di Paolo Caselli [*]
PISTOIA. In questo periodo di crisi, che molti identificano
con problemi economici, sociali, politici, peraltro evidenti, credo si dovrebbe
preliminarmente considerare la mancanza di “valori etici”. Sono infatti questi
ultimi e solo questi che possono portare ad una reale “inversione di rotta”. Si
parla ancora di rinnovamento, di riforme sostanziali, di modifiche strutturali
da parte di quelle stesse persone che hanno fatto degli interessi individuali,
del clientelismo, dell’arroganza, i capisaldi del loro successo.
Nessuno che,
con personale sacrificio, esca da questo circolo vizioso, rompa con i vecchi
schemi e dia veramente un segno profetico di novità. Novità che implica
innanzitutto piena acquisizione interiore dei valori che devono regolare i
rapporti con gli altri e quindi con la Società: non occorre andare troppo
lontano per comprendere quali siano tali valori: Giustizia e quindi equa
ripartizione delle risorse; Solidarietà, che significa concreta partecipazione
ai problemi dei più deboli; Rispetto dei diversi, perché nessuno possiede “il
segreto della Verità”; Collaborazione nel segno del Bene comune che deve essere
analizzato e perseguito nei suoi vari aspetti. Penso che sostanzialmente ognuno
di noi, ma in particolare chi è impegnato come uomo pubblico, dovrebbe
condizionare a questi valori ogni sua decisione.
Nel dicembre u.s. facevo alcune
considerazioni sulle condizioni del nostro Paese, pubblicate su questo sito. Mi
sembra che purtroppo molte previsioni si stiano avverando. I vecchi partiti,
forse non ancora consapevoli dei propri fallimenti e dell’autodistruzione cui
sono felicemente pervenuti, continuano in sterili tentativi di galleggiamento
facendo finta di non capire che ormai sono stati affondati. Ed ancora parlano
di rinnovamento, di mutamenti sostanziali gli stessi personaggi responsabili
dell’attuale situazione.
Siamo davvero “in piena follia
del carnevale e non vogliono, con assurda pertinacia, gettare la maschera”.
Solo questo, cioè una efficace autocritica ed un riconoscimento dei propri
errori e limiti con conseguente ritiro dalla scena pubblica, potrebbe
parzialmente giustificarli! Invece continuano a parlare con presuntuosa
arroganza, con “assurdi sofismi”, con inutili, inopportuni, inconclusivi
discorsi! Dopo il responso elettorale molti continuano ad “arrampicarsi sugli
specchi” e solo pochissimi hanno perlomeno assunto la decisione di stare
dignitosamente in silenzio.
“Non è possibile mettere il vino
nuovo negli otri vecchi”, ed è proprio così. I vecchi contenitori clientelari,
destinatari di una spesa pubblica enorme con stipendi d’oro, senza particolari
rischi o responsabilità (Partiti, Regioni, Ministeri, Asl, enti pubblici in
genere e chi più ne ha, più ne metta), autoreferenti, terreno di conquista per
i meno meritevoli e per yes men pronti ad obbedire a qualsiasi ordine, dove i
migliori e i più responsabili vengono sistematicamente emarginati, dovrebbero
essere totalmente smantellati e riformati, soprattutto con notevole
semplificazione.
E “il vino nuovo” lo può portare
solo una classe dirigente diversa, che operi con entusiasmo, libertà, spirito
di sacrificio, autocritica, rinunzia a privilegi, consapevolezza che solo un
atteggiamento di ascolto e dedizione , iniziando dai più indigenti, potrà
portare ad un vero rinnovamento e progresso della nostra società.
[*] – Medico ospedaliero ed ex
allievo del Liceo Classico N. Forteguerri
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[Lunedì 4 marzo 2013 | 12:52 - © Quarrata/news]
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