martedì 30 novembre 2010

ALESSANDRO, MI VERGOGNO COME UN EBREO DI AVERE QUESTA GIUNTA!



Presentando lo stato d’animo di profonda vergogna dell’ebreo che assiste impotente alle selezioni e alle esecuzioni di Auschwitz, una vergogna che i nazisti non conoscevano, scrivevo, dieci anni fa, nel mio Invito alla lettura di Primo Levi (Milano, Mursia, 2000):

In Il disgelo (La tregua) perfino i soldati russi che stanno arrivando soffrono questa patologia caratteristica dei prigionieri scampati alle selezioni: «Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa».

Come Levi dice anche altrove, le vittime sono sempre sottomesse ai loro carnefici fino al punto di provare vergogna delle torture come se fossero loro le colpevoli delle atrocità.

È questo che provo leggendo le dichiarazioni di Gaggioli all’indirizzo di Alessandro Cialdi.
Rileggetele anche voi. E dite se non provate, al tempo stesso, indignazione e vergogna: la prima per il contenuto di una offensività che, pure in una apparente correttezza formale, passa ogni limite umano; la seconda per un sentimento che Gaggioli – un educatore, un professore a cui è affidata la crescita armonica delle personalità dei giovani – non sembra sapere nemmeno cos’è.

«Invito il consigliere Cialdi – dice Gaggioli – a rilassarsi: nessuno lo sta accusando e le lezioni di moralità non ci appartengono. Il fatto che Cialdi non abbia proprietà interessate dal regolamento urbanistico però non lo mette al riparo dalla possibilità di difendere interessi di parte; non avrà “proprietà” ma ha “clienti”. Di ogni sua parola quindi ci possiamo chiedere: viene dal consigliere o dal geometra? I forconi evocati da Cialdi li prendo come una battuta infelice. I cittadini hanno altri metodi a disposizione per licenziare gli amministratori, quando questi sono disonesti, ma la maggiore disonestà per un amministratore consiste nell’usare il suo ruolo per interessi privati, diretti o indiretti che siano. Le Apd non sono soltanto un innovativo strumento urbanistico, ma anche un modo forte per rilanciare l’economia, puntando sulla qualità degli interventi».

I corsivi servono a evidenziare il pensiero sotteso alle parole. Così si fa nell’esegesi dei testi: focalizzando l’attenzione sulle parole per leggerne il retropensiero.

Dinanzi a certe affermazioni non c’è difesa. Non voglio aggiungere altro se non i sensi della più profonda indignazione. Chiedere a Gaggioli un atto di resipiscenza sarebbe un’assoluta sciocchezza: Gaggioli non può, non ce la fa, non ne ha gli strumenti.

Altrimenti non si sarebbe mai espresso così.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.

1 commento:

  1. Quando si vorrebbe sottomissione e non ci sono appigli per ricattare, non resta che il dileggio. Al disgusto non c'è limite.

    Alessandro Cialdi

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