di Luigi
Scardigli
La prima volta che la vidi e sentii cantare correva l’anno
1989. Io ero da poco un collaboratore del Tirreno e, appassionato di
musica, me ne andavo in giro, la sera, a cercare musica che meritasse l’importazione
nel pistoiese: affinché loro potessero esibirsi e guadagnare e io scrivere.
Anche con Titta Nesti le cose andarono così e dopo averla
vista esibirsi a Firenze, le proposi, con la sua micro band, Pistoia. Tito’s
era, a quei tempi, il tempio della musica di nicchia e Titta Nesti rispondeva
alla perfezione alle esigenze di quel locale. L’ho rivista ieri sera, Titta
Nesti, in una bandquartet eccezionale, all’Anfiteatro del Castello Pasquini, a
Castiglioncello. Il tempo non le ha risparmiato le rughe, ma nemmeno l’eleganza
ed un vocalismo incredibili, tanto che con quello che si può permettere con
estrema disinvoltura, si è addirittura presa la licenza di trasformare un brano
di Charlie Parker in un adagio brasiliano, fatto di cinguettii, alcuni emessi
da un diaframma sontuoso, altri dal kazoo, strumento del quale si è sempre
servita.
Sono stato poco a sentirla, perché non era in programma
assistere al suo spettacolo: giusto il tempo di scattarle una foto e di
lasciarmi trasportare, proprio come successe ai tempi che la conobbi, dalla sua
straordinaria profondità.
Titta Nesti: segnatevi il suo nome e se vi capita di poterla
ascoltare dialogare con la natura, quella che si scrive sul pentagramma,
fermatevi: ne vale la pena.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Venerdì 27 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]
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