di Luigi
Scardigli
«Fumi e polveri dell’Ilva producono eventi di malattia e
morte: diossina e benzopirene; i killer silenziosi dei tarantini, soprattutto dei
bambini» e secondo la Procura pugliese guidata Franco Sebastio, i
vertici industriali della fabbrica tarantina devono ritenersi responsabili.
È con questo capo di accusa che Emilio Riva, il re dell’acciaio,
e suo figlio Nicola, l’erede al trono, da ieri, sono agli arresti domiciliari.
A Taranto, nel frattempo, si festeggia, ma si teme anche il
peggio: quella fabbrica di morte, l’Ilva, assicura lavoro ad 11.000 operai. Non
ci vuol molto a prevedere i drammatici eventuali scenari.
L’ideale, probabilmente, o meglio, l’unica cosa da fare, è
cedere le redini dell’industria a chi sappia continuare a farla funzionare,
garantendo così l’impiego di tutti, ma nel pieno rispetto delle normative della
salute, prima che della sicurezza.
Mi viene in mente la Breda: iter analogo, identiche
problematiche, lo stesso silenzioso killer, che da noi si chiama amianto, e
pari funesto risultato, con una sola eccezione: il verdetto della Procura.
Grazie anche ai brillanti grandi politici
locali.
Q/n
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[Venerdì 27 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]
Gentile Dott. Scardigli,
RispondiEliminal'eccezione tra i due luoghi è davvero calzante e permette una nota di commento: vale a Pistoia il brocardo "dura lex, sed lex"?
MDB