di Luigi
Scardigli
La crisi c’è, è lì, sotto gli occhi di tutti noi – esclusi
quelli che ci raccomandano, anzi, ci impongono, di risparmiare – e non c’era
certo bisogno di dover registrare una flessione del pubblico pagante alla
33esima edizione del Festival Blues, per dover ribadire il drammatico dato di
fatto.
In tempi non felicissimi, si inizia a tagliare il superfluo:
primum vivere, deinde philosophari.
Seguo il Blues’In dalla sua prima edizione, come spettatore appassionato; dalla
decima, 1989, come critico musicale (a quei tempi per Il Tirreno). Ho
avuto la fortuna di assistere a concerti memorabili, in piazza del Duomo, e l’onore
di poterne addirittura scrivere; sono stato spettatore e cronista, sempre sul
palco posto nella stessa piazza, di edizioni decisamente meno interessanti e,
con estrema onestà, ho mestamente riassunto.
E non è nemmeno il caso di aprire quello sterilissimo
dibattito sul blues e se sia ancora vivo, morto o se stia tirando le cuoia. Il
tempo passa e le cose cambiano. Anche in Umbria, il jazz – genere che ha dato il nome e il lustro alla manifestazione –, quello più puro e più difficilmente masticabile, lo hanno
spostato un po’ più in là per permettere ad altre tonalità, meno ostiche da
digerire, di farsi ascoltare, apprezzare, consumare, senza per questo che la
manifestazione, antica e nobile quanto la nostra, perdesse la sua specifica e
originalissima natura.
Ho letto, ma soprattutto ascoltato, commenti molto disparati
tra loro: quelli dei bluespuristi indignati, quelli che vorrebbero la new
generation al posto dei vecchi saggi e quelli che, seppur attenti ai numeri e
dunque alla cifre, ci tengono comunque a proteggere e difendere questa
manifestazione. Ma senza far nulla per migliorarla.
Speriamo che il nuovo Sindaco e il nuovo Assessore alla
cultura del Comune di Pistoia, giovani dei nostri tempi, dotti e informati, inizino
ad esempio a concedere spazio e autorevolezza ad alcuni dei musicisti di casa,
delegandoli nella ricerca di nomi e visi non ancora sulla breccia dell’onda, ma
che presto, con i loro surf, cavalcheranno. Senza dimenticare di conceder loro
maggiore spazio e diversa collocazione: i vari Becattini, Montaleni, Nesi,
Cecconi, Malito Lenti, Romagnoli, Del Pero (tutti musicisti straordinari, tutti
di Pistoia, badate bene) lontano da piazza del Duomo sono puntualmente prime donne.
Questa ridotta disponibilità economica, insomma, destinata a
impoverirsi ulteriormente, blues spread a prescindere e che tanti oscuri
presagi minaccia, potrebbe acuire gli ingegni e aprire nuove e più interessanti
prospettive.
Infine, come recita il tormentone di un noto adagio cinese, e chi vi dice che sia una disgrazia?
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[Mercoledì 18 luglio 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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