venerdì 8 marzo 2013

CANTO DELLA CIGNALA RADIOATTIVA

di Andrea Gasperini



Quando, dal cesio allumate,
l’aduste sue membra
nel Sesia addolcisce,

e al picco del monte
s’affaccia quell’astro
che il nostro maggiore
riflette in argento,

dal cor radioattivo
s’innalza nel cielo
dolente il suo canto,
che isotopi annovera:

“O uranio, e tu stronzio,
o gallio, e mio cesio,
che il mal degli umani
ha ceduto ai miei giorni,

cessate la ridda
degli atomi folli,
che ardon in vampa
secreta e sottile.

Ridate al mio seno
la pena di un tempo,
ove nebbia di Langa
addiacciava il mio vello,

ove acciari tonanti
spandevano il sangue
di porci selvaggi,
miei pari od ancestri.


Allora, me ’l credo,
più alta giustizia
regnava la terra:

ché sol la Natura
era a tutti i viventi
or pia, or crudele,
ma degna sovrana”.

O porca sapienza,
o suina passione,
o core eccitato
da vil radiazione,

accogli la prece
e il mesto commiato
di chi la tua sorte
terrena compiange.

Io vo’ ch’empio fato
non neghi al tuo grifo
gli elisi terreni
vagliare grugnendo.

Tu, verra pietosa,
anche a noi dona pace.
Fa’ che nuclei pesanti
non arrivin al desco.

Che le sapide carni,
in budello rinchiuse,
delle gole e del ventre
non sian vindici giuste.

Amen.


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[Venerdì 8 marzo 2013 | 19:15 - © Quarrata/news]

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