sabato 21 luglio 2012

CUTIGLIANO. IL SIGNOR ‘S.G.’ IN GIUNTA? LO VOLLE UN PLEBISCITO POPOLARE


Ceccarelli ha chiarito come il ‘reo confesso’ fu scelto per Assessore al bilancio – I problemi della Montagna e la tragedia della Comunità in una assemblea ‘a parola libera’

CUTIGLIANO. Assemblea delle “cento firme” a Cutigliano, ieri sera 20 luglio. È stato detto tanto e su molto: Imu, si paga troppo; panchine, non ci sono; buche nelle strade, ci sono; Comune unico, bla bla bla; ospedale di San Marcello, sempre più a rischio chiusura; polizia municipale, servizio da rivedere; assemblea programmatica sulla montagna da farsi a Cutigliano nel 2013, no un’altra no, non serve a nulla e sono solo autoreferenziali per chi vi partecipa; etc. etc. etc. …

L’argomento, quello tosto della Comunità Montana, era però nell’aria ed è stato magistralmente introdotto con una domanda (l’assemblea era infatti “a parola libera”) da un abitante di Cutigliano: «Ma il signor S.G. chi lo ha voluto in Comune come assessore al bilancio?».
La risposta è stata data direttamente dal sindaco Carluccio Ceccarelli, al quale, dice, sono arrivate non solo richieste verbali a non finire dagli abitanti del Comune, ma addirittura lettere su lettere, in cui veniva caldeggiata la sua nomina. Quindi, S.G., non è stato scelto dal Sindaco ma è stato chiamato in Comune per acclamazione popolare.
Si è anche appreso, fonte Ceccarelli, che l’ultima giunta della Comunità Montana presieduta dalla stesso, non ha percepito né compensi né rimborsi spese, a differenza della precedente che si è portata a casa la bella cifra di duecentomila euro, costo del bene comune (e che bene), che tanto vogliono i nostri amministratori. L’atto è senz’altro lodevole: ad esso senza ipocrisie dobbiamo dire grazie, ma sarebbe stato anche un atto molto inopportuno, viste le condizioni molto disastrate dell’ex-ente montano.
Sulla questione dei compensi percepiti dagli amministratori nei trent’anni di vita della Comunità, c’è anche chi si è domandato ed ha chiesto, in modo accalorato, per cosa tali somme di denaro sono state elargite, e di restituirle alla collettività, unitamente alle scuse, fatte fino ad ora, dal solo sindaco di Piteglio Claudio Gaggini.
Interessante l’accenno fatto, sempre dal Sindaco, sulle possibili responsabilità che potrebbero emergere a carico della banca facente funzioni di tesoreria (la Caripit, n.d.r.).
Da cogliere che, come già nell’ultima conferenza stampa indetta dalla giunta della Comunità Montana a San Marcello, si tende sempre più a mettere dei paletti divisori tra le precedenti e l’ultima giunta che ha guidato l’ente al suo commissariamento.
Marco Ferrari

P.S. – Le lettere di cui si fa menzione sono custodite nella famosa cassaforte in cui vi è/era la relazione Eller. Anche per queste è stata promessa, ma solo verbalmente, la loro disponibilità pubblica. Se tanto mi dà tanto...

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[Sabato 21 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]

3 commenti:

  1. Quoto decisamente il commento e la sintesi di Marco Ferrari, proprio io ho auspicato un atto di modestia e di correttezza chiedendo che i Presidenti della Comunità Montana che si sono susseguiti, nonché gli Assessori al Bilancio e i Revisori dei conti restituissero le somme che hanno incassato senza aver completato il loro incarico e i propri doveri. Apprendiamo dall'ex presidente della Comunità Montana Ceccarelli Carluccio che potrebbero manifestarsi responsabilità dell'Istituto Tesoriere. Qualcuno, vedi Giuseppe Montagna, già aveva sollevato questa evenienza. Il popolo può acclamare le persone ma ha bisogno di chiarezza e trasparenza. Sul fatto che l'ultima giunta della ex Comunità Montana non abbia percepito compensi mi pare di ricordare una norma compresa in una finanziaria dello Stato, la quale vietava i compensi se i rappresentanti nelle istituzioni non fossero stati direttamente eletti dai cittatini (i consiglieri e gli amministratori della ex CM erano eletti o per diritto o per delibera dei consigli comunali, quindi in modo non diretto dai cittadini). ... alla prossima puntata.

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  2. Bimbo non piangere;
    nascesti trito,
    ma se desideri
    morir vestito,

    ecco la massima
    che mai non falla,
    e come un sughero
    ti spinge a galla.

    Dagli anni teneri
    piega le cuoia
    al tirocinio
    della pastoia.

    Sotto la gramola
    del pedagogo
    curvàti, schiàcciati,
    rompiti al giogo.

    E con gli estranei
    e in mezzo ai tuoi,
    annichilandoti
    più che tu puoi,

    non far lo sveglio,
    non far l’ardito;
    se pur desideri
    morir vestito.

    Non ti frastornino
    la testa e il core,
    larve di gloria,
    sogni d’onore.

    Fuggi le noie,
    fuggi le some,
    fuggi i pericoli
    di un chiaro nome;

    e limitandoti
    senz’altro fumo
    a saper leggere
    per tuo consumo,





    rinnega il genio
    sempre punito;
    se pur desideri
    morir vestito.

    Cresci, e rammentati
    che dà nel naso
    più lo sproposito
    commesso a caso,

    che la perfidia
    la più fratina,
    tramata in regola
    e alla sordina.

    Abbi di semplice
    per certo segno
    dell’uomo ingenuo
    l’errore aperto,

    e imita il sudicio
    che par pulito;
    se pur desideri
    morir vestito.

    Studia la cabala
    del non parere,
    e gli ammennicoli
    del darla a bere.

    Di Dio, del Diavolo
    non farti rete;
    nega il negabile,
    ma liscia il prete.

    Un letamaio
    di vizi aborra
    giù de’ precordi
    fra la zavorra;

    ma coram populo
    esci contrito;
    se pur desideri
    morir vestito.





    In corpo e in anima
    servi al reale,
    e non ti perdere
    nell’ideale.

    Se covi smania
    di far fagotto,
    incensa l’idolo
    quattro e quattr’otto.

    Sempre la favola
    della ragione
    cede alla storia
    del francescone;

    Sempre lo scrupolo
    muoia fallito;
    se pur desideri
    morir vestito.

    Non far che un libero
    sdegno ti dia
    quella poetica malinconia,

    per cui non paiono
    vili e modesti
    dei galantuomini
    i cenci onesti.

    Un gran proverbio
    caro al potere,
    dice che l’essere
    sta nell’avere.

    Credi l’oracolo
    non mai smentito;
    se pur desideri
    morir vestito - .


    da GINGILLINO
    di Giuseppe Giusti
    1844 - 1845 -

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  3. Appendo anch'io il mio foglietto,
    caro mio Pasquinetto,
    per non farmi dir troppe panzane,
    e per far finire il pane,
    qui è ben rimetter intrecci,
    per rifar i nostri necci.

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