di FELICE DE MATTEIS
A proposito della Fondazione Caripit e dei
dinieghi di aiuto per salvare i beni storico-artistici della Montagna
SAN MARCELLO. Gli amici lettori del blog, Lago Scaffaiolo e Alessandro
Bonacchi, seppur bonariamente e con motivazioni diverse, mi spingono a “riaffrontare”
il mecenatismo (con i soldi altrui) del gran Visir Ivano I in relazione alle
richieste di contributo presentate dal Conservatorio Santa Caterina di San
Marcello, poi Fondazione, alla consorella Fondazione Caripit. Tre richieste, tre
“niet”. Si
veda il precedente post.
IN NOMINE PATRIS
NEL NOME del
padre… È questa l’etica del Chiar.mo Prof. Ivano Paci e della sua illuminata
guida pluridecennale della Fondazione.
È
l’etica evangelica che ci spiegò a casa di don Firindelli, una sera,
dandoci conto di come solo chi è capace (cioè Lui, per sua autodecisione) di
fare, deve mettersi al servizio della politica (e della finanza, che alla politica
va necessariamente dietro).
Solo
che, nel corso degli anni, il suo “sapere patriarcale” non ha portato bene a
Pistoia, se prima la banca storica della città, la Cassa di risparmio, è
finita in mano alla CariFirenze, e successivamente al SanPaolo, iniziando il
suo percorso di declino a partire dagli anni 80-90.
Ma
a Lui che gliene importa? L’essenziale è che gli resti in mano la cassa: e la
Fondazione, in quanto cassa, di monete (altrui) ne ha portate e ne porta fin
troppe. Tante da poter buttare nel cesso perfino 10 milioni di Fresh (&
Clean), perché che vuoi che sia? Tante da poter tenere per le palle
una intera città: non con le mani, ovviamente – le mani non si devono
corrompere con il sudore testicolare: è sufficiente, per la bisogna, la fune
con cui i contadini e i sensali della Loggia dei Mercanti (quand’ancora a
Pistoia c’era) legavano i coglioni dei tori che, al minimo sghiribizzo, venivano
strattonati e tornavano buoni buoni. Fune per palle e pinze da naso, insomma:
e tutta la bovineria locale può essere regolata, tanto che di un toro se ne
fa un vero e proprio vitellino di latte.
Un’operazione
che – ci dice la solita vocina carbonara – sembra che Paci (Papa, Papà,
Padre, Lui etc.) abbia già incominciato a fare nei confronti di quei tre ribelli
inaffidabili che, tradendolo come dei Giuda, lo avrebbero messo in difficoltà
con la storia, appunto, dei Fresh (& Clean) MontePaschi, chiedendogliene
ragione dinanzi a tutti.
Sempre
e rigorosamente – è ovvio – in nome del Padre.
Cioè
di se stesso…
e.b.
Nessuno
si scandalizzi di certi richiami molto colonici. In fondo, anche
se Paci è stato un Chiar.mo Prof., non dovrebbe essersi dimenticato e
rinnegare le sue origini sottoproletarie...
[Questo
intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
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In compenso elargizioni a pioggia
facilmente reperibili sul sito della Fondazione Caripit che spaziano nei più
vari campi e settori. Eppure il Gran Visir/Papa/Papà/Io/Noi etc., Chiar.mo Prof.
Ivano Paci, in una sua intervista alla stampa locale allineata, si dispiaceva
della scarsa progettualità dei suoi concittadini quasi facendo intendere di
dovere essere costretto a decidere in solitudine, atteso che il Consiglio
Generale dei 24 conta meno del due di briscola, e quindi, di fatto, a dover
elargire una bella fetta di soldi – non suoi – ai tromboni del Gualtierotti (€.
20.00) o alle teche del ricamo della Sig.ra Palchetti (€. 80.000). Mancanza di
seria progettualità, si giustificava il Nostro.
Ma nel caso di Santa Caterina, casca l’asino.
Tre domande, un progetto gratis dell’architetto Ferrari, tre dinieghi. Una
risposta l’abbiamo ed è maliziosa: gratis nemmeno un’Ave Maria!
Nel 2004, 2005, 2006 – si legga il post di riferimento – le richieste erano “enormemente superiori alle risorse
disponibili”.
Risposta standard, asettica e
perentoria per tutte e tre le richieste d’intervento. D’altronde la Montagna, pur
avendo vari sportelli della Caripit, adesso anche della Lucchesia, sul
territorio, merita un’attenzione calibrata al suo bacino elettorale e che la
Chiesa di Santa Caterina, neppure l’intero complesso, non meritino attenzione è
direttamente proporzionale al ritorno di immagine e di riverenze (!) che il finanziamento
avrebbe comportato.
Questo è il fatto e il punto. Perché
forse nella Chiesa del Conservatorio dove già si sono svolte manifestazioni, conferenze
e quant’altro, fin quando agibile, non si sarebbero potuti svolgere, non dico i
Dialoghi sull’Uomo (€. 300.000), ma almeno meno onerose, ma forse più
interessanti, attività di promozione del territorio e di valorizzazione delle
innumerevoli attrazioni artistiche che la Montagna sa offrire?
Gentile Lago Scaffaiolo, se lei conosce
un po’ la Montagna, non potrà non sorridere o arrabbiarsi, faccia lei, pensando
che si sono spesi ben più di €. 500.000 per una Fontana in Quarrata che si
doveva propagandare, mentre tesori che si dovevano tutelare stanno
inesorabilmente scomparendo.
Su una cosa, però, possiamo essere in
sintonia: il Conservatorio di Santa Caterina e la sua Chiesa andavano “messi in
sicurezza” prima che l’Azienda Sanitaria Usl 3, attraverso ben quattro
direttori generali, si prendesse gioco delle proposte a suo tempo avanzate
dalla Fondazione per potenziare l’Ospedale L. Pacini e i suoi servizi
collaterali.
Pensi un po’, amico Lago Scaffaiolo: l’archivio
di Santa Caterina è stato traslato, termine semi mortuario, in Pistoia
per motivi di sicurezza e tutela. È ammissibile? E se la Fondazione Caripit del
Gran Visir Ivano I non può essere la soluzione a tutte le necessità del
territorio provinciale – e ciò è vero – è anche incontrovertibile che, nella
elargizione dei contributi, la Fondazione stessa dovrebbe tenere di conto le priorità
artistiche, storiche e culturali che hanno fatto la storia della Provincia di
Pistoia attraverso la sua Banca di riferimento che un tempo si chiamava Cassa
di Risparmio di Pistoia e Pescia, messa in ginocchio ai tempi del gran Visir-Presidente
e subordinata adesso alla San Paolo attraverso una serie di cadute e di musate
che non staremo qui a ripetere. Però, apprendiamo, che oggi in Caripit (pardon:
altro-SanPaolo-Lucca) abbiamo un Presidente pistoiese, quel signore che è l’avv.
Colomeciuc, forse lontano parente di un ex democristiano, che è conosciutissimo
perché sempre sorridente e – ci dicono – professionalmente attivo al Palazzo
Baly (vuoi veder in affitto dal gran Visir?).
Comunque, “tornando a dama”, da quando
la Fondazione è divenuta nei fatti una immobiliare, chissà che anche per Santa
Caterina non si aprano nuovi scenari! Basta saper chiedere.
L’Assessore/Cacciaintercettore S.S. Gori
di San Marcello, che ne pensa? Nemmeno un tallero per l’archivio comunale da
parte della Fondazione? Eppure la Signora Sabrina era amica di Ivanone!
Proposta indecente: inviate l’Assessore
alla Cultura Alice Sobrero, una giovane e bella donna, a chiedere all’ultraottantenne
Gran Visir Ivano I un po’ di attenzione ai problemi della Montagna con la
speranza che le giovanili istanze trovino riscontro nell’assennata
distribuzione di fondi della Fondazione attraverso il suo rappresentante “sommo”
che mette in pensione i suoi colleghi ultraottantenni e nega loro il diritto di
voto, mentre lui… crede di essere immortale! Tentar non nuoce.
In quanto al sig. Alessandro Bonacchi, penso
che le sue garbate provocazioni abbiano trovato parziale risposta.
Anche perché non abbiamo nessuna
intenzione di fermarci qui.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 6 settembre 2013 | 10:37 - © Quarrata/news]
UNA VOCINA CARBONARA ALLE 12:20 SCRIVE:
RispondiEliminaLo studio dell’avvocato è in parte preso in affitto dal gran Visir e in parte dagli eredi dell’avvocato Melani. Quanto al cacciantercettore per avere la fontana da 500mila euri ha dovuto dare l’incarico di revisore dei conti del Comune di Quarrata al figlio più piccolo di sua maestà (quello che dicevano che si doveva far prete e che poi è rimasto folgorato sulla via del dio quattrini!!!!).