di Luigi
Scardigli
Ho avuto la fortuna, una decina di anni fa, di conoscere il
giudice Antonino Caponnetto, a Pistoia. Era in visita nella nostra città per
parlare di Mafia.
Lo incontrai all’istituto Filippo Pacini, tra una miriade di
studenti che stentavano a pensare che quell’omino così piccolo e vecchio
facesse tanta paura alla Mafia. Mi disse poco o nulla: parlare non gli piaceva
molto; ricordo però che all’unica domanda che mi concesse, rispose così: Quando le armi tacciono, la Mafia sta benissimo.
Non capii all’istante, ma il vecchio Caponnetto, scorgendo
la mia smorfia interrogativa, scese nei dettagli, spiegandomi l’ovvio: le
associazioni eversive – e la Mafia lo è, per antonomasia – hanno necessità, per
farsi riconoscere, temere, rispettare, di mostrare i muscoli. Quando hanno
raggiunto i loro scopi, spesso, come tutti i lungimiranti, per nulla ingordi,
si fermano, assestano le posizioni conquistate e si espandono, fino alla
successiva necessità.
Oggi, mercoledì 25 luglio, su il quotidiano la Repubblica, Attilio Bolzoni scrive
del patto, oscuro, scellerato, ma non ancora dimostrato, tra Stato e Mafia,
lasciando intendere che le fitte trame, stando agli incartamenti processuali, erano
così perniciose che spesso non si riesce a distinguere dove terminasse lo Stato
e iniziasse la Mafia. Cosa che Caponnetto, sempre quella mattina al Pacini, mi
confermò, sostenendo che, secondo la sua lunga esperienza scortata, alcune stanze dei Palazzi erano colluse con i bunker.
Alcuni anni dopo ho avuto il piacere di conoscere altri due
magistrati che ci hanno sempre provato, a sconfiggere l’illegalità: Caselli e
Ingroia. E anche loro, tra le tante teorie espresse, mi hanno soprattutto fatto
intendere, non in maniera indotta e trasversale, ma direttamente, chiaramente, esplicitamente,
che quando le armi tacciono, le
associazioni eversive godono di ottima salute e che questo paranoico ed
illegale stato di grazia dipende, soprattutto, dalla connivenza che la
criminalità organizzata gode nei confronti di alcune mele marce.
Da qualche tempo, questa teoria, si è incuneata tra le
pieghe dell’italica popolazione, serpeggiando, trasversalmente, tra i vari ceti
sociali. Uno di quelli che invece continua a sostenere che il patto non esiste e non è mai esistito e che non esisterà, mai, è
il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un ex comunista, ma del Pci
di Togliatti, Ingrao, Berlinguer, Natta; un ex comunista che ha assistito,
inerme e inerte, all’uccisione di Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, ma anche
Moro e di tutti i loro uomini e donne di scorta di turno, pagati, questi
ultimi, non più di 1.500 euro al mese.
Possibile che non gli sorga il dubbio, al Presidente?
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 25 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.