratore consiste nell’usare il suo ruolo per interessi privati, diretti o indiretti che siano. Le Apd non sono soltanto un innovativo strumento urbanistico, ma anche un modo forte per rilanciare l’economia, puntando sulla qualità degli interventi».

I corsivi servono a evidenziare il pensiero sotteso alle parole. Così si fa nell’esegesi dei testi: focalizzando l’attenzione sulle parole per leggerne il retropensiero.

Dinanzi a certe affermazioni non c’è difesa. Non voglio aggiungere altro se non i sensi della più profonda indignazione. Chiedere a Gaggioli un atto di resipiscenza sarebbe un’assoluta sciocchezza: Gaggioli non può, non ce la fa, non ne ha gli strumenti.

Altrimenti non si sarebbe mai espresso così.

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QUARRATA? ANNEGHI PURE!


Ecco un mirabile esempio di solidarietà che proviene da quei sostenitori della democrazia che si scagliano, lancia in resta, contro il federalismo fiscale a favore della necessità sociale.
Pistoia – se sappiamo ben leggere le parole di Paolo Bargellini – ha fatto dietrofront sulla promessa di sistemare l’Ombrone a monte, perché non mandi Quarrata a gambe all’aria. Anzi: a testa sotto.
Da perfetta città medievale (altro che a misura d’uomo!) qual è, il nostro provincialissimo capoluogo di provincia, come faceva ai tempi di Dante, continua a fare oggi: io l’acqua la scarico sulla Piana. Leggi: su Quarrata.
Decenni di saggia finanza e di buona amministrazione di un solo, inconfondibile colore, ed ecco che Pistoia (le notizie sono fresche di giornata) piange miseria e incolpa il governo; vende e svende le azioni dell’aeroporto di Pisa; affitta (e sapete con che polemiche) proprietà e Legni rossi. Fa proprio come tutta la sinistra – ignorando e osteggiando chi, come Matteo Renzi, il bamboccione fuori delle righe, vorrebbe mandare a casa (e a ragion veduta) gran parte del vecchio PD. Ma per vecchio va inteso anche quel PD giovane come Berti, che fa politica, senza aspirazione al rinnovamento, con i criteri e la polvere di sessantenni (in primis, ovviamente, Vannino) che son lì come cariatidi e che si sono rifatti la facciata di decennio in decennio, senza, ovviamente, la minima possibilità di mutare davvero perché… chi nasce quadrato non può morire rotondo (variante del più diffuso chi nasce tondo non può morire quadrato).
È difficile non dire, alla fine, che a Quarrata un trattamento di questo genere sta proprio bene e che se lo merita per tutti i suoi amministratorucoli dell’ultimo ventennio, sempre pronti a correre alla casa del padron del baccellaio (Pistoia) pur di fare sistema – come dicono oggi loro, i progressisti del postmoderno postdemocratico.
Sentirsi in gruppo (forse, meglio, in branco) e parlare di rinnovamento, sviluppo, correttezza, legalità, li gratifica e li illude di essere più sicuri e in grado di respingere e cancellare lo spauracchio della nullità che s’è istallata e infisiologìta non solo nelle loro fibrille, ma finanche nei loro interstizi cellulari.
Così Quarrata si metta ben l’animo in pace. E si prepari a bere per un altro bel pezzo.
Nella disperazione, la Piana quarratina non potrà neppur dire – come gli sciagurati nei film di don Camillo – mi butto al fiume.
No, non potrà farlo. Perché nell’ex-palude medievale della Bassa, Olmi-Vignole-Ferruccia-Caserana, dove l’acqua torna regolarmente ogni anno, sono i fiumi stessi a buttarsi su tutto e su tutti.

E non è una vera fortuna?

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lunedì 29 novembre 2010

PARTECIPAZIONE, FACCIAMO FINTA CHE…


Un lettore ci ha inviato il documento riportato anche sul cartellone e qui sotto tradotto sommariamente dall’inglese per facilitare la comprensione in chi ci segue.
Pensiamo che sia utile rifletterci su, anche alla luce della disperazione lacrimosa del sindaco di Quarrata, che ora non può più attuare la partecipazione dei cittadini perché Rossi le ha tagliato i rifornimenti…

In corso di pubblicazione sul n. 1/2008 di “Stato & Mercato”.

DEMOCRAZIA DELIBERATIVA E PROCESSI DECISIONALI: LA LEGGE DELLA
REGIONE TOSCANA SULLA PARTECIPAZIONE
Antonio Floridia

Sommario
Democrazia deliberativa e processi decisionali: il caso della Regione Toscana sulla legge Citizen Partecipazione

La Regione Toscana ha recentemente approvato una legge regionale che mira a promuovere nuove forme e canali di partecipazione pubblica del cittadino ai processi decisionali. L’articolo analizza le origini e gli obiettivi politici di questo diritto e del processo partecipativo ampio con il quale è stata concepita la legge stessa. Lo scenario in cui questo progetto è stato concepito è quello di una regione, come la Toscana, ancora caratterizzato da un elevato livello di “capitale sociale”, ma con un aumento del rischio di erosione al suo “senso civico”. I normali meccanismi di responsabilità elettorali e di risposta democratica sembrano ostacolati e la “propensione partecipativa” dei cittadini spesso sembra non trovare il modo di interazione positiva per giungere all’ottenimento di adeguate risposte nei processi decisionali. Quindi, l’idea era di una legge che non cerca di imporre nuove procedure formali di partecipazione, ma incoraggia gli attori locali sociali e istituzionali a perseguire e attuare nuove forme e pratiche di impegno civico e di partecipazione. L’articolo analizza la struttura della legge e le alternative principali discusse nel corso del processo partecipativo mediante il quale il suo contenuto e gli obiettivi sono stati poi definiti. Una delle caratteristiche più importanti è che, secondo la legge, i requisiti che un progetto partecipativo deve avere, per poter essere ammesso al sostegno regionale, sia finanziario che organizzativo, sono quelli in genere prescritti dai principi normativi della democrazia deliberativa. I risultati sono significativi, perché questa legge regionale può essere considerata come un primo caso in cui il modello normativo di democrazia deliberativa è stato recepito in un quadro istituzionale e supportato da procedure amministrative. In questo contesto, la legge toscana può fornire una particolarmente innovativa soluzione per il collegamento tra il controverso dibattito pubblico e istituzionale decisionale e, più in generale, tra democrazia partecipativa e democrazia rappresentativa.

Sin qui la presentazione dei contenuti.
Segue poi l’articolo e l’intervento vero e proprio di Antonio Floridia.
È un peccato, però, che gente come quella dell’amministrazione di Quarrata – con sindaco e giunta in testa, ma seguìti anche da fedeli fan come la signora Migliorini, vicepresidente del consiglio comunale, o da certi funzionari Remigi, ai doveri ligi – facciano poi fallire miseramente ogni sforzo che sale dalla base: a cominciare dal lodevole impegno di Daniele Manetti di Olmi.
Evidentemente il rischio di erosione del “senso civico” non lo corre la gente, ma piuttosto solo e soltanto l’istituzione che dovrebbe essere la più vicina al cittadino, e che invece fa di tutto per segargli le gambe e vanificarne ogni richiesta.
Complimenti alla democrazia rappresentativa!

Per chi vuole scaricare e leggere tutto il documento, ecco il link:

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IL SILENZIO DEI DEMOCRATICI


Come quello degli innocenti…
Sabato scorso, sulla scorta di due segnalazioni a commento di un post di Andrea Balli, ho ritenuto opportuno scrivere una lettera a Gaggioli e al Sindaco per chiedere chiarimenti, vedrete su cosa.
Per il sindaco – che è il responsabile della legalità all’interno dell’Anci toscana, l’associazione dei Comuni – non dovrebbe essere difficile dare una risposta e darla a filo di legge e nei tempi dovuti: magari anche con pezze d’appoggio documentali. Ma ormai sono abituato a non avere risposte, pur se dovute per legge.
Non dovrebbe essere difficile neppure per chi intitola decine di luoghi quarratini a personaggi che sono ormai simbolo della legalità stessa: non per niente nella zona del ponte Calamandrei c’è l’area della legge, ma più probabilmente un inservibile ammasso di parole buone solo a risuonare, pur senza significato sostanziale.
Ma forse legge e legalità, a Quarrata, sono relegate lì; strizzate tra case e argine della Fermulla; in una sorta di galera. E non possono uscire fuori, non ce la fanno ad approdare e penetrare nel palazzo che rende folli (il comune, appunto, secondo una nota definizione di Asterix), dove nessuno ascolta nessuno e rende conto a nessuno.
Misurate da qui la coerenza degli amministratori: da Gaggioli che dice e disdice il suo interesse per gli argini, al sindaco che, in tutto ciò che afferma e sbandiera, si contraddice tutto il giorno tutti i giorni.
La lettera, come al solito, è stata spedita per posta elettronica certificata e non potranno dire di non saperne nulla…

***
All’Assessore all’Urbanistica
Luca Gaggioli
Sede Comune
Al Sindaco
Sabrina Sergio Gori
Sede Comune
Via PEC – posta certificata

Egregio Assessore Gaggioli e egregio Signor Sindaco,
leggo, sul blog di Andrea Balli, e precisamente al post dal titolo «Non sono sanabili gli abusi edilizi sui fiumi. Serve una guardiania idraulica continuativa». L’assessore Mari risponde a Bonacchi (Pdl) questi due commenti che riporto:
  1. Anonimo ha detto... – Ma se gli abusi sui fiumi non sono sanabili, come è possibile che il giorno 16.11.2010 l’intera Giunta Comunale di Quarrata abbia inaugurato il Ponte Calamandrei, opera pubblica costruita a distanza di non più di cm 50 da un box costruito sull’argine del Fosso Fermulla?? Possibile che nessuno lo abbia visto?? ma se le foto sono state pubblicate su tutti i giornali!! ma nella foto era presente anche l’Assessore Gaggioli!! – 23 novembre 2010 – 21:08. 
  2. Anonimo ha detto... – Per quel box, hanno fatto anche curvare il ponte!!!!!!! – 23 novembre 2010 – 21:31.

    Dal momento che, come voi ben sapete, il monitoraggio dell’edilizia è interesse di ogni cittadino, come cittadino in primo luogo e come giornalista in secondo, vi devo rivolgere alcune domande alle quali non potete non rispondere:
    1. premesso che lungo la Fermulla la vostra amministrazione ha fatto abbattere la Baracchina per palese illegalità della struttura;
    2. premesso pure che, proprio dinanzi agli uffici del sindaco, in via Vittorio Veneto, avete imposto a Lunardi di abbattere parte degli edifici costruiti sull’argine medesimo;
    è vero che
    1. adiacente al ponte Calamandrei, ad appena 50 centimetri, c’è un box, come scritto in uno dei commenti al post di Balli?
    2. è possibile che nessuno, di tutta la giunta, lo abbia visto e notato durante l’inaugurazione del ponte medesimo?
    3. se il box c’è, è legale o illegale?
    4. se il box c’è, a chi appartiene?
    5. è vero che per quel box è stato fatto anche curvare il ponte?
    E se quanto precede è vero
    1. quali provvedimenti avete intenzione di prendere, voi e la giunta?
    2. e non è discriminatorio il trattamento diverso applicato a Lunardi e al box qui segnalato dai due commenti?
    In attesa di risposte, distinti saluti.
    27/11/2010.
    Edoardo Bianchini

    ***

    P.S. – Ma non c’era, se non sbaglio, qualcuno che mi accusava di non avere il coraggio di firmare? E ora dov’è mai finito questo Orlando del sindaco con la sua Durlindana in mano e il suo Olifante in bocca? Ha forse avuto un attacco di diarrea…?

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    domenica 28 novembre 2010

    COSE DA NON FARE MAI


    In questa categoria di errori cade il cronista che si presenta e mangia – dal cucchiaio dell’amministrazione, come un bambino sul seggiolone – le mistificazioni che ogni potere inventa per autograndificarsi.
    Si sono mistificati, in passato, l’Inquisizione, i fascisti, i nazisti, i sovietici, i maoisti, i fildelcastriani e un milione di altri in fila.
    Lo fanno, anche oggi, gli integralisti di qualsiasi fede, forma, colore e stile.
    Chi dice che la storia insegna qualcosa, dice una epocale accertata idiozia.
    Vietato, dunque, dire, fare, baciare, lettera e testamento. Ma soprattutto vietato bere a occhi chiusi secondo la più classica buaggine, vocabolo che sta per sciocchezza bovina.
    Non basta riempire le pagine di un giornale per fare cronaca: la gente ha diritto di non essere presa in giro da chi racconta autoballe.
    Dunque: meglio tacere.
    O altrimenti bisogna chiedere, ai signori degli anelli di imbroglio: «Ma questi premi ve li danno davvero o ve li date da voi per autoerotismo?».
    Se il cronista fa così, loro lo odiano, ma però sono costretti a smettere di sputare in faccia alla gente con tanta volgare irriverenza come fanno ogni giorno.

    (Da I doveri del perfetto cronista rompiballe, Anonima Scontenti Editrice, Quarrata 2010, pp. 8000, € 0.01, ISBN 999-0-7777-3333-3).

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    sabato 27 novembre 2010

    LACRIME DI COCCODRILLO


    Verrebbe quasi voglia di crederci, leggendo dei fiumi di lacrime che sgorgano dagli occhi del sindaco di Quarrata.
    Lo ha scritto lei stessa sul suo blog (Partecipazione a rischio per le scelte dell’Autorità) e lo ha ripresentato, ma con molto disincanto e una buona dose di scetticismo, lo stesso Andrea Balli con il post «Senza i finanziamenti regionali è impossibile attuare gli impegni coi cittadini sulla strada della partecipazione». Gori scrive a Rossi.
    In pratica cosa si dice? Il sindaco si straccia le vesti perché dalla Regione Toscana non verranno più finanziamenti finalizzati a favorire la partecipazione popolare alla vita democratica.
    Ed è bene che non vengano – diciamo noi –, visti gli esiti che si sono avuti a Quarrata, nella città delle cicogne.
    Balli stesso sottolinea la falsità della posizione del sindaco e, in buona sostanza, ribadisce che chi vuole, può fare democrazia anche senza finanziamenti, mentre – per dirla in breve – questo sindaco e questa giunta di tutto hanno fatto per tagliare i piedi a Manetti, l’animatore di Legambiente e del Comitato dei cittadini di Olmi-Vignole: l’uomo che potremmo definire il pluri-inascoltato su tutti i problemi che ha sottoposto agli amministratori nel giro di quasi 10 anni di tentata partecipazione.
    E per di più, ora che Manetti era stato eletto nella triade della rappresentanza partecipativa, di tutto è stato fatto per vanificare ogni suo ulteriore intervento, fino a giungere all’assurdo di pretendere il 10% delle firme degli elettori di Quarrata, per chiedere, magari, anche un solo lampione in più o un nuovo bidone della spazzatura in una sottofrazione di 100 anime. Il che sarebbe una fatica da Titàni.
    Ma il sindaco piange. Si dispera, piange miseria e batte la testa contro il muro. E scrive.
    Dà a vedere una delusione così profonda, da avere perfino importunato il suo amico Rossi, per protestare per questa intollerabile iniquità.
    In realtà il sindaco ho tutto per essere contenta e felice.
    Può fare credere di essere dispiaciuta e riaccreditarsi come democratica verace; può dare la colpa di questo problema – come di solito fa con il governo cattivo, che taglia i fondi ai comuni e li mette in ginocchio – a qualcuno di fuori: e magari, oltre a ciò, può cambiare anche la persona contro la quale scagliare i propri strali, visto che è costretta a passare dal Cavaliere nero al Barone rosso.
    Come al solito e come sempre, secondo un ben noto e consolidato cliché, èccoti che il sindaco ci propina le sue preziosissime lacrime da coccodrillo. Manca solo un Tigellino che prepari un lacrimatorio come nel classico filmone hollywoodiano.

    Orsù, prepariamole un bicchiere di bicarbonato per farle digerire questo inammissibile torto che le è stato fatto!

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    WAITING FOR GODOT




    Aspettando Godot  – un Godot, ovviamente, che non arriva o, se lo fa, lo fa da ultimo e per forza.
    Rispose Gesù: «Sta pure scritto: “Non tenterai il Signore Dio tuo”», dice il Vangelo.
    Ebbene confesso: ho tentato i quotidiani di cronaca con la notizia che ho dato il 22 novembre scorso. Una notizia pubblicata anche per vedere quanto l’informazione ufficiale ci avrebbe messo a decidersi di decidere di arrivare al pezzo o a dama.
    E bisogna dire che 5 giorni sono effettivamente un po’ troppi per chi il mestiere lo fa di mestiere.
    Dunque tornano a palla le considerazioni che avevo già fatto nel post Fare cronaca e farla male, perché ormai non si fa più cronaca, ma solo attenzione alle voci ufficiali e istituzionali, alle veline e non alle notizie cercate, raspate e trovate – anche per caso, se vogliamo, ma sempre con gli occhi bene aperti e le orecchie dritte.
    Torna a palla il discorso di Alberto Ciullini, che bisogna parlare con la gente. Torna a palla il precetto che, negli anni dell’apprendistato alla Nazione di Pistoia – allora sotto la Galleria Nazionale, in una delle case della Famiglia Bardelli, proprio quella dell’inquieto presidente dell’Aias anche direttore responsabile di TVL –, non si stancava mai di ripetere e di ripetermi Valeriano Cecconi: che la cronaca è contropotere, che la cronaca è rompere le scatole, che la cronaca è sapere ascoltare anche l’erba che cresce sulle fosse, o avvertire perfino il rèfolo di vento che entra impercettibile da uno spiraglio di finestra.
    Ma questo non si fa quasi più, perché è più facile stare al comodo preconfezionamento dei cibi. Gli storici – e io dico i cronisti – si rivolgono più facilmente a ciò che è già pronto e scontato: così Tucidide all’inizio della sua opera.
    E allora guardiamo meglio il caso in questione; la Nieri in crisi, i timori e i tremori di molta gente:

    1. Nieri nega che ci siano pericoli. Ma conferma che la sua azienda sta parlando con i fornitori.
    2. Nieri nega che si parli di concordato. Ma di cosa discute, allora, con i suoi fornitori?
    3. Nieri tranquillizza tutti e ci fa immensamente piacere. Ma perché parla di voci malevole? In fondo tutto ciò che è stato detto e scritto, è puntualmente confermato dal pool di esperti che dovranno occuparsi della ristrutturazione dell’azienda nei prossimi mesi. Ed è lui stesso a dircelo.
    Se tanto ci tanto (la terza persona del verbo dare, , in italiano si scrive con l’accento; e ai, preposizione articolata per a + i, si scrive senza la h – nota antipatica, ma doverosa, per La Nazione), se tanto ci tanto, gli allarmi della gente, raccolti in questo modestissimo blog, sono tutti più che giustificati e reali. Ristrutturazione di una azienda vorrà pur dire qualcosa, no?
    E fa impressione che di tutto questo non se ne sia manco accorto il sindaco Sergio Gori, sempre così attenta a ricercare nell’altro il volto del fratello; o l’assessore Dalì, che pure guida con grande sovietica solennità, come il trattore nei suoi vivai, la radiosa locomotiva della ripresa del mercato del mobile quarratino, soprattutto dopo la great idea del tavolo tecnico – come scriverebbe la segreteria politica del sindaco – fortemente voluto da chi deve portare la città sana e salva fuori della crisi.
    Dio ci scampi! Waiting for Godot, appunto. Aspettando un Godot che… campa cavallo che l’erba cresce. Prima miliardi di piste ciclabili, di balene a bocca aperta, di Querciole che non funzionano ma costano un paio di miliardi, di Màgie con cazzute fontane di Buren etc. etc. etc.
    Bentornati tutti ora, all’improvviso, se pur sempre in gran ritardo!
    Bentornata cronaca, bentornata CGIL – anche tu finora muta, calma e placida come il Piave al passaggio dei primi fanti il 24 maggio.
    E speriamo che si sveglino anche il comune e il sindaco – pur se ’mbriàghi, come direbbe l’Albertone nazionale, per i successi ottenuti di recente: un premio Città Ideale dei nostri augusti stivali; un pasticcio che discende non dalle stelle, ma dalla protervia con cui sono state approvate le aree APD del regolamento edilizio; la soddisfazione di aver concluso felicemente, anche quest’anno, il meeting della legalità, quella rappresentazione di come dovrebbe essere – mentre in molti casi non è – quel comune di Quarrata che Dante non esisterebbe a definire una nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di province, ma bordello.

    E che nessuno si azzardi a scandalizzarsi – ma cominci, piuttosto, a prenderne doverosa e pentita coscienza.

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    INCENERITORE, RETICENZE ED ECO-BALLE


    di Alessandro Romiti

    Dopo l’ennesima denuncia di sforamento di microinquinanti (Pcb per fattori di 40 volte superiori rispetto a quelli consentiti) i sindaci del CIS continuano nella politica dello struzzo, mentre il governatore Rossi, propone l’accoglimento di qualche tonnellata di rifiuti campani: così giustifica a pieno la presenza e la progettazione degli impianti in Toscana, essendo il prossimo, introdotto già in agenda, nella zona del Calice.
    Il tavolo tecnico si è riunito il 19 novembre scorso e, si noti bene, nessun comunicato stampa è uscito dal Palazzo che non perde mai occasione e tempo per strombazzare incredibili rassicurazioni sul “niente” giusto per rassicurare gli stolti e i sodali.
    Ben diversamente, l’oncologa dott.ssa Gentilini ha rilasciato una pesante dichiarazione, redatta a verbale, ma che sembra essere scivolata via sulla giacca dei presenti, oramai perfettamente coesi nella più scellerata resistenza anche contro l’evidenza più clamorosa.
    Dove la mistificazione è perseguita con la reticenza, si possono opporre solo gli atti formali più che scritti, verbalizzati, sperando in qualche “giudice a Berlino”, come fece il mugnaio di Potsdam nella Prussia del 1700.
    Il tavolo tecnico instituito dalla Provincia sembra afflitto da una clamorosa cecità: nessuno aveva consultato i valori delle Pcb (Policlorobifenili) prima della riunione tecnica (e sottolineo tecnica) ed è stato solo grazie allo stimato medico che è stato svelato lo scandaloso comportamento delle Amministrazioni tutte: con l’applicazione di nuove e ristrette regole sulle procedure di riconoscimento dei rifiuti all’ingresso del forno di incenerimento, sono emersi valori superiori di 20 volte i dati misurati da ARPAT.
    È purtroppo da ritenere vero che la misura dimostratasi tanto errata e insolita, sia la regola e non l’eccezione, fatto che mostrerebbe come l’ARPAT effettuava misurazioni annuali e pre-avvisate. La classica condizione di conflitto legata alla coincidenza tra controllore e controllato! Roba da Italia, insomma.
    Sulla vicenda è emblematico – perché dimostrativo dell’imbarazzo – il silenzio delle Amministrazioni alla denuncia pubblicata da tre giorni sulla rete e sulla stampa locale.
    La vicenda mette bene in luce la correttezza delle denunce dei Comitati dei cittadini che incidono come piccole brecce nella massiccia diga costituita dal Palazzo a difesa dell’impianto: siamo evidentemente di fronte a gravi irregolarità con un pesante effetto di danneggiamento per la salute dei cittadini, come dimostrano conclusivamente le note di verbale deposte dalla dott.ssa Gentilini che ringraziamo a nome della comunità degli ignavi.

    ***

    Su questo argomento, vedi anche un post di Andrea Balli cliccando su questo link:

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    SENZA PAROLE


    E SENZA FIATO

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    venerdì 26 novembre 2010

    CHEETROOLLBUSTERS L’ACCHIAPPACITRULLI


    Nel paese dei balocchi non importa affatto che la democrazia sia vera e reale: interessa solo che i potenziali somari salgano sulla diligenza di Pinocchio e si lascino trasportare a diritto fino al luogo in cui in un primo momento si troveranno a divertirsi in maniera frenetica, mentre sùbito dopo cominceranno a vedersi crescere le orecchie, poi la coda e poi le zampe – rigorosamente con gli zoccoli asinini.
    È questa l’immagine che viene alla mente leggendo il post Aree APD: scelta di trasparenza che mette tutti i cittadini alla pari pubblicato sul blog del sindaco di Quarrata in data 25 novembre.
    Siete espressamente invitati a leggerlo con estrema attenzione e circospezione, perché – come in tutti i discorsi retorici e un po’ fasulli del primo cittadino di Quarrata – si nascondono, com’è naturale, sostanziali e pericolosissime insidie.
    Guardatevi dai falsi profeti, recitava quel brav’uomo di Gesù.
    Si ripete qui perché la Signora Sabrina è molto religiosa, quindi lo accetterà di buon grado – e lo farà anche quella faccia di chiùlo (guardatevi, magari, il film Quattro matrimoni e un funerale di Mike Newell, 1994, da cui sto citando), quella faccia di chiùlo che, in commento anonimo a un post di Andrea Balli, mi accusava di essere un lotro perché non mi firmavo sul blog di Mario Niccolai e della destra quarratina: senza capire, ovviamente, come spesso fanno i compagni sempre portatori della verità, che quella non era casa mia e che lì ero un semplice operaio (i dipendenti della Nieri – di cui la Sabrina non ha ancora parlato – firmano forse i divani?); mentre qui, fra le mie mura, in Quarrata/news, mi posso permettere anche di dare dell’imbecille a chi scrisse quel commento: imbecille, ma anche stupido, cretino, demente e idiota, tanto quell’ eroe della rinascita democratica filoSabrina non avrà mai il coraggio di saltar fuori e querelare per offese, perché dovrebbe scoprire – appunto – la sua bella e intelligente faccia di chiùlo.
    Detto questo, reggetevi e leggetevi quella melassa diabetica dell’intervento del sindaco sul regolamento edilizio. E fate attenzione a ciò che questa signora, normalmente inattendibile – come del resto è stato opportunamente dimostrato da più parti e in più occasioni –, vuol fare credere: di aver cioè trovato il toccasana, la panacea della legalità e della trasparenza.
    D’ora in poi tutti i comuni d’Italia e del mondo, se faranno come Lei, cancelleranno qualsiasi pericolo e sospetto di affarismo nel settore edilizio-fabbricativo.
    Brava! Ma chi ci crede?
    Stralciamo – poi, magari, stracciàmolo anche… – il discorso del sindaco:

    Con l’istituzione delle aree APD non è il Comune che sceglie i terreni su cui si può costruire, ma tutti i terreni potenzialmente edificabili possono partecipare a dei bandi, attraverso i quali si selezionano i migliori progetti e quelli con un ritorno pubblico maggiore, in termini di realizzazione di opere per la collettività da parte dei privati che costruiscono.

    Secondo Lei e i suoi, questo meccanismo consentirebbe «a tutti di competere alla pari per aggiudicarsi l’edificabilità». E buon per chi ci crede!
    E ora scendiamo a terra e non lasciamoci acchiappare come citrulli.
    Chi potrà edificare, in buona sostanza?
    Non certo tutti i cittadini, ma solo coloro che, dopo aver partecipato ai bandi, vedranno selezionati i loro «migliori progetti e quelli con un ritorno pubblico maggiore in termini di realizzazione di opere per la collettività da parte dei privati che costruiscono».
    Ora fissiamo l’attenzione sulle parole che, oltre che essere pietre (per citare da Carlo Levi), hanno anche il peso delle pietre stesse, purtroppo in faccia e sulle nostre facce:

    1. selezione
    2. migliori progetti
    3. progetti con il ritorno pubblico più consistente  per la collettività
    e ragioniamo non con la testa del sindaco:

    1. chi farà la selezione?
    2. quali saranno i criteri per decidere i migliori progetti? Quegli stessi che hanno portato la nostra prima cittadina a scegliere opere d’arte come il Something happened di Nannucci e la fontana di Buren? C’è da dormire tra due guanciali.
    3. quali sono i progetti con maggiore ricaduta pubblica? Lo saranno quelli preparati da me, che posso costruire solo una modestissima casetta e un garage, oppure quelli di una cordata di gente che, disponendo di ingenti mezzi economici, potranno anche realizzare un aeroporto internazionale con annessi hangar, almeno 12 piste e centri commerciali fantastici da Emirati Arabi e da New China?
    Dopo avere riflettuto su questo, pensate a quante fregnacce vi sta rifilando questo sindaco paladino della legalità e della trasparenza che ancora non ha risposto alle mie domande pubbliche di quindici giorni fa.

    E provate a dire che è credibile, se vi riesce.

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    LA TESTA DI GAGGIOLI


    Rispondendo a Alessandro Cialdi (Udc), preoccupato per le vicende del nuovo regolamento edilizio e per i danni che la mulaggine dell’amministrazione potrebbe provocare un domani che i ricorsi presentati dovessero risultare fondati, l’assessore Gaggioli scrive oggi (26 novembre) sul Tirreno:

    Contestare sempre e comunque fa parte di un modo di operare che non condividiamo; abbiamo paura che dietro certe esternazioni ci sia soltanto la volontà di difendere interessi e privilegi di parte.

    È un uomo prudentissimo, Gaggioli.
    Infatti, per paura delle speculazioni edilizie, va avanti sulla strada del noi non ci fermeremo dinanzi a nulla. Una logica ineccepibile, non c’è che dire.
    E domani? Se dovesse prendere il torto dal TAR, Gaggy non dovrebbe essere preso e messo letteralmente alla gogna in piazza?
    E i quarratini danneggiati non avrebbero tutto il diritto di farlo girare con una bella maschera di mulo a mo’ di personaggio da carnevale viareggino?

    Sempre, ovviamente, salvis juribus

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    PARADISO DI BUGIE


    È passato un giorno intero
    E non hai mentito ancora.
    Che cos’è questo mistero?
    Mi smarrisce, m’addolora:
    D’ogni strana tua invenzione
    Ho bisogno un po’ crudele.
    Voglio chiavi interminabili
    Saporose come il miele.

    Quarrata è un paradiso di bugie…

    Leggo il post di Andrea Balli sulla fontana di Buren  e sùbito mi tornano in mente le parole di una canzone di Sanremo/56, autori Calcagno-Oliviero.
    Per Quarrata il signor Calcagno è proprio Lei, il sindaco: che ogni giorno si affaccia e spara innumerevoli menzogne. A ràffica.
    Mente, per esempio, o ha mentito:
    1. sul commercio, dichiarandosi contraria alla maxi-distribuzione, ma facendo aprire la Coop
    2. sulla grande scritta che ci regalò per il Natale 2009: quella ciofeca di Nannucci che diceva Something happened – in realtà “era successo qualcosa” perché lo avevano preso in tasca i quarratini che pagarono dai 40 ai 50mila euro per una stupida e insignificante scritta che a gennaio venne smantellata e portata via
    3. quando ha fatto dire a Mazzanti che non c’erano soldi per la via di Montemagno: perché i soldi non c’erano dato che li aveva fatti spendere per la scritta di cui sopra
    4. quando chiede al suo PD di farsi partito che ascolta il popolo, mentre Lei il popolo non lo ascolta neppure una volta
    5. quando dice che Ciottoli fa affari poco chiari con il comune, mentre è accertato che non è vero
    6. quando fa dire al suo (aggettivo possessivo nel senso proprio) assessore Gaggioli che sugli argini del fiumi le irregolarità dipendono tutte dai condoni del Cavaliere – ma sa che ha dovuto abbattere la Baracchina perché lì, sulla Fermulla, non poteva starci, mentre magari finge di non vedere certe cose dei suoi compagni...
    7. quando dice – e lo ha fatto – che le emissioni dell’inceneritore di Montale sono effluvi di Violetta di Parma e di mammoline di primavera
    8. quando, una volta all’anno ma per un mese, ci parla di legalità, mentre nel suo comune ci sono almeno mille esempi di illegalità (e ne sarà data prova documentale, piano piano, ma con costanza e con determinazione, da veri rompicorbelli che siamo)
    9. quando ci racconta dei premi Città Ideale che Lei raccoglie, ma solo dai suoi compagni di partito
    10. quando parla della gratuità dell’operazione Buren – mentre solo per il catalogo butterà via 30mila euro dei suoi concittadini che non hanno acqua, fogne e gas (sentire Manetti di Olmi)
    11. quando fa dire alla sua fida Giovannetti che risparmierà 35mila euro all’anno per la rinegoziazione dei mutui, ma fa tacere alla sua cassiera quali e quanti sono i costi dei prolungamenti dei mutui fino a 30 anni o più
    12. quando…
    e l’elenco può continuare all’infinito; un infinito anche leopardiano, che si estende oltre la siepe (di menzogne) che dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. E quest’ultimo orizzonte è il baratro del debito in cui Lei sta per cacciare Quarrata con il suo Piuss.
    Eppure, sul suo blog, questo sindaco mistico e buono, dolce e remissivo, amichevole e sorridente, cita princìpi evangelici e si dichiara pronto a riconoscere il fratello nel volto dell’altro: “il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno è quando riconosci nell’altro il volto di tuo fratello” scrive.
    Ovviamente per fratello Lei intende quello di partito e non la persona a cui si voglia mostrare affetto, rispetto e umana comprensione – altrimenti mentirebbe ogni giorno come fa?

    Già. Perché, se volesse mostrare un po’ di vero affetto a quella Quarrata che dice di amare, ma che ha rovinato con tutto ciò che ha fatto, e rovinerà del tutto con i suoi progetti Piuss che vincono premi, Lei farebbe una cosa soltanto: si dimetterebbe, indosserebbe un sacco e, a piedi scalzi come Enrico a Canossa, girerebbe un anno intero calcando la neve e chiedendo umilmente perdono ai suoi concittadini.

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    mercoledì 24 novembre 2010

    AVVISO AI LETTORI


    Per lavori di manutenzione e aggiornamento
    Quarrata/news
    sospende momentaneamente
    le pubblicazioni dei post
    che riprenderanno domani
    25 novembre
    nel tardo pomeriggio

    Ce ne scusiamo con i nostri lettori

    BUONGIORNO, QUARRATA!




    MISTICA DELLA MISTIFICAZIONE
    E DOVERE DI DEMISTIFICARE

    Per somma gioia del sindaco, ecco il testo integrale della velinetta che la signora Sergio Gori ha pubblicato sul suo blog.
    È una giaculatoria dell’autoelogio, una somma di autoreferenza, un Salve, Regina al potere rosa che non arrossisce mentre cerca di dare a intendere alla gente di Quarrata che tutto questo miracolo lancerà la città nell’iperspazio di Guerre stellari.
    Il tono è pacato e dolce; il dettato è limpido e fluido; i contenuti sono salvifici e rassicuranti come le parole di un San Francesco che predica agli uccelli o ammansisce il lupo di Gubbio. Tutto coincide con lo stile di una perfetta clarissa in estasi.
    Riprendendo i concetti che troverete nella lettera di Renata Fabbri poco qui sotto, dinanzi a tanta mistica della mistificazione, l’unica cosa da fare è presentarsi come veri e propri picconatori dei castelli di zucchero del sindaco, per cercare di abbattere, per dovere civile, questa crosta di saccarotiche menzogne più adatte al banco di un chiccaio di Lamporecchio (con tutto il dovuto rispetto) che non a un’amministrazione alla quale gli elettori di Quarrata hanno messo in mano – con un  errore tragico e imperdonabile – le sorti di più di 25mila cittadini, i più giovani dei quali dovranno lavorare tutto il resto della loro vita per riparare ai guai della signora Sabrina e dei suoi fidi collaboratori.
    Cittadini in crisi e che, per giunta, vengono presi platealmente in giro con una sequenza di propagandistiche, inconsistenti bombe d’aria.
    Perché lo sanno anche i muri, i ciechi, e perfino i visigoti e i ragni di benignana memoria, che il Piuss è un coso pensato(?), progettato, scritto, realizzato e premiato dalle stesse persone che ne traggono interesse e vantaggi politici:

    Questa è cristalleria della Boemia:
    la Sabrina fa il Piuss e poi si premia.

    Dal “Vangelo secondo Sabrina Sergio Gori, Sindaco di Quarrata”.

    «In quel tempo la città del mobile in profonda crisi economica, ma con una Giunta di prim’ordine, si era aggiudicata il premio città ideale…».

    Adeste, fideles! Venite, fedeli…!

    ***

    Premio “Città Ideale” al Comune di Quarrata

    Il Comune di Quarrata si è aggiudicato un importante premio alla manifestazione “Dire E Fare”, la rassegna sui progetti di innovazione della Pubblica Amministrazione, giunta quest’anno alla sua tredicesima edizione, e che si è svolta dal 17 al 20 novembre 2010, presso la Fortezza Da Basso a Firenze.
    A ricevere il premio “Città Ideale” , infatti, è stato il progetto “Ma cos’è questo PIUSS?”, con il quale l’Amministrazione Comunale ha partecipato quest’anno alla manifestazione.
    Il riconoscimento è stato assegnato perché ritenuto “Un progetto di riqualificazione urbano fortemente orientato al coinvolgimento della popolazione”.
    Con interventi che vanno dalla viabilità alla riqualificazione del centro cittadino, dalla piscina all’asilo nido, dalle piste ciclabili alla Magia, dagli alloggi di emergenza alle strutture per il volontariato, il Comune ha colto un’importante opportunità che porterà sul territorio risorse regionali che potranno essere così investite per lo sviluppo della città, delle imprese e di tutta la comunità.
    Siamo orgogliosi di questo importante riconoscimento, perché è stata premiata l’idea di scommettere sulle risorse del territorio, che è alla base di tutti questi progetti, che investono diversi settori di attività. Per Quarrata rappresenta una grande opportunità di crescita con il coinvolgimento di tanti soggetti ma con un unico scopo: dare un nuovo impulso alle opere del territorio e all’economica locale, migliorando la qualità urbana e ambientale della città.
    “Dire & Fare” ogni anno assegna diversi premi a tutti quegli espositori che hanno presentato i progetti migliori, che si sono distinti per carica innovativa, per efficacia e creatività, e che si sono dimostrati in grado di apportare un cambiamento positivo nell’erogazione di servizi da parte degli enti e, di conseguenza, nella qualità della vita di cittadini.

    martedì 23 novembre 2010

    GESICHTSLOS UND SPRACHLOS



    Senza faccia e senza parole

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    GIORNALI, NON NE POSSIAMO PIÚ!


    Questo povero blog di periferia è aperto da appena cinque o sei giorni, e già registra un concentramento di attenzioni, curiosità e letture.
    Non è vero che la gente è distratta e disinteressata. La gente è stufa.
    È stufa del conformismo e delle veline: non quelle di Berlusca, che possono essere fatte e disfatte e poi mandate a casa nel giro di poche ore.
    La gente è stufa delle veline di un malcostume che vede e prevede di vivacchiare rinunciando a dire e cercando il già detto e il già confezionato. È l’etica e l’ottica dei supermarket e dei precotti.
    Tucidide – che anche il sindaco di Quarrata cita a sproposito stralciando da un discorso di Pericle sulla democrazia, senza avere la più pallida idea di cosa sta dicendo – nello spiegare il suo metodo d’indagine, affermava che gli storici si rifanno, per lo più, alle tesi preconfezionate a danno della ricerca e della verità.
    È quanto succede nella stampa e nell’informazione. Più che mai in quella locale. Ed è quanto sembra di poter capire in questa sobria, pensosa, ma significativa lettera che Renata Fabbri ha spedito a Quarrata/news: una lettera in cui dice di non voler andare oltre certi limiti per non sconfinare nel politically incorrect, pur se si può aggiungere – citando stavolta Socrate – che «non si deve più rispetto agli uomini che alla verità».
    Benvenuta, Renata!
    La ringraziamo e ringraziamo anche tutti i nostri lettori che, in pochi giorni, hanno assediato questa nuova, inarrestabile voce: una voce che non cede a nessuna pressione.
    Renata scrive:

    Caro Bianchini,
    il tuo post “Fare cronaca a farla male”, mi sollecita una riflessione su cosa rappresenti oggi  la comunicazione.
    Certo che dall'alto della tua lunga esperienza avrai avuto modo di scorrere questi anni e vedere quanto sia mutato il cercare le notizie, il selezionarle e i modi con cui queste vengono porte.
    È innegabile che i processi abbiano seguito quelli che sono i mutamenti della società con il proporsi anche  attraverso altri supporti, ma resta il fatto che consapevolmente o meno il sistema costituisce un potere ben congegnato e non da ora.
    Solo gli sciocchi, o gli interessati, fanno finta di nulla.
    Sollecitare una riflessione sul tema dell'etica nella (e della) comunicazione implicherebbe esprimere interesse a portare al centro del discutere il compito/servizio che la comunicazione dovrebbe assolvere nella società, anche in questa contemporaneità declinata nella postdemocrazia.
    La politica da troppo tempo ha perso i classici luoghi di confronto e sintesi. I partiti politici sono divenuti comitati elettorali, le istituzioni sono in profonda crisi.
    Le testate giornalistiche, ma anche i programmi televisivi, raramente si sottraggono al ruolo di divenire essi stessi
    pars politica e sappiamo bene quanto peso abbiano i media nella formazione dell'opinione pubblica odierna.
    La banalizzazione della complessità, la spettacolarizzazione della proposta, le risse fomentate ad arte, la leggerezza o lo sciocchezzario, le innovative figure degli “opinionisti” di strada che trattano temi profondi contribuiscono ad annacquare la riflessione, a facilitare la minimalizzazione dei problemi, con il risultato di alimentare l'indifferenza oppure un risentimento sordo che non incita all'impegno, a mettersi a disposizione per contribuire a formulare in concreto risposte.
    Non mi dilungo a commentare lo stato dell'informazione locale. Come si suol dire, non è politicamene corretto.
    Sono arrivata comunque alla conclusione che nulla è dato dal caso.
    Allo stesso tempo sono convinta che ciò che è passato non si riproporrà mai sotto le stesse forme, anche se rimane imprescindibile la necessità di una corretta informazione come base per ogni forma di reale partecipazione.
    Se le difficoltà ad accedere all'informazione sono sempre esistite, oggi la tecnologia mette in campo opportunità che fino a pochi anni fa erano inimmaginabili. Il successo dei social network ne è la riprova.
    Ben vengano quindi i blog, sempre più seguiti, e, se fatti con serietà,  prezioso servizio.
    Buon lavoro, ce ne è bisogno, caro Bianchini.

    Renata Fabbri
     
    PS:  Spero di non averti tediato troppo… Se ci sarà altra occasione conterò le “battute”.


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    SPIRITO E REALTÀ


    Per la seconda volta, da quando è iniziata la vicenda Aias, don Diego Pancaldo si presenta alle cronache e si adira.
    È un adirarsi teorico; più giornalistico che di fatto. Un adirarsi che a lui non si addice proprio, per carattere: alla fine non scaglia mai davvero alcun fulmine come il Dio dell’Antico Testamento.
    Anche oggi don Diego ci ripropone la sua visione delle cose e le sue ragioni, che però – siamo convinti – ormai la gente già conosce e o condivide o non condivide.
    Non aggiunge nulla di nuovo alla conoscenza, almeno formale e dichiarata, dei fatti, delle vicende, delle accuse e delle puntualizzazioni. Così almeno ci pare.
    Tacciano le armi, allora. E anche il buon Diego, si dia un po’ di pace.

    Si rimetta fiducioso alla volontà di chi, nei Promessi sposi, parlando all’Innominato, gli dice: Io sono però!

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    FARE CRONACA E FARLA MALE


    Quando La Nazione festeggiò i suoi 150 anni di vita e portò una esposizione della sua storia anche a Pistoia, ricordo un intervento piuttosto laconico, ma assai significativo, di Alberto Ciullini, caposervizio di Pistoia per molti anni.
    Con Alberto ho lavorato quasi vent’anni. Insieme a lui e allo staff storico dei giornalisti pistoiesi, da Mazzino Gargini, a Adriano Tosi, a Valeriano Cecconi, a molti altri colleghi, con cui ci siamo alternamente incontrati e scontrati, come del resto è naturale.
    Dell’intervento di Alberto apprezzai un passo molto significativo. Diceva che, ai suoi tempi delle origini (quelli in cui c’ero anch’io, a partire da 42 anni fa), la cronaca si faceva
    per strada, nel senso che, camminando fra la gente, se ne raccoglievano gli umori e su di essi si costruivano le pagine e si rappresentava la realtà.
    Valeriano Cecconi, che ci ha insegnato a tutti a fare giornale e cronaca, amava dire che questo era un mestiere tremendo, ma bello e appassionante; un mestiere in cui ci saremmo dovuti abituare a
    mangiare almeno un cucchiaino di merda al giorno. Proprio così. E lo abbiamo fatto eccome! Ma abbiamo fatto anche cronaca: non c’è dubbio. E informazione. C’ero anch’io e lo posso dire.
    Il bisogno di partire, stamattina, da questa premessa, nasce dal commento che compare sul blog quarratino di Mario Niccolai (
    Ma si metta il vestito di tutti i giorni!)  e che vede schierati, sia La Nazione che Il Tirreno, a dare risonanza a Massimo Niccolai e alle sue proteste contro l’alegalità (non è un errore…) del sindaco Sergio Gori.
    Fa bene notare che qualche volta chi parla e chi scrive trova
    anche ascolto.
    Ma viene da chiedersi come mai, dopo mesi e mesi che il blog di Niccolai sta dicendo e ripetendo le stesse cose, nessuno abbia pensato di farne cenno se non sporadicamente e, per così dire,
    di striscio. E come mai se un cittadino scrive una, due, tre lettere incazzate a un sindaco del nulla come la signora Sergio Gori, viene preso in considerazione solo da un idealista come Andrea Balli, che – prontamente, disinteressatamente e con slancio – accetta di prestare un servizio per fare circolare una protesta, che è sempre un dato reale.
    Ai tempi antichi, quelli di Alberto Ciullini e anche miei, una lettera di protesta, fosse stata pur quella di
    una noce in  un sacco, aveva subito l’onore dell’ascolto e della cronaca: bastava che fosse vera, interessante e in grado di suscitare dibattito. 
    Oggi è tutto il contrario: si preferisce, magari, tenere in piedi una rubrica come Buongiorno Pistoia in cui ormai, 365 giorni su 365 (e poi 366 nell’anno bisestile) si friggono e rifriggono e ririfriggono le stesse chiacchiere banali, scontate, lise e tali da non fare farina.
    C’è un qualche motivo plausibile? Forse sì. 

    Nel fatto che, nella civiltà dei grandi fratelli ma piccole menti, è più facile galleggiare che gareggiare alla ricerca delle radici e della rappresentazione della realtà.

    Nella foto: chi scrive, Enzo Cabella, Adriano Tosi, Valeriano Cecconi.

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    NIERI, CRISI & DISTRAZIONI ISTITUZIONALI


    Dietro la notizia della crisi della Nieri, peraltro clamorosamente sfuggita alle cronache ufficiali, ecco una voce capace di aggiungere qualche nuovo particolare a questa preoccupante vicenda.
    Da fonti riservate si sa che domenica scorsa, 21 novembre, un addetto ai lavori avrebbe parlato proprio del contenuto della mail pubblicata da Quarrata/news: e lo avrebbe fatto in termini che confermerebbero puntualmente ogni notizia.
    Sono spuntati anche due tasselli in più: la denominazione della nuova società appena varata sarebbe Roma Imperiale e nel progetto sarebbe coinvolto – ma questo lo diamo con beneficio d’inventario e sull’onda dell’indiscrezione –  anche Fabrizio Bonanno.
    Confermato il contenuto e i termini del concordato di cui abbiamo parlato ieri.
    ***
    A fronte di ciò che abbiamo detto e anche ripensando a una notizia apparsa non più di qualche mese fa sul blog di Andrea Balli (9 milioni di euro stanziati dal Gruppo Nieri per l’economia del mobile. Ecco tutti i numeri del piano industriale della nota azienda quarratina), al di là delle preoccupazioni che turbano i sonni di tutti, meraviglia la serena disinvoltura con cui l’amministrazione comunale, in odore di non essersi accorta di nulla, continua sorridente a navigare le sue acque di Piuss, premi pilotati e festevoli manifestazioni conviviali a promozione di una forte, quanto spessissimo disattesa legalità.

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    lunedì 22 novembre 2010

    QUANTI ALTRI GUAI PER L’OCCUPAZIONE A QUARRATA?


    Un lettore, che chiede di restare anonimo, scrive una mail molto allarmata e in toni talmente drammatici da giustificare un intervento di taglio e adattamento sulle sue parole.
    È una segnalazione che riguarda la ditta Nieri e che comunque va tutta verificata.
    Se però risultasse vera, saremmo dinanzi a una nuova catastrofe nell’occupazione della città, con gravi ripercussioni su vasta scala e su molte famiglie.
    La mail dice:


    Buongiorno,
    forse voi non siete ancora a conoscenza di un nuovo disastro industriale in quel di Quarrata: il Nieri ha chiamato tutti i suoi fornitori ed ha chiesto un accordo per un concordato (credo al 30%), facendo altresì presente che ha già costituito una nuova società ad hoc che sostituirà la vecchia Nieri. Ha pure detto che in tre anni farà riprendere tutti i quattrini persi purché accettino il concordato (?).
    Vi rendete conto cosa costa questa disgrazia ai quarratini? Già è una città sull’orlo della crisi, con questo fatto altre famiglie saranno [private] di risparmi costruiti con il sudore della fronte.
    […]
    Ma cosa ha fatto l’amministrazione comunale per aiutare la piccola industria quarratina?
    […]
    Perché lo stato italiano non provvedere a tutelare i deboli?
    […]
    Tanto per vostra buona conoscenza (altrimenti nessuno parla […]).

    Giriamo la notizia a chi di dovere – Comune e sindacati in prima linea – perché chi può e chi deve risponda e si attivi per quanto di sua competenza.

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