venerdì 2 novembre 2012

FILIPPO ROSSI CASSIGOLI, L’AVARIZIA DEI PISTOIESI E IL SILENZIO DEI DIFENSORI DELLA STORIA PATRIA SUGLI SCEMPI DEI LUOGHI STORICI


di Lorenzo Cristofani

PISTOIA. Anticipammo qualcosa (vedi) al riguardo della mai abbastanza onorata figura di Filippo Rossi Cassigoli (1836-1890).
Purtroppo i pistoiesi di ieri e di oggi, da buoni cittadin perversi, come li ha definiti il padre della lingua italiana – Francesco Petrarca – nel sonetto 92 del Canzoniere, rimossero, e continuano ancora oggi ad ignorare, sia la gloriosa figura dell’Ottocento nostrano, sia le enormi potenzialità che potrebbero derivare dalla riscoperta delle sue passioni.
Per fortuna c’è un’eccezione: il numero 19 – l’ultimo uscito – di Storialocale, la prestigiosa rivista promossa e finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio, che dedica un interessante saggio alle architetture del palazzo Rossi Cassigoli e alle vicende della famiglia che l’ha costruito. Perché ricordare il nobile Filippo? Permettano i lettori due battute per inquadrarne brevemente il contributo, vale la pena.

Gregario nelle lotte politiche e amministrative, creò una grandiosa raccolta di cose pistoiesi. Oltre quattrocento fogli manoscritti, pergamene, incisioni, monete, armi, oggetti d’arte, periodici, giornali, manifesti, fogli volanti e trecento fotografie di fine Ottocento, tutto custodito nel palazzo dell’attuale via Cavour.
Filippo Rossi Cassigoli
Riferendosi alla raccolta del Cassigoli, il Melani così si esprimeva: “Non v’era, quindi, a Pistoia, persona anche men che mezzanamente colta la quale non conoscesse questa raccolta, né capitava a Pistoia persona notevole e studiosa che non la visitasse riportandone ricordo vivissimo e grato…”.
Effettivamente la raccolta era diventata meta di studiosi delle più svariate materie per l’importanza che aveva assunto nella parte bibliografica.
Gherardo Nerucci ebbe modo di consultare la relazione del viaggio in Tibet del padre gesuita Ippolito Desideri (primo tibetologo – pistoiese! – di fama mondiale) e così scriveva: “una collezione che non potrebbe fare a meno di consultare chi volesse accingersi a scrivere la storia di Pistoia”.
Filippo Rossi Cassigoli fu inoltre un convinto assertore della tutela dei beni culturali cittadini, mobili e immobili, tanto che, grazie ai suoi costanti e appassionati interventi in Consiglio Comunale, fu possibile preservare la chiesa di San Francesco da lottizzazioni e riutilizzi indistinti.
Si rammenti a proposito che, a seguito dell’unificazione dello stato italiano, c’era stata la soppressione di molti ordini e corporazioni religiose e i loro beni erano stati così alienati, causando la frammentazione e la perdita di un ingente patrimonio.
La collezione, successivamente alla scomparsa di Filippo Rossi Cassigoli, divenne parte integrante della Biblioteca Nazionale fiorentina. Questo perché la famiglia, impossibilitata a continuare la grandiosa opera, aveva deciso di alienarla. Ma la città si lasciò sfuggire buona parte delle fonti della sua storia perché né Comune né privati vollero trovare i fondi per sostenere le spese necessarie. Purtroppo però l’ultima schedatura del fondo Rossi Cassigoli risale al 1918 e oggi è difficile dire cosa e quanto sia ancora consultabile alla luce anche degli eventi storici susseguitisi (guerra e alluvione).
Emerge in ultima istanza un amore di campanile, certo, ma quando ogni campanile era visto come un frammento di patria, e cercarne, custodirne la storia significava sentire in se stessi il ritmo dei secoli, legare il passato al futuro. E in un’epoca segnata da individualismo e conflittualità, la riscoperta dell’identità culturale pistoiese, la ricostruzione di un senso di comunità e coesione sociale dovrebbero essere percepiti come valori da perseguire. Da parte di tutti, dai singoli, dalle istituzioni come dalle associazioni fino alle Fondazioni per statuto vocate a tali finalità.
Palazzo Rossi Cassigoli
Da una riflessione ispirata a questo personaggio potrebbe inoltre scaturire l’aspirazione, da parte di chi dovere, che il fondo Cassigoli torni in qualche modo a costituire una fonte di ricchezza e approfondimento storico culturale per la città. La vastissima collezione bibliografica dovrebbe, in altri termini, dare nuova linfa e impulso alle ricerche storico-letterarie e all’associazionismo culturale della città. Mi risulta che già ci sia un proposta, rivolta alla Fondazione Cassa di Risparmio, di digitalizzazione del fondo: si vada avanti allora, anche con l’appoggio delle istituzioni!
La Società Pistoiese di Storia Patria cosa vorrà fare a questo giro? Rimarrà alle isole Cayman [*] insieme alla Confcommercio – o coglierà la storica occasione di riscoprire un fondo che, possiamo effettivamente dire, ha autenticamente ispirato e creato le condizioni della nascita di quell’allora glorioso istituto? Si noti infatti che lo Zdekaur, padre fondatore della Società, soggiornò nel palazzo di Filippo Rossi Cassigoli apprezzando il valore della raccolta, che sempre tenne a memoria e che comunque influenzò enormemente i Chiappelli e gli altri fautori di quel cenacolo post risorgimentale improntato all’amor patrio.
L’illustre Filippo scrisse anche dei Ricordi di viaggio, su cui ci sarebbe da scrivere – e non è detto non si possa fare – e riscrivere.
Ma si tratta già di tutta un’altra storia…


[*] – NOTA IMPORTANTE
Il riferimento è al modus operandi della Società Pistoiese di Storia Patria, in particolare basti pensare allo scempio e alla devastazione di monumenti storici (vedi1, vedi2)avvenute nell’imbarazzante omertà di questa organizzazione che ha nel suo statuto (ma nei fatti non rispetta) la vocazione al mantenimento, al miglior uso e al restauro degli edifici, delle strutture e dei beni culturali, storici ed artistici che si conservano nella città di Pistoia…
Parallelamente, e in maniera clamorosa, il suo presidente onorario scrive però sdegnato sul Bullettino Pistoiese, stigmatizzando il restauro dell’intonacatura della cella campanaria del campanile del Duomo. Ma that’s Pistoia, una città a misura d’uomo e a misura di alcuni uomini in particolare, proprio come – absit iniuria verbis il presidente onorario, visto che ogni anno una bella giornata di studi o una pubblicazione sui Longobardi viene comunque finanziata… su misura! Da chi sono poi foraggiati i bilanci della Società di Storia Patria lo indovineranno i lettori (qualcosa è stato detto qui)!
In ogni caso se i signori che alloggiano gratuitamente – a differenza di tutte le altre associazioni culturali pistoiesi – nel palazzo Pappagalli/Baldi-Papini, gentilmente ospitati dal Comune, volessero rompere il silenzio, anche solo per dire pio su qualcuna delle questioni su cui li abbiamo chiamati in causa, sarebbero sempre i benvenuti.
Sull’orto monastico di San Bartolomeo, ad esempio, che un manipolo di amministratori ignoranti – nel senso etimologico: ignorano la storia (longobarda!), la cultura, le opportunità per valorizzare la città … – ipotizzava di cementificare con un faraonico parcheggio, cosa ne pensano?

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[Venerdì 2 novembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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