venerdì 13 luglio 2012

MONTALENI E LA ‘BLUESIZZAZIONE’ DEI QUATTRO RAGAZZI DI LIVERPOOL


di Luigi Scardigli

Sergio Montaleni è uno di quei musicisti per i quali, la città, farebbe meglio a fare uno sforzo di profetizzazione, interrompendo, così, quell’odioso adagio per il quale, al cospetto dei concittadini, nessuno deve emergere.
Per fortuna che la platea offerta al chitarrista pistoiese, domani sera, è una delle più apprezzate e ambite, perché domani sera, seconda tappa del Festival Blues, in piazza del Duomo, oltre a tutti quelli che lo conoscono e stimano da tempo, ci saranno anche svariati forestieri che ne potranno apprezzare le indubbie qualità.
Che potranno addirittura apprezzare una nuova prospettiva musicale nel variegato panorama dello strumentista di casa, visto e considerato – in stretta relazione alla tonalità anglosassone della serata – che con Lorenzo Cioni al piano, Mario Marmugi alla batteria e Janko al basso, Sergio Montaleni si cimenterà nel non certo facile compito di leggere a modo suo, dunque rileggere, gli epici Beatles.
Un prologo oltremodo adeguato visto che, al termine della loro esibizione, il palco della piazza sarà ostaggio di Piers Faccini prima e Paolo Nutini subito dopo, italo-britannici, entrambi, con una predisposizione al songrwriterismo.
Resto a parlare di Sergio Montaleni perché è uno di quei talentuosi della città che ho avuto il piacere e la fortuna di poter seguire dal tempo dei suoi esordi musicali, coincisi, approssimativamente, con i miei giornalistici.
Anche lui è un figlio, stralegittimo, del blues, ma anche Sergio ha saputo, nel tempo, rinnovare e rinnovarsi, sposando, di volta in volta, nuovi piani semantici, che lo hanno sballottolato, lasciandolo perfettamente consapevole, da un genere ad un altro.
L’ultima, ultima solo in ordine di tempo, è questa bluesizzazione dei quattro ragazzi di Liverpool, operazione che per renderla possibile, il band leader ha dovuto chiedere ausilio e suggerimenti a tre amici di vecchia data con un simile background: il jazzista Lorenzo Cioni al piano, il funkettaro Janko, il bassista delle consonanti e la batteria, docile, ma onnipresente, di Mario Marmugi.
Il gruppo, fortemente rodato, vivrà attimi di suspense grazie al recente imprevisto occorso al bassista, Janko, reduce da un incidente con la motocicletta: nel sinistro gli si è rotto il mignolo, ma lui assicura, superando stoicamente il dolore, che questo pseudo impedimento gli abbia, paradossalmente, fortificato il groove. Siccome ne ha sempre avuto da vendere, chissà dove possa e voglia arrivare!

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[Venerdì 13 luglio 2012 - © Quarrata/news 2012]

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