di Luigi
Scardigli
Del Porretta Soul Festival, e della sua 25esima edizione,
che ieri sera ha consumato il prologo gratuito dedicato a Le donne del Soul, mi preme iniziare con lo spazio che l’organizzazione
dell’evento artistico internazionale ha dato, con piacere solidarietà, agli
operai della Saeco, la ditta di Gaggio Montano che pare se la stia passando
maluccio.
Tra l’esibizione del primo dei tre gruppi in scaletta, le Soul Stirring Sound, e l’entrata in
scena delle toscanissime Real Mother
Funkers, sul palco del piccolo, ma calorosissimo anfiteatro bolognese, è infatti
salita una delegazione operaia della ditta che pare sia in procinto di trasferire
nell’Est europeo manovalanza e produzione, vizio questo che sembra aver
contagiato buona parte del capitalismo occidentale.
Ma veniamo alla musica, al Soul, presentato, come di
consueto, da Ricky Hutton, che continua ad essere lo stesso di sempre, quello
che trent’anni fa portò, sui canali di Videomusic, il suo americano – o è un
buon attore, o l’italiano gli è lingua ostica. Gli artisti, principalmente di
colore, che animeranno la manifestazione giunta al suo quarto di secolo,
arriveranno solo stasera e inonderanno il paese appenninico con la loro energia
fino alla chiusura del sipario, in programma domenica.
Ieri sera infatti, Graziano Uliani, direttore artistico dell’evento,
ha giustamente ritenuto opportuno fare un piccolo sforzo per spegnere le prime
25 candeline, allestendo una serata introduttiva gratuita, riservata agli
emergenti e ipotecata dal gentil sesso: scelta migliore non avrebbe potuta
farne. Soprattutto per il risultato ottenuto: anfiteatro pieno oltre ogni
ragionevole perplessità e un’offerta musicale degna della migliore tradizione.
Certo, le ragazze che si sono succedute nelle esibizioni hanno ancora tutte
molta strada da fare, specialmente le rispettive cantanti, ma tutte hanno
imboccato la direzione giusta e se all’entusiasmo euforico messo in comunione
ieri continueranno ad affiancare studio folle e disumana umiltà, non è da
escludere che tra qualche anno i loro nomi rappresenteranno il fiore all’occhiello
di quale pregiata e sontuosa manifestazione, Porretta Soul Festival compresa.
L’onore della chiusura è stato affidato ad un esercito (34)
di giovanissime australiane – la chitarrista ha appena 13 anni! – che hanno
sottolineato la poliedricità del suol, un genere che si adatta, con incredibile
naturalezza e armonia, alle esigenze del caso: spesso può bastare un voce,
altre con la sola compagnia di una percussione; la presenza dell’Hammond pare
inevitabile, come quella della chitarra e del basso, che sfinano e si involano
verso il funky; i fiati sono la ciliegina sulla torta.
Con una città, Porretta, letteralmente e totalmente rapita
dall’evento: ogni angolo parla del Festival; ogni esercizio commerciale espone
un manifesto pubblicitario della manifestazione; su parecchie vetrine c’è un
cuore argenteo, il numero 25 e due bandierine ai lati: la nostra tricolore e
quella statunitense. Tutti i commercianti sono in visibilio e nonostante l’afflusso,
abnorme, di visitatori, non in tenuta e con facce termali, potrebbe suggerire
massima allerta, le forze dell’ordine impegnate a tenere la situazione sotto
controllo passeggiano con le mani dietro la schiena.
Insomma, un altro mondo. E siamo appena 35 km più a nord di
Pistoia!
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Foto di Luigi Scardigli.
Foto di Luigi Scardigli.
[Venerdì 20 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]
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