sabato 20 novembre 2010

INQUIETUDINI, INTERESSI E RETORICA PISTOIESE


Stamattina su La Nazione, intervistato dal caposervizio Cosimo Zetti, il commissario dell’Aias, Francesco Bagnale, vuota – come si dice – il sacco e si sbottona.
Merita riflettere attentamente su alcuni dei suoi passaggi, da cui emergono dati inquietanti:
  1. Nel 2006 l’elenco dei soci Aias non era a disposizione del consiglio di amministrazione. I soci potevano vederlo, ma non potevano averne una copia. In pratica nessuno poteva conoscere la base sociale dell’organismo di cui faceva parte. Un bell’esempio di trasparenza, viene da dire.
  2. Nel 2009, all’assemblea delle elezioni, il sistema elettorale fatto passare da Bardelli sarebbe stato quantomeno anomalo grazie a una particolare fusione di liste. Poi, dietro questa spinta, l’allontanamento dei dissidenti dal consiglio di amministrazione.
  3. L’Aias nazionale sospese il provvedimento e chiese i documenti di giustifica di questa espulsione, ma il commissario aggiunge: «Nessuno, però, ce li ha mai consegnati. Anzi, quei due consiglieri sono stati definitivamente espulsi al termine di una nuova assemblea. In mancanza di chiarimenti e in presenza di un consiglio che da circa nove mesi continuava ad operare pur essendo stato eletto irregolarmente, non abbiamo potuto far altro che procedere con il commissariamento».
  4. Oggi il commissario dice di avere un mucchio di problemi: «A parte la battaglia legale che è stata innescata, e a parte la difficoltà di reperire i documenti contabili e amministrativi, mi sono imbattuto in situazioni che potremmo definire strane», e ce le spiega…
  5. Le quote di iscrizione a soci-Aias (10 euro anziché i 36 stabiliti dall’Aias nazionale) hanno fatto crescere il numero dei soci pistoiesi, che è passato dai 120 del 2006 ai 450 del 2009. La metà delle quote pagate spetta all’Aias nazionale e l’Aias di Pistoia ne passa 18 a Roma, ma ne riscuote solo 10. C’è qualcosa che non torna, dice il commissario: «L’Aias nazionale non ha mai avuto possibilità di accorgersene perché dalla sede locale ci arrivavano 18 euro… Questo vuol dire che gli amministratori pistoiesi sapevano che la quota associativa ammontava a 36 euro, altrimenti non ci avrebbero mai inviato i 18 euro che ci spettavano. Ma se lo hanno fatto, lo hanno fatto con l’intenzione di mantenere una parvenza di normalità e non far scoprire che i soci pagavano solo 10 euro». Un altro esempio di trasparenza?
  6. Questa irregolarità non sposta una virgola sul piano economico, ma – sottolinea il commissario – modifica tutto il quadro «quanto a potere e numero di iscritti» all’interno degli organi decisionali.
  7. Infine ci sarebbe il problema, non piccolo, della Fondazione Santa Maria assunta in cielo, di cui è presidente don Diego Pancaldo. «La Fondazione – dice il commissario – detiene tutto il patrimonio immobiliare dell’Aias, un patrimonio pagato attraverso donazioni effettuate proprio dall’Associazione (leggi Aias, n.d.r.). Il problema è però un altro. Se è vero che la Fondazione è stata creata per tutelare il patrimonio dell’Aias, perché l’articolo 11 dello statuto della Fondazione stessa dice che in caso di cessazione dell’Ente il patrimonio dovrebbe andare non all’Aias, ma alla Diocesi di Pistoia? È una questione che deve essere assolutamente chiarita perché la Fondazione (leggi Santa Maria assunta in cielo, n.d.r.) non risponde a un’assemblea. Risponde soltanto a se stessa».
È uno scenario su cui dobbiamo sospendere il giudizio, ma non la riflessione. Se è vero ciò che dice il dottor Bagnale, deve inquietare assai il dover constatare la mancanza di trasparenza e di chiarezza nei rapporti Aias Pistoia / Aias Nazionale, Aias Pistoia e città in cui essa è inserita, Aias Pistoia e Diocesi.
E un altro aspetto di non secondaria importanza è il filo diretto Aias-TVL, dato che Luigi Bardelli è massimo vertice di ambedue le strutture.
Se le ipotesi avanzate da Bagnale venissero puntualmente confermate, dovremmo porci anche seri interrogativi sulla normalità di questa intersezione di poteri concentrati nella stessa persona.
Non si può, infatti, parlare solo del conflitto di interessi del Presidente del Consiglio, né pensare – come pur-troppo spesso fanno i pistoiesi – che questa piccola città sia a misura d’uomo sempre, solo e comunque in senso positivo.

A meno, ovviamente, di non essere o stupidi o in perfetta malafede o tutt’e due le cose allo stesso tempo.

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