sabato 18 agosto 2012

ANDREA DROMEDARI, UN SOGNO… IN CORSA

di Luigi Scardigli

Con la sua Maserati ha sponsorizzato il marchio dell’ospedale Mayer di Firenze Sposato con Eliana ha due figli, Simone e Niccolò, di 13 e 10 anni

Sensibilità e solidarietà si possono coniugare sempre e comunque con qualsiasi gesto, anche con la velocità, estrema.

È per questo che Andrea Dromedari, 47enne pistoiese, cotitolare, dal 1993, del Bar Crudelia, in via Borgognoni, a Pistoia – ma che appena può vive a trecento all’ora –, ha deciso, alla vigilia dell’ultima gara – ultima in ordine di tempo: quella che ha poi vinto, nel luglio scorso, sul circuito francese de Le Castellet –, di far sponsorizzare il suo bolide, una Maserati, con il marchio dell’ospedale Mayer di Firenze, dove si va veloce, velocissimo, ma non per tagliare il traguardo prima degli altri, quanto piuttosto per correre più forte delle malattie. Dopo lo spumante e la coppa ricevuta sul podio transalpino, Andrea ha esposto sul tetto della propria vettura la gigantografia di un disegno inviatogli da uno dei bambini ricoverati nell’ospedale fiorentino.
«Ho fatto un conto approssimativo – mi racconta Dromedari, dalla sala del locale che gestisce con Marco Bechi, di Pistoia Ovest – di quel che ho speso, tra benzina, meccanici e gomme, da quando corro: beh, mi è parso doveroso fare qualcosa per chi, con la velocità, ha un rapporto completamente diverso, probabilmente più adrenalinico del mio, tra l’altro».
Sì, perché prima di approdare, nel 2006, sulle vetture da competizione, le ossa e le vittorie, Andrea, se l’è fatte sui Kart, la sua prima passione, adolescenziale, che non l’ha più abbandonato.
«Ho iniziato a correre da bambino; non mi sono più fermato. Un giorno lo farò, diamine, ma solo quando sarò convinto di non poter dare e rendere per quel che credo. Vivo così anche tutto il resto della vita: l’amore, il rapporto con i figli, quello con il lavoro, che sottintende la gestione del personale, i contatti con i clienti. Ho sempre provato a spostare, oltre a quello che lo sguardo mi consente, la linea dell’orizzonte: fino a quando potrò coltivare questa illusione, chiederò a me stesso, alla mia vita e a quella delle persone con le quali divido e condivido le aspirazioni, di fare altrettanto».
Sposato con Eliana da quasi vent’anni, Andrea, da questa unione, ha avuto in dono Simone e Niccolò, 13 e 10 anni, due marmocchi che al momento non sembrano essere lontanamente attratti dalla gestione del Bar, ma nemmeno dalla velocità.
«Sono due bravi ragazzi: uno sembra essere proiettato nella vita dell’informatica; pare voglia fare l’ingegnere, staremo a vedere. L’altro ha una confidenza con le manualità incredibile e da parecchio tempo sostiene di voler, da grande, fare il cuoco: pareva un innocentissimo sogno come milioni di altrettanti bambini, ma più passa il tempo e più sembra crederci».
Alle corse, né moglie né figli vanno a mai a vederlo.
«Credo che abbiano paura, che preferiscano non esserci. Io, da quando ho lasciato i kart, non ho venduto nemmeno una chiave inglese: tutto il necessario per correre lo custodisco, gelosamente, in un garage: aspetto che uno dei due, o entrambi, meglio ancora, esprimano il desiderio di provare; basta girare la chiave e accendere».
Quando paragono il suo desiderio di correre ad una forma di stupefacente, Andrea non si nasconde e rincara la dose.
«Sì, la velocità è una droga vera e propria, lo ammetto. Non ricordo chi, nel mondo delle corse, sosteneva che la sua morte fosse quel periodo di tempo sotteso tra la fine di una gara e l’inizio della successiva. La mia dipendenza non è così marcata, ma credetemi: correre è veramente un’emozione incredibile, difficilissima da quantificare, spiegare, rendere concreta».
Alla soglia dei 50 anni, anche per Andrea, abile pilota automobilistico, che convinse tutti, nel 2002, soprattutto a Maranello, il team della Ferrari Challenge, alla luce della conquista del campionato nazionale kart, il momento di dover lasciare il volante è destinato ad avvicinarsi, inesorabilmente.
Quello della solidarietà, invece, non tramonterà: perché arriverà il giorno di dover smettere di correre, non quello di combattere.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
La foto di Dromedari è di Luigi Scardigli.
[Sabato 18 agosto 2012 - © Quarrata/news 2012]

Nessun commento:

Posta un commento

MODERAZIONE DEI COMMENTI

Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.