di Lorenzo Cristofani
Qualche
riflessione sul progetto ‘parcheggio di San Bartolomeo’
PISTOIA. Il sano dovere di
critica che caratterizza un organo di informazione come questo blog, che cerca
di ricostruire oggettivamente la realtà, che non evita “diplomaticamente” i
fatti spinosi che possano turbare maggiorenti e poteri forti e non cerca di
edulcorare le scomode verità, impone di far emergere alcune vistose e
anomale contraddizioni che permeano una fetta della società pistoiese.
Si tratta
della proposta di parcheggio interrato nell’antico orto monastico di San
Bartolomeo – patrimonio anche simbolico di Pistoia – che la Curia pistoiese
sostiene strenuamente, anche contro le richieste e le aspettative di
parrocchiani, residenti e cittadini.
Non è
questo però il problema: ognuno può scegliere liberamente come usare i propri
beni. Si ricorda che ci riferiamo ad un’operazione finanziaria-immobiliare che
ha come operatore protagonista la Napoletana Parcheggi s.p.a., non si conosce
il flusso di denaro che dovrebbe esser corrisposto alla Curia pistoiese ma solo
la motivazione – con comunicato ufficiale (vedi) –, e cioè la ricerca di
soldi per la ristrutturazione del tetto della chiesa di San Bartolomeo.
Per inciso,
ma sarà proprio così? La Fondazione Caripit avrebbe dunque negato il contributo
al restauro di una chiesa così prestigiosa? Strano, no?
Cercherò
tuttavia di mettere in fila gli aspetti per cui la scelta di questa operazione è
in contraddizione con tutti gli appelli, proclami, dichiarazioni e attività
pastorali in cui il Vescovo di Pistoia ha ufficialmente speso la propria
immagine.
Negli Atti
della Settimana Teologica del 2007, Questione
ecologica e coscienza cristiana, Mansueto Bianche parla di stili di vita sostenibili e moderati,
di sobrietà come standard di sviluppo e
criterio di macroeconomia. Anticipa di fatto la social business city incoronata dal Nobel Yunus e invita a privilegiare i mezzi pubblici di trasporto.
Ma come?
Si può allora rivolgere questo invito e poi proporre un parcheggio da 350 posti
a ridosso di piazza del Duomo? Ma una tale struttura non va forse nella
direzione opposta all’invito del Vescovo? Non è come incentivare la pigrizia e
i vizi, anziché la sobrietà? Quando si chiamano in causa gli stili di vita e
contestualmente si proclama il valore di esemplarità e testimonianza non si può
non essere i primi a fare quello che si vuole insegnare agli altri.
Ancora si
legge : l’uso dei beni naturali (…) non
può essere affidato alla logica del profitto né all’uso indiscriminato e
individualistico (singoli o collettività). Sembrano parole del comitato “No
al Parcheggio sotterraneo” e invece sono quelle di sua Eccellenza. Quindi :
perché sottrarre alla collettività un’area che dovrebbe appartenere alla
parrocchia e ai pistoiesi, essendo appartenuta ai monaci? Perché banalizzarla
come fonte di profitto? Per restaurare il tetto della chiesa non si può tentare
di trovare altre soluzioni?
Ho seguito
con interesse, lo scorso anno, il Forum
dell’ Informazione cattolica per la salvaguardia del creato,
intitolato Lo spazio comune dell’uomo nel
creato. Ho apprezzato le parole del Vescovo su aree urbane ferite, sull’importanza
della cura del territorio, sul valore degli spazi urbani “vissuti”, potenziali luoghi
di relazione e socialità. Ottimo, concetti che appartengono anche a Legambiente.
Ma perché allora, dalle prediche alle pratiche, scompare completamente questa
sensibilità, proprio nel momento più importante e incisivo, che è quello dell’atto
che permette di tradurre l’astratto in cose reali?
Si
potrebbe continuare, ma forse è più utile per tutti porre una chiara domanda.
Se la sente sua Eccellenza, e con lui tutto il mondo che ruota attorno alla Diocesi
e lavora assiduamente impegnato nel sociale, dalla Caritas all’Azione
Cattolica fino a quelle dei lavoratori, di organizzare un forum, sul
modello di quelli già svolti – penso a quello sull’uso evangelico dei beni della terra (vedi) o sull’ economia etica e
dei beni comuni (vedi) –, su una nuova
destinazione e la funzione dell’antico orto monastico di san Bartolomeo,
incentrate sulla socialità e l’integrazione?
In altre
parole, appena verrà ufficialmente abbandonata l’ipotesi del parcheggio
interrato, vorrà Sua Eccellenza sostenere, con altrettanta decisione, un
utilizzo di quello spazio finalizzato ad un vero progetto condiviso e di
utilità sociale? Magari anche prevedendo orti sociali, visto che l’agricoltura,
anche urbana, può produrre reddito e sviluppo, se solo viene aiutata e
supportata, e visto anche che la Coldiretti ha già avviato interessanti e
remunerativi progetti – seppur in diverso
contesto – ispirati a questo
modello (vedi).
Una
risposta e un impegno in questa direzione, delle esigenze cioè e dei bisogni
del territorio, sarebbero senza dubbio un gesto significativo per rinsaldare il
legame tra la comunità e l’erede di Sant’Atto.
Cliccare
sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 21
luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]
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