Su Fb è apparsa la citazione
confessoria «“Agliana in Comune” c’è con Domenico Gallo», postato
dall’appassionato Daniele Neri. Le due anime del Pd separate in casa
Il Sindaco Ciampolini e Domenico Gallo |
AGLIANA. Il P[artito] D[ominante] (altresì definito P[artito]
D[emocristiano]) sembra decomporsi, inesorabilmente, dappertutto, dando vita a
ibridi associativi confusi per la promiscuità – in liste contrapposte – di
soggetti che, solo pochi mesi fa erano collocati in giunte apparentemente
granitiche, tanto affiatate e coese. Ma non era così: il fuoco (o meglio,
quella fiammella accesa con la caduta del muro di Berlino) covava da tempo
sotto la cenere e oggi, incendierà la campagna elettorale, sia per l’Europa che
per i Comuni della Piana.
Agliana ha visto scendere in campo un magistrato
d’eccezione, Domenico Gallo che, chiacchierando sull’attuale congiuntura
politica incardinata nell’ambivalente figura del signor Renzusoni, ha
professato – sì non è sufficiente dire che ha letto, data l’enfasi che vi ha
riversato – un discorso davvero categorico e asimmetrico tutto volto al mantenimento
dello “status quo”, ovvero – per Agliana – la nuova lista di sinistra “Agliana
in Comune” con il candidato Guercini. Non a caso, su Fb è apparsa la citazione
confessoria “Agliana in Comune c’è con Domenico Gallo”, postato dall’appassionato
Daniele Neri.
Un momento della cerimonia |
Il 25 Aprile è la festa di tutti, ma
non ad Agliana. In questo paesone la campagna elettorale ha preso pieghe
da purghe staliniane. Di grande effetto la sfilata di
referenti politici noti (c’erano tutti gli uomini del Pd, da Magnanensi a
Giunti, venuti a baciare la mano alla Sindaca uscente e a ungere fino al
delfino Guercini) che accreditavano così – in modo indiretto, ma non tanto – la coalizione da “premiare” per la tutela dei princìpi
della Costituzione, scartando chiaramente i “renzuscones” confluiti con
il Pd di Mangoni.
L’analisi delle vicende ri-conosciute
permette di considerare confermato, e così dimostrato, il teorema che vede
Magnanensi togliersi un sassolino dalla scarpa con il partito (cioè la trombatura
a Roma) e prepararsi alla prossima scalata al parlamento regionale che vede le
elezioni nel 2015. Insomma, una vita, una carriera.
Comunque, tornando ad Agliana, non può
non correre lungo la schiena un brivido di disappunto, per non dire d’altro:
proprio a Cessnokgrad, la Sindaca Ciampolini ha proseguito il lavoro iniziato di
Magnanensi, calpestando a volte la Costituzione e violando essenziali
principi di democraticità e giustizia sociale (arresti di manifestanti, sputi
in faccia alle sentenze del Tar etc…). Dobbiamo ricominciare a farvi l’elenco? Se volete comprendere e
riconoscere il dosaggio massiccio di conservatorismo e assolutismo
pseudosovietico, predicati nel discorso dall’autorevole magistrato, andate qui e leggetelo.
E buone e-lezioni a tutti!
Alessandro Romiti
SEPARATI IN CASA
La caduta del muro |
AGLIANA-MONTALE. Nelle due roccaforti dello zoccolo duro dei rossi, Montale
e Agliana, si è verificato quello che Rifondazione ebbe a dire tempo fa: che
queste elezioni sarebbero state una specie di «notte dei lunghi coltelli», il
tempo della vendetta e dell’angelo che passa a guardare oltre quali porte c’è da
ammazzare i primogeniti perché i genitori non hanno spalmato sull’uscio il
sangue rosso dell’unico vero agnello pasquale, quello dell’intransigenza e
della cieca fede obbediente.
In ambedue i Comuni il “partito del
granito” (delle volte anche di testa, vista certa duraggine delle idee) se non
si è sfarinato o decomposto, come dice Romiti, s’è senz’altro spaccato. Ma a
fianco si sono spaccati, anche, i corbellos della gente, sempre meno disposta a
farsi pendere per il naso dalla necessità democratica della conservazione del
potere.
A effetto, davvero, la mossa-Gallo:
evocata ad hoc come per dire a tutti “chi non vota [qui] traditore è”; e
l’accantonamento del resto (Mangoni & C.) in un angolo, che testimonia
l’incredibile e triste storia della coesione (un corno!) della sinistra che ama
discutere e decidere, ma per ricomporsi (un corno!).
Il problema è – in buona sostanza – che
la sinistra era destinata a finire fin da quando uno dei due che oggi vengono
fatti santi, decise, con un bel compagno-cagone sovietico, poi insignito del
Nobel, di far cadere il muro di Berlino. Quello fu davvero il miracolo: molto
più di quello del crocifisso che ha freddato il ventenne in gita.
Pensate, però, a quanto sarebbe stato
meglio se, invece di buttarlo giù a picconate, altri due, di muri, ne avessero
innalzati: uno destra e uno a sinistra del primo muro; e altre migliaia di
Vopos fossero stati messi a guardia del confine!
Oggi non avremmo avuto una Merkel né
un’Europa fascio-comunista che ci sfascia la vita, né i compagni di fede – come tanti Sindaci,
Deputati, Senatori e Consiglieri Regionali – avrebbero mai rischiato, come
l’Eleanna, di dover uscire dalla stanza dei bottoni portandosi via la classica
scatola dei propri portafoto-ricordo. E Lei, la uscente, non avrebbe dovuto
neppure arrotarsi troppo le meningi per far venire Gallo a parlare, indicando
con un simbolo eloquente (un terzo e neutrale davvero…?) la via cilena (pardon,
italiana!) al comunismo/socialismo.
Dario Fo |
Ma poi che comunismo/socialismo! Quello
dei preti e di una chiesa che hanno sbagliato i Vangeli per Il Capitale, senza
nemmeno accorgersi (certo il 68 è stato un bel casino [s]culturale, eh!) della
differenza che passa tra un opuscolo (che ha meno di 100 pagine) e
un’enciclopedia Treccani (ma meglio scritta così: 3 cani)!
P.S. – Avete sentito cos’ha detto Fo,
ieri sera, dalla Gruber sulla 7, circa la qualità di rivoluzionario di Renzi? E
pensare che la sinistra italiana gli fece dare il Nobel, a quell’uomo, credendo
di renderselo organico, mentre oggi va con Grillo!
Che i comunisti non abbiano mai capito
davvero la classica mazza…? Boh…!
Edoardo Bianchini
[ribattuto da linee future http://lineefuture.it/agliana-e-il-25-aprile-di-propaganda-pd/]
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