mercoledì 8 agosto 2012

UN CAMPANELLO-CITOFONO VALE PIÙ DEGLI “UNTOUCHEABLES”?

di Alessandro Romiti

PISTOIA. Da qualche parte ho letto che nelle città d’arte non si deve solo guardare dove si mettono i piedi, ma cercare anche in alto: le porte, le finestre e i pertugi di antiche mura che, qualche volta, contengono degli insospettati e preziosi dettagli.
E Pistoia, è città d’Arte, come ribadisce infatti La Nazione di due giorni fa, 6 agosto. Mi ricordavo dunque che in via della Madonna aveva riposato qualche notte Giuseppe Garibaldi e, in modo davvero casuale, ho rivisto l’ampia targa di marmo apposta alla fine dell’800 per ricordare il prestigioso sonno. L’ho ritrovata e riletta, quasi orgoglioso di riconoscermi nelle gloriose gesta di costruzione di questa scalcinata e decadente patria, disonorata da tanti mentecatti e lestofanti chiamati, per errore, alla tutela del bene pubblico.

Chiaro che l’immobile di via Madonna, al civico 40, è protetto dalla tutela della Soprintendenza dei Beni Architettonici della Toscana, come del resto la generalità degli immobili formanti il centro pistoiese.
Ma ecco che, improvvisamente – riprendendo il cammino –, riconosco un palese elemento di discontinuità e rottura, nell’insieme del paramento offerto dal prestigioso palazzo: un moderno e lucidato apparecchio citofonico brilla lì, accanto alla tastiera d’ottone che serve i vari condòmini.
Esso appare infisso stabilmente e a bella posta nel prezioso stìpite di pietra arenaria. L’evento m’impone una rilettura del quadro d’insieme, supponendo che sono davanti a una collocazione provvisoria e casuale di una strumentazione non definitiva. Insomma un errore, ma solo temporaneo.
L’apparecchio è davvero indigesto da vedere: non solo perché disarmonico con lo stile del palazzo, ma anche perché collocato in modo asimmetrico e disassato rispetto al campanello in ottone. Insomma, un doppio “cazzotto nell’occhio”.
Decido di capire di più e dunque suono ai campanelli degli studi professionali (di due legali, indicati, Michelozzi e Castagnoli) ma non risponde nessuno, essendo un sabato mattina.
Il campanello riporta il nome dei proprietari ma, anche lì, non risponde nessuno alla mia chiamata. L’unica risposta mi viene offerta dal campanello a nome ***, al quale risponde una signora che mi rassicura: l’episodio è noto agli utenti del palazzo che non l’hanno approvato, ma ben contestato. Sono stati presi i provvedimenti e le segnalazioni del caso, oltre un anno fa. La stessa, mi spiega che il campanello in alluminio, dispone di una luce Led azzurra e m’invita a tornare di sera.
Ecco dunque che la stessa, per niente disturbata, mi apre il portone e appare una dozzinale luce plafoniera (del tipo cucinotto o spogliatoio di servizio) con una volgare canalina in Pvc bianco, apposta in bella mostra nell’esterno delle superfici originarie patinate da sfumature ultra centenarie. Più avanti, spicca sulle scale un bellissimo e pregevole lampadario a parete con delle bellissime figure alate in fusione di bronzo.
In questo fresco androne il sacro e il profano sono ignobilmente associati, con buona pace dei servizi tecnici comunali e della Soprintendenza ai beni architettonici della regione Toscana.
Ma è ancora vero che dalle piccole cose si hanno grandi esempi?
E l’Ufficio Tecnico del Comune di Pistoia, cos’ha da dire? Aspetta forse il parere della Soprintendenza o basta l’indignazione?
Forse è necessario l’impulso della Procura con una previsione di indagine per reati contro la res publica?
Ma forse sono io che esagero…

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 8 agosto 2012 - © Quarrata/news 2012]

1 commento:

  1. Rispetto a quello che ha fatto un negozio su via Curtatone e Montanara mi sembra il meno.

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