domenica 15 settembre 2013

IL DIMENTICATO SENSO DELLO STATO


di GRILLO PARLANTE

I TIMORI suscitati dall’aumento dello spread, la concreta possibilità di finire definitivamente nel burrone, le migliaia di disoccupati, i contraccolpi che alcune decisioni dei magistrati producono sulla vita di incolpevoli lavoratori sembrano essere stati messi in un cantuccio dalla politica italiana e dai media istituzionali. Infatti sembra che l’unico problema di grande rilevanza sia l’estromissione di Berlusconi dal Parlamento, estromissione che potrebbe, può e – anche se siamo in molti a sperare di no – provocare la caduta del Governo. Una jattura che lo stesso Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, vuole scongiurare ma che la turba di chi, autodefinendosi comunista puro e duro, chiede a gran voce: che ad essere applicate senza se e senza ma non siano le leggi emanate dal Parlamento ma le sentenze emesse da Corti ristrette.

Questi piccoli e novelli emuli di Robespierre, puritani irremovibili e scossi dai discutibili exploit dell’invidiato “Grande Puttaniere” (ora relegato nel ruolo di delinquente evasore fiscale) evidentemente non conoscono come si sono comportate alcune figure di spicco del Partito Comunista Italiano (uno per tanti Palmiro Togliatti) che in virtù della cosiddetta “Ragion di Stato” da Ministro dell’Interno dei primi governi del dopoguerra attraverso un’ammansita perseguì la pacificazione nazionale dando la libertà con un colpo di spugna anche a chi aveva commesso gravi reati. Operando in questo modo l’allora Parlamento mise fine alle stragi che continuavano nell’Italia liberata e gettò le fondamenta per la rinascita dell’Italia.
Togliatti, come De Gasperi, Nenni, De Nicola, Einaudi, La Malfa sono passati alla storia come grandi servitori dello Stato Italiano tanti sono gli episodi che ne hanno contrassegnato la vita. Valga per tutti l’ordine, emanato da Togliatti, allorché – ferito da un attentatore – fece riporre le armi ai compagni “testa calda” che precipitosamente le avevano imbracciate per lavare l’onta.
Al di là della lotta politica naturalmente esistente tra personalità di provenienza, cultura ed interessi diversi, ognuno di questi e tanti altri vararono quella Costituzione Italiana considerata la più bella del mondo.
A questo punto mi chiedo se vi sia ancora nei partiti quel profondo senso dello Stato che animava questi personaggi o se invece le meschine e quotidiane giravolte suscitate da chi, senza preoccuparsi delle conseguenze, urla di più, possano arrivare a farci cadere nello stesso baratro in cui sono caduti le popolazioni dell’Egitto, della Libia, della Grecia e di molti stati africani.
Altra domanda: «Nelle decisioni dell’attacco alla Siria chi ha raccolto maggiori apprezzamenti Obama o Papa Francesco? Chi mostrando maggior responsabilità ha ottenuto, nel mondo, maggior successo?».
Credo che a salvare l’Italia non saranno le polemiche o le ripicche ma maggiori dosi di riflessione e senso dello Stato.

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[Domenica 15 settembre 2013 | 13:07 - © Quarrata/news]

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