giovedì 26 luglio 2012

COMUNITÀ MONTANA. RELAZIONE-ELLER, MA NEL CAPITOLO 1° NON SI FANNO MAI NOMI DI POLITICI

di Felice De Matteis

C’è una sorta di silenzio dal quale sembra di dover capire che le responsabilità erano solo tecniche – Ma è pensabile davvero che i politici (o alcuni di loro) non sentissero, non vedessero, non parlassero?

SAN MARCELLO-MONTAGNA. Abbiamo già visto dalla prefazione e dalla introduzione della relazione-Eller che la Comunità Montana era un perverso meccanismo partitico adattato per dare “posti” e ricevere “voti”.
Parliamoci chiaro: Pci e Dc (con appendici varie) avevano creato l’ennesimo carrozzone di cui è stata saturata la nostra storia politica.

Che qualcuno lo avesse già compreso, allora, niente toglie e niente aggiunge alla realtà fattuale che ha scardinato solo in minima parte, le reticenze ed i complici silenzi di tutti. Storia vecchia e antica. Andiamo oltre.
In tutta questa vicenda il ‘G.S.’ appare senza dubbio coinvolto a pieno titolo: ma cercare di fare di questo signore il terminale di tutti i mali della Comunità Montana sarebbe – ne sono convinto – follia pura.
Chi lo ha indirizzato? Chi lo ha coperto? Chi lo ha favorito, nel suo indecoroso finale, nel marzo 2011, concedendogli prima una aspettativa non retribuita e poi ferie e lasciandogli frequentare i locali della Comunità Montana quando già la segnalazione di irregolarità era nota, comunicata poi all’autorità giudiziaria, e l’inquinamento delle prove più che fattibile?
L’art. 338 del codice di procedura penale (Facoltà di arresto da parte dei privati) che Eller riporta in nota e che addebita in chiaro a qualcuno – non politico – interno all’ente, ci farebbe comprendere l’obbiettivo tecnico del suo scrivere.
Secondo i mai sconfessati criteri che vogliono che sia la politica a formulare mezzi e metodi di esercizio del potere, in qualsiasi forma nel tempo questo “sistema-stato” si sia esplicitato, in questo caso mancano i “mandanti”.
I politici, infatti, non compaiono nella relazione, almeno fin dove siamo arrivati a leggerla. E dunque: era tutta “roba loro”, cioè tecnico/amministrativa senza neppure una minima sbavatura politica?
No, dottor Eller, così non va; così non può andare. E speriamo di essere smentiti dal prosieguo della lettura della sua ambitissima e ricercatissima relazione.
Ad ogni comportamento penalmente rilevante, o quanto meno irresponsabile, avrebbe dovuto fare capo una precisa e riconducibile responsabilità politica interna all’Ente  – la Giunta, i singoli consiglieri – che per ora non si intravede.
Speriamo, andando avanti, che si possa arrivare a comprendere un poco di più.
Di fatture non ritrovate, di reversali di incasso sparite, postergate e quant’altro, è pieno il Capitolo 1.
L’avevamo compreso fin dai suoi primi interventi pubblici.
Dobbiamo ora confidare nel capitolo 2, sperando di essere contraddetti nelle nostre maliziose ipotesi.
Nel qual caso, se lo vorrà, potrà dirci quali sono, non gli onori perché già lo sappiamo, ma gli “oneri” dei responsabili politici nella pubblica amministrazione…

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[Giovedì 26 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]

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