giovedì 14 marzo 2013

GIOVANNI LINDO FERRETTI: CI SI PUÒ ANCHE RICREDERE MA NON CERTO SMETTERE DI CONFRONTARSI


di LUIGI SCARDIGLI

E invece l’ex-compagno non rilascia interviste e non affronta nessuno

QUARRATA. Alcuni personaggi del mondo dello spettacolo farebbero meglio ad evitare compromissorie prese di posizione. Tipo Giovanni Lindo Ferretti, 60 anni, un grande musicista e che domani sera (ore 21) sarà al Nazionale di Quarrata per presentare, accompagnato dal violino di Ezio Bonicelli, il suo ultimo lavoro su palcoscenico, Bella gente d’Appennino.

Ho usato il condizionale perché la mia voce, seppur terribilmente presuntuosa, resta comunque la mia voce e Giovanni Lindo Ferretti, come chiunque altro, del resto, è liberissimo di dire e professare quel che vuole.
Lui però, non ancora trentenne, si sbilanciò parecchio, visto e considerato che fu uno dei padri fondatori della formazione, strapoliticizzata, dei CCCP Fedeli alla linea, gruppo punk di nobilissima fattura spudoratamente ispirato al movimento Lotta Continua. Ed è proprio in virtù di questa simpatia militante che Giovanni Lindo Ferretti, nei primi anni ’80, diventa una delle icone della controinformazione, che non si esaurisce con la morte dei CCCP (1990), ma continua a sopravvivere migrando anima e corpo nel primo nucleo dei Litfiba, poi dei CSI ed infine dei PGR.
Esaurita la carica emotiva delle Rivoluzione abortita, però, Giovanni Lindo Ferretti, che fiuta di non poter più raccogliere esauriti consensi in una sinistra dilaniata da se stessa, scopre improvvisamente l’altra strada e decide si convertirsi: prima al cattolicesimo, poi andando ben oltre ogni plausibile e ragionevole revisionismo, sposando cause se non imbarazzanti, decisamente anomale per un soggetto che ha profetizzato la possibilità di un altro mondo, anche a cruenti costi altissimi.
Lungi da me sindacare l’abnorme elasticità di Giovanni Lindo Ferretti. Però, uno che si è esposto così tanto, in gioventù, facendo ragionevoli fortune, in vecchiaia, farebbe meglio a ripercorrerle le tappe degli esordi, casomai confrontandosi con un giornalista che si presenterebbe addirittura con un dono, molto particolare: Il voltagabbana, di Davide Lajolo.
Un bel libro, importante: glielo darei volentieri, io che non mi sono affatto pentito di essere stato tra quelle barricate, a Giovanni Lindo Ferretti, quella pagina cruciale e dolorosa di storia, che ho letto e riletto con tanta passione.
Peccato che l’ex compagno Ferretti non rilasci interviste, peccato; soprattutto perché ci si può anche ricredere – spesso è sintomo di elasticità, realtà, intelligenza –, ma non certo smettere di confrontarsi: se no, così, è solo molto facile.
Troppo!

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[Giovedì 14 marzo 2013 | 20:47 - © Quarrata/news]

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