lunedì 11 marzo 2013

SWANN, UN CINGUETTAR D’AMORE


di LUIGI SCARDIGLI

Sandro Lombardi e Iaia Forte: due angoli spietati e lontani del palcoscenico uniti da un collant d’eccezione, Elena Ghiaurov

MONSUMMANO. Chiunque si sia cimentato nella lettura di Proust, non può non essere passato tra le sgrinfie di Alla ricerca del tempo perduto. E chi ne è restato ammaliato, da quella lettura, non può non aver approfondito il tema, infinito e pieno di ramificazioni, spesso tentacolari, dei suoi risvolti. È quello che ha deciso di portare in scena la Compagnia Sandro Lombardi, affidando al regista Federico Tiezzi, la messa in scena di Un amore di Swann, penultimo appuntamento stagionale di Monsummano andato in onda, ieri sera, al teatro Yves Montand.

Sul palco, a cinguettare sull’amore e sulle sue infinite folgorazioni, illuminazioni, perversioni, ricadute e soprattutto illusioni, così appetibili e commestibili che finiscono per diventare pane quotidiano, Sandro Lombardi, Elena Ghiaurov e Iaia Forte, che si intrecciano vicendevolmente in un salotto-bene parigino, dove tutto ruota attorno alla psicofisicità dell’amore, con mediani di affari sentimentali che nutrono la propria civetteria alimentando passioni improbabili che si trasformano nel tempo in unioni di fatto consumate e consumabili, nate sotto il segno del desiderio irrefrenabile e di una gelosia morbosa per poi attestarsi su una stanca e consumata abitudine, che non contempla passioni e che non soffre lamenti.
Come se l’amore, nel suo inesorabile percorso di assestamento e ragionevolezza, perdesse progressivamente e inesorabilmente di vista le molle grazie alle quali è saltato, irrefrenabile, nei desideri dei protagonisti, trasformando un’avvenente sgualdrina in una rispettabilissima, ma ancora agognata, signora Swann e un intellettuale della pittura, dedito principalmente a disquisizioni sacre, in un irragionevole adolescente corroso dal tarlo del tradimento.
È sulla falsa riga di questa inesauribile altalena esistenziale e sentimentale che poggia, interamente, la rappresentazione, che affida, quasi unicamente, alla camaleontica capacità dei tre mattatori la sua naturale evoluzione temporale, che è poi un’involuzione morale: l’intransigenza e il fuoco ardente degli esordi si lasciano lentamente ma sistematicamente inghiottire dalla diplomazia e dal compromesso, che inducono gli amanti a trasformarsi, con elegante disincanto, in soci d’affari di cuore.
Un impeccabile sviluppo del tempo e nel tempo, nei quali Sandro Lombardi e Iaia Forte testimoniano, rispettivamente, le loro naturali propensioni alla drammaturgia, il primo e alla surrealtà, la seconda, due angoli spietati e lontani del palcoscenico tenuti fortemente e profondamente uniti da un collant d’eccezione, Elena Ghiaurov, che ho seguito attentamente in tutta la sua poliedricità e bellezza, una meravigliosa e poliforme statua greca che tiene a ribadire, fin da ultimo, la straordinaria bellezza della vacuità dell’amore, un sentimento inequivocabilmente eterno. Finché dura. 

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Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 11 marzo 2013 | 10:00 - © Quarrata/news]

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