domenica 25 agosto 2013

VIA TOMBA, STORIA SOCIALE DI UNA STRADA


di LORENZO CRISTOFANI

Sulla rivista “Storialocale” della Fondazione Caripit  è in progetto la pubblicazione di uno studio sul mondo della prostituzione pistoiese

PISTOIA. Ascoltando alla radio le prime opinioni sul tema della legalizzazione della prostituzione capita che il pensiero riconduca inevitabilmente il tema alla dimensione locale, quando l’Italia tollerava e quando a Pistoia quelle signore si trovavano in via Tomba.
Andiamo per gradi però. Il dado è stato tratto in più occasioni: la Cassazione, stabilendo che la prostituzione è fonte di reddito, soggetta quindi ad imposizione diretta, ha creato un precedente non da poco (vedi qui). Non solo: la senatrice Maria Spilabotte, con l’idea di adeguare l’Italia al resto dell’Europa, dove gli stati con la prostituzione fanno affari d’oro, ha lanciato la proposta di riconoscere il meretricio come una normale professione, con tanto di partita Iva e iscrizione alla Camera di Commercio provinciale.
Evitando in tal modo la barbarie dello sfruttamento – da parte della criminalità organizzata – cui sono sottoposte migliaia di donne nella più omertosa indifferenza delle tante associazioni e movimenti che a parole si battono per i diritti delle donne, contro lo sfruttamento e contro la loro emarginazione.
Infine, nel nostro Granducato Regionale, l’eurodeputato Claudio Morganti ha presentato in Cassazione un referendum per la riapertura delle case chiuse. Qualcuno fa addirittura notare, provocatoriamente, che con l’attuale voluta e ottenuta globalizzazione dei mercati, dove tutto è una commodity (merce), addirittura anche l’acqua bene comune nonostante la vittoria referendaria, non ci si debba poi scandalizzare se anche l’amore viene mercificato.
Fatta questa premessa torniamo alla riflessione iniziale, relativa alla nostra storia locale, in cui sicuramente la prostituzione non ha mai nemmeno lontanamente segnato il carattere cittadino come invece è accaduto per Genova, dove la città vecchia cantata da De Andrè e accompagnata don Gallo si identificava e si identifica con quell’umanità varia che pullula tra il porto vecchio e via del Campo.
In via Tomba i casini erano quattro, tre stabili: “dalla Carla”, all’inizio, entrando da piazza Giovanni XXIII; “il Sottomarino”, in mezzo, e “dalla Natalina”, prima dell’archetto che immette in piazza San Lorenzo, varco attualmente chiuso da più di un anno per lavori di ristrutturazione di un immobile.
Ancora oggi sono in molti a ricordare quando, allora da ragazzi, accompagnavano i militari americani in via Tomba e ottenevano come ricompensa le ambitissime sigarette e la rarissima cioccolata. Erano i tempi in cui a Pistoia non c’erano grandi divertimenti: si andava al Modernissimo, accanto al Lavarini – al doppio programma spettacoloso e, per l’appunto, ai casini.
I ragazzi usavano la scolorina per falsificare la carta d’identità e appagare, sedicenni, forse più la curiosità e l’ebbrezza quasi sacrilega del nuovo che la concupiscenza. Ci si tratteneva per 150 lire o con la doppia, 250 lire. Bisogna dire che la prevenzione dalle malattie veneree, scolo, sifilide, piattoni…, funzionava e tutelava lavoratrici e galantuomini: un modello di igiene e sicurezza sul lavoro superiore di anni luce al nostro presente di retorica e finzione.
Ogni quindici giorni le graziose cambiavano, alternandosi con le princese di altre città, secondo la legge della domanda e dell’offerta. Qualcuna era bella e si presentava adorna di veli ma nessuna si intratteneva a conversare in salotto di fronte ad una tazza di the come invece succedeva nei più eleganti casini delle grandi città. Dopo la legge Merlin alcune si sono spostate in piazza San Lorenzo e nelle vie limitrofe, altre hanno trovato ospitalità e forse redenzione nei conventi ma in via Tomba le cose sono andate avanti molto, molto e molto tempo ancora…
In questo che è poco più di un vicolo, manifestamente umido –l’umidità risale dalla falda che lì è bassa e ricchissima – e incurvato all’estremità, la maggior parte degli edifici, alcuni fatiscenti e fedelmente allusivi al genius loci, altri in via di ristrutturazione, appartiene al Comune di Pistoia. Un muro diversamente verticale e cinto sull’estremità di edera racchiude uno dei più suggestivigiardini del centro storico.
Ma cosa è rimasto, nel vissuto, nella memoria collettiva, di tutta quella galassia di relazioni e modi di vivere? La domanda non è semplice dal momento in generale che la storia moderna e contemporanea locale ha sofferto di un sostanziale deficit di ricerca e indagine. Nel caso in questione, poi, appare oltremodo improbabile risalire a testimonianze dirette capaci di offrire una versione orale del vissuto.
La fortuna è, una volta tanto, amica e provvidenziale perché sulla rivista Storialocale è in progetto la pubblicazione di uno studio sulla storia e il mondo della prostituzione pistoiese. Storialocale è un periodico finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio e nato come punto d’arrivo – e proseguimento – del percorso culturale degli studiosi, coordinati dal professor Petracchi, che hanno collaborato alla stesura del quarto volume della storia di Pistoia.
La rivista, curata dallo stesso professor Petracchi, ha dunque l’ambizione di contribuire all’educazione civica locale rendendo così la comunità consapevole della propria provenienza affinché sappia dove andare.
In ogni caso un salto in via Tomba, così particolare e ancora sospesa nel tempo, è vivamente consigliato…

Link utile:

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Immagini di via Tomba (foto Quarrata/news).
[Domenica 25 agosto 2013 | 09:02 - © Quarrata/news]

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