di Edoardo Bianchini
Davvero non sarei entrato in questo arengo, se stamattina Simona Scatizzi – ex bartoliana – non avesse precisato, sulla Nazione, che non le andava bene quello che era stato scritto, venerdì scorso, nel titolo del pezzo della brava Michela Monti. Ma non è di questo che voglio parlare.
Voglio parlare di quant’è grande e democratico
quel PD di Paolo Bruni che, dopo le primarie, non ha mai voluto parlare o
rivolgere la parola a Roberto Bartoli, e che, dietro lo scandalo del Ponte alle
Tavole, altro non ha saputo fare che concludere che, poiché rivedere i
risultati del seggio numero 1 non avrebbe potuto portare a un cambiamento delle
sorti di Bertinelli o di Bartoli, tanto valeva conteggiare quei vuoti nel
mucchio pro Samuele: non vi pare?
È questo, cari lettori e cari elettori
e simpatizzanti del Pd (che si definisce democratico per sigla, ma non
lo è nemmeno in un’unghia di piede), il concetto di legalo-democrazia da
cui il partito si lascia ispirare.
Dopo i calci in culo a Bartoli e ai
bartoliani, ecco che il velo si squarcia, e Dio onnipotente ed eterno scende
fra i suoi adepti e li spinge a scambiarsi il segno della pace e ad aprire le
braccia (per poi soffocarle strizzandole?) a una ex bartoliana e per giunta
senza tessera (lasciatemi dire cazzo!, tanto lo diceva anche Celentano
in Tv) e a una ex-turchiana.
Minchia, signor tenente! Siamo alla nuova rivoluzione di ottobre, alla vera democrazia,
quella doc, miracolare, epocale e dell’avvento; al ritorno del Messia.
E io dovrei fidarmi di un Partito
Democratico così, che cambia opinione nel giro di tre mesi e che somiglia a un
lupo che fa il cane da pastore e guarda le pecore?
E perché, se è davvero democratico,
questo bel partito del Bruni non mi fa raccontare da Calvetti, l’economo degli
spiccioli, quanti iscritti, non in regola con i pagamenti, sono stati fatti
fuori nel pieno rispetto delle norme statutarie del Pd per i morosi?
Finché non si fa chiarezza – ma tutta e
da tutte le parti e non a intermittenza, che, al limite,
etimologicamente potrebbe voler dire anche ‘mettere dentro’… non si sa bene
dove, ma immaginate un po’ –, mi perdoni Paolo Bruni, con la sua aria un po’
mite-pretesca, ma delle aperture democratiche di questo tipo me ne
sbatto altamente: col foglio mi ci netto e affogo il cane, come disse lo
scanzonato Renato Fucini ai suoi dì.
Al caro Roberto Bartoli – che personalmente (e non ne ho mai fatto mistero) ho sempre
visto come uomo del vero rinnovamento – ricordo
che, tutto sommato, è meglio perderli che trovarli, certi democratici. Mentre a
Gabriele Femia, davvero bravissimo ragazzo, dico semplicemente: «Meno male che fai karate o judo – non ricordo bene –, perché
forse un giorno potrebbe tornarti utile per difenderti».
Buona serata al Pd dei pistoiesi di
Bruni. E, mi raccomando, democratici: facciamo finta di non leggerlo questo
blog…
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[Domenica 22 luglio 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
Era da molto tempo che non scrivevo su questo ottimo blog. Ma l'occasione è giunta propizia. Solo poche parole. Le prime sono per la cara ragazza: mi piacerebbe sapere, infatti, se il piatto di lenticchie cucinato dai maggiorenti del PD era buono e se l'atto di abiura è stato firmato prima o dopo la digestione.
RispondiEliminaLe seconde parole sono per il buon segretario. A personaggi così, infatti, nella vita vera (non in quelle a partecipazione statale), non darebbero da guardare nemmeno le biciclette. In Italia, invece, grazie ai partiti (finanziati con i ns. denari) a tali soggetti viene concesso il diritto di decidere della vita di persone enormemente più capaci e degne di loro. Ma la vita è lunga e le battaglie non finiscono qui.
Saluti.
Mario Bonesi.
A volte il detto "se ne vanno sempre i migliori" viene fortunatamente smentito.
RispondiEliminaMichele Moncini.
A sentire citare Renato Fucini, Neri Tanfucio per la Storia, mi illumino delle sue intuizioni formidabili e voglio postare questo sonetto che definisce bene come si scelgono, con quali criteri, i capi e come poi questi, abilmente, riescano a guarire i mali dell'Umanità...
RispondiEliminaEr Presidente delle 'ambere.(1)
Pippo. Ma dunque ar Parlamento o cosa fanno ?
Ci vòr tanto a trovassi un Presidente ?
Pasquale.Aspetta: se dài tempo lo faranno.
Che a trova' l'omo apposta 'un ti pal (2) niente?
Pippo.E sai, fr'a' Deputati 'un ce l' avranno
Chi abba 'r libbro de' sogni tutto 'n mente !
Pasquale.Magari !... più di mezzi lo sapranno :
Ma li nun selve mia (3) l' esse' sapiente.
Ci vor, prima di tutto, un bèr vocione
Per urla' : "Lei si quieti: tocca a quello:"
E questo è affal di tronchi (4) e di pormone.
Poi, doppo ave' sonato 'r campanello,
Se 'r fottio (5) si mutasse 'n confusione,
Deve sape' pilgliare anco 'r cappello.
Firenze,1871.
1. Camere.
2. pare.
3. serve mica.
4. affare di bron- chi.
5. tumulto.