martedì 23 novembre 2010

FARE CRONACA E FARLA MALE


Quando La Nazione festeggiò i suoi 150 anni di vita e portò una esposizione della sua storia anche a Pistoia, ricordo un intervento piuttosto laconico, ma assai significativo, di Alberto Ciullini, caposervizio di Pistoia per molti anni.
Con Alberto ho lavorato quasi vent’anni. Insieme a lui e allo staff storico dei giornalisti pistoiesi, da Mazzino Gargini, a Adriano Tosi, a Valeriano Cecconi, a molti altri colleghi, con cui ci siamo alternamente incontrati e scontrati, come del resto è naturale.
Dell’intervento di Alberto apprezzai un passo molto significativo. Diceva che, ai suoi tempi delle origini (quelli in cui c’ero anch’io, a partire da 42 anni fa), la cronaca si faceva
per strada, nel senso che, camminando fra la gente, se ne raccoglievano gli umori e su di essi si costruivano le pagine e si rappresentava la realtà.
Valeriano Cecconi, che ci ha insegnato a tutti a fare giornale e cronaca, amava dire che questo era un mestiere tremendo, ma bello e appassionante; un mestiere in cui ci saremmo dovuti abituare a
mangiare almeno un cucchiaino di merda al giorno. Proprio così. E lo abbiamo fatto eccome! Ma abbiamo fatto anche cronaca: non c’è dubbio. E informazione. C’ero anch’io e lo posso dire.
Il bisogno di partire, stamattina, da questa premessa, nasce dal commento che compare sul blog quarratino di Mario Niccolai (
Ma si metta il vestito di tutti i giorni!)  e che vede schierati, sia La Nazione che Il Tirreno, a dare risonanza a Massimo Niccolai e alle sue proteste contro l’alegalità (non è un errore…) del sindaco Sergio Gori.
Fa bene notare che qualche volta chi parla e chi scrive trova
anche ascolto.
Ma viene da chiedersi come mai, dopo mesi e mesi che il blog di Niccolai sta dicendo e ripetendo le stesse cose, nessuno abbia pensato di farne cenno se non sporadicamente e, per così dire,
di striscio. E come mai se un cittadino scrive una, due, tre lettere incazzate a un sindaco del nulla come la signora Sergio Gori, viene preso in considerazione solo da un idealista come Andrea Balli, che – prontamente, disinteressatamente e con slancio – accetta di prestare un servizio per fare circolare una protesta, che è sempre un dato reale.
Ai tempi antichi, quelli di Alberto Ciullini e anche miei, una lettera di protesta, fosse stata pur quella di
una noce in  un sacco, aveva subito l’onore dell’ascolto e della cronaca: bastava che fosse vera, interessante e in grado di suscitare dibattito. 
Oggi è tutto il contrario: si preferisce, magari, tenere in piedi una rubrica come Buongiorno Pistoia in cui ormai, 365 giorni su 365 (e poi 366 nell’anno bisestile) si friggono e rifriggono e ririfriggono le stesse chiacchiere banali, scontate, lise e tali da non fare farina.
C’è un qualche motivo plausibile? Forse sì. 

Nel fatto che, nella civiltà dei grandi fratelli ma piccole menti, è più facile galleggiare che gareggiare alla ricerca delle radici e della rappresentazione della realtà.

Nella foto: chi scrive, Enzo Cabella, Adriano Tosi, Valeriano Cecconi.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.

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